La corsa a Palazzo San Giacomo
Riformisti: una lista unica per costruire l’alternativa al populismo

Ha fatto bene Gaetano Manfredi ad aprire il tavolo di confronto con le forze riformiste della coalizione di centrosinistra con un appello e una lettera inviata a tutte le componenti dell’area riformista. L’ex ministro e rettore della Federico II è persona saggia, equilibrata e di alto profilo, ma soprattutto è nato in una famiglia di tradizione socialista ed è consapevole di quanto quella tradizione e quella storia abbiano fatto per la crescita di Napoli.
Le forze riformiste sono riuscite a loro volta a snaturare, con le loro proposte e una attiva campagna di sensibilizzazione che non escludeva le primarie di coalizione, quella che era una alleanza acefala tra Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali. Ora, però, si dovrà mettere subito mano ai programmi proprio per connotarne ancor di più il perimetro e marcare la differenza netta tra l’amministrazione de Magistris e quello che verrà a ottobre 2021. Italia Viva e gli altri componenti del polo riformista in salsa partenopea hanno un compito davvero importante: far capire che il loro contributo di idee e di uomini possono essere determinanti per la vittoria di Manfredi e anche per orientare l’elettorato moderato che non si riconosce e non si è mai riconosciuto nel populismo incarnato da Dema e M5S.
Certo è che sarebbe bello avere a Napoli, come sta accadendo a Milano, una lista di tutti i riformisti, proprio per segnare il passo e contribuire a un’accelerazione del processo di unificazione di quelle forze radicali, liberali e socialiste, anche di tradizione cattolica, che costituiscono il Polo. Una lista con un programma semplice, ma di netta cesura col passato, incentrato sul non aumento se non proprio sul taglio delle addizionali comunali, caratterizzato da un piano concreto di contrasto all’evasione e di potenziamento della riscossione che incentivi i napoletani a pagare tasse ai quali corrisponda l’erogazione di servizi degni della terza città di Italia. Senza dimenticare la dismissione del patrimonio comunale, anche questa fattibile e mirata: immobili di pregio e non completamente abbandonati, capaci di trovare una collocazione sul mercato, potrebbero essere utili a rimpinguare le disastrate casse comunali. E poi, ovviamente, c’è Bagnoli.
La ministra Mara Carfagna si dichiara non soddisfatta di come vanno le cose a Bagnoli e credo che non sia l’unica. Ancora una volta è Invitalia a essere sotto accusa per aver rallentato, invece di accelerare, la riqualificazione dell’area. È il momento di cambiare e su questo il Comune deve smetterla di fare giochetti sulla pelle dei cittadini come ha fatto negli ultimi anni e dare una spinta propulsiva affinché le cose cambino. Infine – e come non ultima cosa – le periferie devono tornare al centro del dibattito politico non più come sinonimo di degrado, ma come simbolo di rinascita dell’area metropolitana di Napoli. Incentrare l’attività politica sui quartieri periferici dev’essere l’obiettivo dell’amministrazione, decentrando più poteri alle Municipalità (prima istanza per i cittadini) e combattendo in maniera determinata povertà e criminalità che attanagliano intere aree della città.
Per realizzare queste cose sarà necessaria una forte connessione tra la città e le istituzioni locali (Regione) e nazionali (Governo). Negli ultimi anni tutto ciò è mancato a causa di un isolazionismo devastante per la città e la sua area metropolitana. Ora sta a Manfredi riallacciare i fili e noi riformisti ci siamo, pronti a giocare il ruolo che ci spetta per il futuro della città.
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