Da quando è caduto il governo Draghi, da quando il Presidente del Consiglio ha rassegnato le sue dimissioni e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha indetto le prossime elezioin politiche per domenica 25 settembre, è scattato l’inseguimento a Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia è la candidata da battere: prima nei sondaggi, si dice pronta a governare, “chi prenderà un voto in più avrà l’onore e l’onere di indicare il nome” ha ribadito agli alleati del centrodestra. Meloni in questa campagna elettorale balneare dovrà tornare ad affrontare sempre la stessa accusa: fascismo, neofascismo.

Perché da quando sono state indette le elezioni sono partiti almeno una manciata di hashtag sul tema, dall’estero sono stati scritti articoli sul punto, il New York Times ha pubblicato un editoriale che ha definito un “evento sismico” l’eventualità se per la prima volta “un partito di estrema destra arrivi alla guida di una grande economia dell’Eurozona”, El Mundo ha titolato con “admiradora de Mussolini”. Niente di nuovo: soltanto che adesso da destra, media e politica, si parla di assedio, della proverbiale campagna elettorale senza esclusione di colpi. A chiarire definitivamente che il punto sarà uno dei leitmotiv della corsa alle urne è stata una polemica nata da un equivoco.

“L’on. Giorgia Meloni non è fascista. Chi lo afferma è uno stolto. Si può dissentire in tutto o in parte dalle sue idee, ma non si possono dire gratuitamente fesserie. Meglio chiarirlo all’inizio di una campagna elettorale, che rischia di essere eccessivamente avvelenata”, il tweet a firma Fondazione Luigi Einaudi che è diventato quasi virale e che ha scatenato un dibattito con utenti sorpresi, follower polemici, alcuni indignati. Il punto è che l’account non è quello del noto centro torinese che dalla metà degli anni Sessanta raccoglie documenti e riflessioni intorno alle scienze sociali e all’eredità di Luigi Einaudi, ma della meno nota fondazione omonima ma con sede a Roma.

 

Il Presidente della fondazione più nota, l’ex ministro Domenico Siniscalco, ha preso le distanze e chiarito che la Fondazione romana è altra cosa da quella torinese. Quella della bufera, “centro di ricerca che promuove la conoscenza e la diffusione del pensiero politico Liberale”, costituita nel 1962, è presieduta da Giuseppe Benedetto, tra i consiglieri annovera Sabino Cassese e Carlo Nordio (candidato di Fdi alla Presidenza della Repubblica). La polemica è comunque partita: alcuni hanno definito il post un’uscita “improbabile che mina la vostra credibilità”, altri si chiedono se “alla Fondazione Einaudi votano Fdi?”. Un equivoco comunque piuttosto indicativo così come quello sul programma elettorale di Fdi, criticato e stroncato in queste ore, anche se a circolare finora è solo il programma delle elezioni del 2018.

A La Stampa Meloni aveva così commentato l’articolo del Nyt: “Non ha alcun senso. È la classica cosa imbeccata. Si stanno muovendo una serie di think tank della sinistra italiana che vanno in giro per dire che se vince la Meloni l’Italia viene risucchiata da un buco nero. Una strategia irresponsabile. Come si è dimostrato con la posizione di FdI sull’Ucraina non c’è nulla da temere”. Lo scorso autunno, dopo alcune inchieste giornalistiche su legami con gruppi di estrema destra, Meloni aveva dichiarato al Corriere della Sera che “nel dna di Fratelli d’Italia non ci sono nostalgie fasciste, razziste, antisemite. Non c’è posto per nulla di tutto questo. Nel nostro dna c’è il rifiuto per ogni regime, passato, presente e futuro”.

L’impressione è dovrà ripeterlo ancora altre volte questo punto, trovare qualche idea, una nuova maniera per convincere tutti ma proprio tutti. E comunque sarà improbabile riuscirci. “Insomma fate e dite quello che vi pare. Continuate ad insultarvi reciprocamente, se vi fa star bene. FASCISTIIIIIIIIIIII !!! COMUNISTIIIIIII !!! Buona campagna elettorale a voi tutti. Così l’Italia sarà salva”, il tweet con il quale la Fondazione romana ha provato a chiudere la questione.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.