Il leader di Noi Moderati: "Dialogare non è assecondare"
Lupi e lo schiaffo di Trump: “Dà la sveglia all’Europa ma non possiamo rincorrerlo, con buona pace della Lega”

Maurizio Lupi, presidente di Noi Moderati, puntualizza la posizione di chi rappresenta il PPE in Italia rispetto al dietrofront di Trump sull’Ucraina e su Putin.
Il Partito Popolare Europeo su Trump è stato chiaro.
«È molto chiaro che chi ci chiede di scegliere tra l’Europa e l’America sbaglia. Non si tratta di scegliere tra l’uno e l’altro: noi siamo in Europa e siamo l’Europa. E siamo per il dialogo migliore possibile con un alleato tradizionale come gli Stati Uniti: Europa e America insieme hanno costruito la civiltà occidentale».
Anche se con Trump si è fatto più complesso, questo dialogo dell’Europa.
«Che ci sia Trump o qualcun altro, Europa e America dialogano. Ma attenzione: dialogare non significa assecondare. E non è Trump il problema, ma nostro: se l’Europa è debole, o è fatta da istanze diverse che fanno a gara tra loro, non costruisce nulla».
La polifonia non aiuta.
«Non quando si è davanti a temi così importanti, non si possono usare questi temi – che possono avere solo una soluzione unitaria – solo per risolvere debolezze o problemi interni, come nel caso di Macron o Starmer. Mi sembra che il sogno di De Gasperi, che voleva con la nascita dell’Europa il varo di una Difesa comune, sia oggi ancora più attuale, direi urgente».
Dunque armare l’Europa?
«Non armare l’Europa ma costruire un esercito comune, per una Difesa comune. Il miglior deterrente per costruire la pace è dato dall’avere una propria forza, che renda forte l’Europa. Le iniziative del Pnrr, Next Generation Eu e ora l’uso del debito comune per la Difesa europea rendono l’idea di un’Europa dei fatti, più concreta e non delle burocrazie».
E la posizione italiana?
«L’Italia su questo vuole essere protagonista, ma io ribadisco: dialogare e costruire ponti va bene, ma per costruire un ponte c’è bisogno di due sponde corrispondenti. Se una delle due sponde è fragile, il ponte non sta in piedi. Cade. E dunque si dialoga quando ci sono due identità parallelamente forti».
Vale anche tra partner di maggioranza. Ci sono elementi che non condividete, su Trump…
«Bisogna dirselo, quando ci sono cose che non si condividono. Io non ho condiviso il modo con cui, poco diplomaticamente, è stato trattato Zelensky. Non condivido il giudizio su quello che è accaduto in questi tre anni di guerra, perché se oggi si può parlare di pace è grazie al fatto che Europa e America si sono schierate a fianco dell’Ucraina, che va ricordato, è il paese aggredito. Non ce lo dimentichiamo. L’Europa deve ribadire di essere al fianco dell’Ucraina, senza se e senza ma. Ma deve anche dire che una pace giusta la si costruisce con Europa, America e Ucraina. Questa è la nostra posizione. A me non piace rincorrere Trump, si deve avere un nostro giudizio, e ricorderei che anche gli Stati Uniti hanno bisogno dell’Europa, non solo noi di loro».
Il piano von der Leyen è fattibile, realizzabile?
«Il passo avanti è stato fatto per mettere risorse sulla Difesa comune, scorporandole dal patto di stabilità. Un buon passo avanti se non si tolgono risorse allo sviluppo e alla crescita. La Difesa comune è un grande passo in avanti. Non significa mandare soldati in Ucraina ma darci da fare per rendere autonoma la Difesa europea. Questo di Trump è uno schiaffo dato all’Europa che ci dà la sveglia».
Una sveglia salutare?
«Se l’Europa riprende in mano la sua situazione, sì. Se non si accoda a rincorrere Trump: con buona pace della Lega, io non trovo condivisibili una parte delle sue affermazioni».
Nella dialettica della maggioranza ci sono posizioni diverse.
«La maggioranza è sempre stata unita e sulla politica estera sono la Presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri che fanno la sintesi. Però non unirei il tema della rottamazione, tema di politica economica importante, con Trump».
La sovranità energetica è un altro tema caldo…
«Sul quale abbiamo presentato per primi, come Noi Moderati, un disegno di legge per il superamento del referendum che aveva bloccato lo sviluppo del nucleare. Vogliamo un piano energetico che preveda un mix tra energie rinnovabili e energia nucleare».
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