Si parte, la nuova giunta di Gaetano Manfredi e la nuova stagione di Napoli sono cominciate. Ovviamente è presto per dare un giudizio sulle scelte del neo-sindaco. Tutti saranno messi di fronte ai fatti e cioè davanti a una città allo sbando e nella totale anarchia.

Gli auspici sono positivi, a partire dai nomi non prettamente politici presenti nella squadra di governo della città e dal segnale lanciato dal neo-assessore Edoardo Cosenza e dallo stesso sindaco con l’apertura quasi immediata della galleria Quattro Giornate e l’impegno a riaprire la galleria Vittoria in tempi stretti, senza dimenticare la proroga dell’assunzione di 142 vigili urbani fondamentali, ma ancora insufficienti, per la gestione del traffico. Sul piano politico, invece, bisogna sottolineare come la giunta sia frutto di un compromesso tra le varie componenti del Partito democratico. La scelta di Paolo Mancuso, presidente del Pd napoletano, è una scelta dettata dalla volontà di mantenere gli equilibri interni al partito così come la scelta del governatore Vincenzo De Luca di “indicare” il direttore generale e il capo di gabinetto del Comune sono un segnale netto non solo della futura collaborazione tra Palazzo San Giacomo e Palazzo Santa Lucia, ma anche e soprattutto l’evidente longa manus del governatore sulle future determinazioni dell’amministrazione comunale sui grandi temi da affrontare, prima fra tutti la gestione delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

È inutile sottolineare come il Movimento Cinque Stelle, oltre a vivere una crisi a livello nazionale con scarsi risultati nelle grandi città (a cominciare da Milano dove non ha eletto neanche un consigliere comunale), sia protagonista di una profonda crisi anche a Napoli dove, seppur vincente, non porta a casa alcun risultato e non ha alcuna presenza di particolare rilievo all’interno del nuovo esecutivo. Il vero dato politico di questa tornata elettorale, oltre a quello di avere insediato un sindaco con un alto profilo e di serietà indiscussa (il che non guasta dopo le due stagioni delle bandane arancioni, delle monete napoletane e delle improbabili flotte locali chiamate a salvare i migranti in mare) è che la città ha espresso chiaramente una voglia forte non solo di cambiamento nella direzione della sobrietà e della professionalità, qualità riconosciute da tutti a Gaetano Manfredi, ma anche e soprattutto quella di essere governata da una maggioranza moderata, riformista e popolare. I dati elettorali non mentono: l’esperimento fatto da Pd e M5S è fallito e l’alleanza che ha sostenuto Manfredi è un’alleanza composta dalle liste che s’ispirano ai valori cattolico-democratici e riformisti che ha ottenuto circa il 40% delle preferenze. Ora tocca ai riformisti farsi valere in Consiglio comunale e alle prossime elezioni per l’area metropolitana di Napoli.

Un intergruppo che veda la partecipazione di tutte le liste che si ispirano ai valori succitati, come ha recentemente sottolineato Felice Iossa degli amici dell’Avanti, potrebbe sicuramente spingere la giunta Manfredi e supportarla sui grandi temi che ci stanno a cuore, a cominciare dalla riforma della macchina comunale e dal recupero delle aree più degradate della città. Allo stesso modo, l’intergruppo potrebbe fare da propulsore su un grande progetto di integrazione di riqualificazione dell’ormai degradata, trascurata e mai integrata area metropolitana di Napoli. Fa bene Marco Plutino, sulle colonne del Riformista, a sottolinearne l’importanza perché Napoli ha necessariamente bisogno di integrarsi nel migliore dei modi con molte zone che, pur essendo Comuni della area metropolitana – penso a realtà come Melito, Casoria, Pozzuoli, Sant‘Antimo e Afragola – sono di fatto parte integrante della città.

Un piano di sviluppo di Napoli dev’essere fatto con i sindaci di questi Comuni che a nord, est e a sud di Napoli alimentano l’economica della città, come giustamente osserva Plutino. Parliamo di 91 Comuni che attendono da troppi anni di essere riqualificati e messi sulla strada dell’integrazione urbana e sociale se di lasciarsi alle spalle decenni di degrado e di abbandono da parte delle istituzioni. Su questo e su altri temi che metteremo in campo nei prossimi mesi chiediamo alle altre forze politiche che si ispirano ai valori indicati di convergere. Serve mettere in campo una iniziativa politica forte per dimostrare alla città che i riformisti ci sono e intendono dare un contributo fatto di uomini e di idee alle sfide durissime e apparentemente impossibili che attendono l’amministrazione comunale e metropolitana nei prossimi anni.