Due fenomeni sul campo accomunati da una vita sregolato e da un destino comune: una morte prematura che ha provocato il dolore immenso dei loro tifosi e di tutti gli appassionati di calcio. Avevano tanto in comune Diego Armando Maradona e George Best, il numero dieci argentino che con la maglia della albiceleste e del Napoli ha sconvolto il mondo e il numero 7 del Manchester United, il “quinto Beatle” vincitore di un Pallone d’Oro nel 1968.

Tra le assonanze dei due campioni anche una data fatidica, quella del 25 novembre, in cui entrambi ci hanno lasciato tra le lacrime. Maradona è morto all’età di 60 anni, George Best nel 2005 a 59. Due talenti consumati da una vita fatta di eccessi e da giocate in campo impossibili da dimenticare: due “campioni maledetti” schiacciati dalla loro stessa fama, dai problemi con la droga e l’alcol.

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Le giocate e i ricordi di George Best sono più lontani nella storia, ma come Maradona sono indimenticabili: tra i dribblatori più iconici di tutti tempi, nonostante il suo fisico gracile era dotato di una incredibile forza e potenza, “vedendo” la porta come pochi. A soli 22 anni aveva già raggiunto il suo picco con la maglia iconica del Manchester United, vincendo nella stagione 1967-68 la prima Coppa dei Campioni per una squadra inglese. Da lì inizio un lento declino, tanto che lo stesso Best, il miglior calciatore nordirlandese della storia e 16esimo nella classifica dei migliori calciatori del XX secolo IFFHS, viene ricordato per questa frase: “Ho speso gran parte dei miei soldi per donne, alcol e automobili”.

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Quanto a Maradona, “non si possono scindere i due aspetti, le vittorie dai comportamenti, le virtù dai vizi, non possono valere per lui i discorsi del moralismo e della correttezza”, scrive sul Riformista Guido Barlozzetti. “Maradona era prendere o lasciare, non c’erano mezze misure, un prodotto indigesto e stupefacente che ricordava al mondo con la sua contraddizione quella dei poteri che lo dominano, delle classi in cui si divide, delle plebi che continuano a chiedere un riscatto”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia