A mettersi in mezzo tra Giorgia Meloni e Palazzo Chigi, tra il governo e il centrodestra, tra la coalizione vincente e il ritorno all’esecutivo, ci sono giusto le fibrillazioni di queste ore, l’attesa per le comunicazioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi alle camere in programma domani, e qualche timore neanche nascosto sulla sacra alleanza con Salvini e Berlusconi. “Speriamo che questa sia anche la priorità degli altri partiti di centrodestra. Io voglio capire prioritariamente se la posizione della Lega e di Forza Italia è battere il Pd insieme a Fratelli d’Italia o stare al governo con il Pd contro Fratelli d’Italia”, aveva detto la leader di Fratelli d’Italia dopo le dimissioni di Draghi.

I sondaggi, per esempio l’ultimo di SWG per La7, danno il partito di destra all’opposizione saldo in vetta al 23,8%. Vantaggio netto anche se non largo sull’inseguitore, il Partito Democratico (22,1%), e ancora più schiacciante sulla Lega e Forza Italia. La coalizione secondo la rilevazione arriverebbe al 45,2%, centrosinistra sbaragliato. E quindi da alcune settimane la leader di Fdi si sarebbe messa al lavoro con fidati consiglieri, secondo Repubblica, per disegnare la sua squadra di governo.

“Il messaggio che passa è quello di un partito che senza cedere agli estremismi e privilegiando le competenze, è pronto a governare. Cancellando l’immagine di una Destra unfit, inadatta al salto di qualità”. Perché questo è lo stigma impresso da tanti osservatori sul partito: carenza di classe dirigente, penuria di profili all’altezza, e per giunta in un periodo storico di grave crisi economica e di epocali tensioni a livello internazionale. La risposta di Meloni sarebbe allora articolata in una squadra composta in buona parte da tecnici, un “contro governo dei migliori”.

L’ex ministra della gioventù potrebbe puntare sul fondatore di Fdi Guido Crosetto alla Difesa o all’autorità delegata per la Sicurezza, agli Esteri il presidente dell’Istituto per gli studi di politica internazionale e da aprile alla guida di Atlantia Giampiero Massolo o la direttrice del Dipartimento informazioni e sicurezza Elisabetta Belloni già candidata alla Presidenza della Repubblica, altro quirinabile (proprio da Meloni) era stato Carlo Nordio che potrebbe arrivare alla Giustizia, il prefetto di Roma ed ex capo di gabinetto di Salvini Matteo Piantedosi agli Interni, al Lavoro il sociologo Luca Ricolfi, all’Economia Carlo Messina o Domenico Siniscalco. Possibilità per l’attuale ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani.

Una formazione quasi da Fantacalcio, forse semplicemente una rosa di nomi nella quale pescare, pronostici da esecutivo balneare – si tratterebbe nel caso di voto della prima campagna elettorale sotto l’ombrellone. A sottolineare il carattere da Fantapolica la possibilità che Meloni, dopo anni di grandi risultati elettorali e di crescita esponenziale, possa fare di sua spontanea volontà un passo indietro e da kingmaker indicare un Presidente del Consiglio. Nomi come quello di Guido Tremonti o di Crosetto. Che il passo indietro sia proprio lei a intraprenderlo sarebbe francamente incredibile.

Se il centrodestra dovesse vincere si dovrà passare alle consuete trattative tra partiti per accaparrarsi ministri politici. Meloni potrebbe portare nell’esecutivo due uomini di fiducia: il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida e Giovan Battista Fazzolari, oggi responsabile del programma di FdI. L’atteggiamento di Fratelli d’Italia è stato infine sintetizzato da Crosetto in una lettera allo stesso quotidiano: “Non è che se il centrodestra vince le elezioni propone Paperino per Palazzo Chigi e Pippo come ministro delle Finanze. Nessuno è così scemo da voler prevalere alle urne per essere cacciato subito con i forconi”.

Avatar photo

Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.