Per Diego Armando Maradona Junior nessun problema, nessun dubbio su chi tifare, sulla squadra simpatia da scegliere ai Mondiali di calcio in Qatar senza Italia: lui ovviamente tifa per l’Argentina. “Prima per l’Argentina e poi per l’Italia, se giocano contro tifo per l’Argentina. Me la sento così, da sempre”. Come tutti quei napoletani che alla Coppa del Mondo in Italia del 1990 scelsero di tifare per il loro eroe, il loro idolo, nella semifinale dell’allora Stadio San Paolo di Fuorigrotta contro gli azzurri. “Es un sentimiento”, cantano i tifosi sudamericani, che “no puedo parar”.

Si è squagliata però come neve al sole del deserto l’Albiceleste arrivata ai Mondiali tra le favorite per la vittoria, imbattuta da 36 partite, con il sette volte Pallone d’Oro Leo Messi presumibilmente all’ultima occasione di alzare la Coppa. E di eguagliare l’idolo inarrivabile. “Mi sono stancato di rispondere alle domande su chi è più forte tra Messi e mio padre, ogni cosa che dico viene usata contro di me”, dice a Il Riformista Maradona Jr che con Blas Cittadini e Ivan Baumwollspinner sta commentando le partite su CalcioNapoli24 al canale 79 del DTT (Campania, Napoli, Caserta) e sul canale Youtube e la pagina Facebook di CalcioNapoli24.

Cittadini e Baumwollspinner sono rispettivamente il fantasista imprevedibile e la mezzala di equilibrio del Napoli United che Maradona Jr allena da due anni, entrambi argentini. Dopo la fine della corsa ai playoff di Eccellenza della stagione scorsa, quest’anno la squadra non si nasconde, è terza a tre punti dalla vetta. “Abbiamo cambiato molto, i miei ragazzi stanno facendo delle cose meravigliose”. Domani l’Argentina torna in campo contro il Messico. Nessuna possibilità di sbagliare dopo la sconfitta storica e clamorosa al debutto contro l’Arabia Saudita, paragonabile a quella di Italia ’90 con il Camerun. “Sono stato malissimo, l’ho vissuta proprio male”, confessa il figlio del Diez che a due anni dalla morte del padre è riuscito finalmente a tornare in Argentina, a dare un ultimo saluto come non aveva potuto fare al momento della scomparsa a causa del covid. Oggi, giorno dell’anniversario della morte, parteciperà alla fiaccolata della Curva B, andrà al murales ai Quartieri Spagnoli a lasciare un mazzo di fiori e sarà premiato insieme all’ex Presidente del Napoli Corrado Ferlaino a una manifestazione a Varcaturo.

Una sconfitta storica per l’Argentina, che idea si è fatto?

Abbiamo fatto un primo tempo importante. Se l’avessimo chiuso anche due o tre a zero non avremmo rubato niente. Il secondo tempo è stato brutto: siamo entrati male, molli, con un atteggiamento sbagliato. E quando le partite non le chiudi anche una squadra più scarsa può trovare soluzioni e punirti. Credo sia stata una partita persa mentalmente.

Quindi non una questione tecnica o tattica?

Da allenatore capisco che se Scaloni ha fatto delle scelte, sulle quali si può essere d’accordo o meno, c’è un motivo. Parliamo sempre di un allenatore che non perdeva con la sua Nazionale da 36 partite. È bravo, si è dimostrato all’altezza nonostante le riserve quando venne scelto, perché non aveva avuto esperienze a livello di club, ha smentito tutti. Ora non c’è più nessun margine di errore. Si deve vincere con Messico e Polonia e sperare di arrivare primi. Resto fiducioso: per me l’Argentina continua a essere la squadra più forte che c’è al Mondiale.

Più forte di Francia e Brasile?

Francia e Brasile non hanno Messi.

Ecco, sto per chiederle del paragone con suo padre.

E grazie per la domanda, perché in questi giorni è stata fatta confusione, sono state estrapolate frasi da un discorso più grande. Mi sono stancato della domanda ma almeno posso spiegare. Non ho mai conosciuto Messi, chissà cosa penserà di me visto che in questi anni hanno sempre provato a metterci contro.

Prego.

Quando ho detto che per me sono due giocatori che sono su due pianeti diversi intendevo dire che mio padre è stato “il calcio”, l’uomo che dio ha scelto e mandato sulla Terra per dirci: “Ragazzi, a pallone si gioca così”. Messi è il giocatore più forte del mondo e della storia. Non si può paragonare il calcio con un giocatore. Non mi sembra di sminuirlo.

Al contrario.

Io lo adoro: è il mio capitano, il capitano della mia nazionale. In Argentina abbiamo avuto la grande fortuna di veder nascere il calcio e il giocatore più forte del mondo. Con quel paragone abbiamo finito per non goderci Messi, lo abbiamo messo sempre sotto una pressione enorme. E poi hanno giocato in due epoche diverse e in squadre diverse.

Spesso la differenza viene individuata nel carattere.

Penso che è impossibile che un giocatore che ha vinto e fatto quello che ha fatto Messi non abbia carattere. È stato idolo e leader tecnico al Barça, l’anno scorso ha vinto la Copa America da leader con l’Argentina. È lui quello che ha sofferto più di tutti la sconfitta. Certo è lecito aspettarsi di più, ma da tutti, non solo da Messi. Non si perde e non si vince una partita per un giocatore.

Non crede che potrebbe dare di più giocando più vicino alla porta invece?

Forse sì, può essere una soluzione, ma mettere Lautaro Martinez lontano dalla porta diventa difficile. Avrei sicuramente convocato un altro attaccante pesante, come Dario Benedetto del Boca o lo stesso Giovanni Simeone del Napoli.

Si aspettava questa prima parte di stagione, così dominante, del Napoli?

Se qualcuno oggi dice che si aspettava questo Napoli è un bugiardo. Era stato fatto un buon mercato ma è stato tutto perfetto, straordinario. Quello che mi ha colpito di più, più del gioco, è stata la mentalità, la sicurezza. In Italia negli ultimi anni ci eravamo abituati bene ma andare a dominare in Europa in Champions League è stato un grande passo avanti, ci proietta in un’altra dimensione. È il Napoli più forte che ho visto. Con Sarri mi sono divertito tantissimo ma questa squadra è più concreta, le partite le ammazza. Speriamo che la fine sia diversa, speriamo che non ci rubino lo scudetto.

Se potesse scegliere un giocatore, portarlo con sé?

Lobotka, senza dubbio. Lo metterei sempre in campo. È stato ipercriticato, ha ricevuto fiducia, ha lavorato ed è diventato tra i primi tre centrocampisti d’Europa per me.

Non crede ci sia bisogno di un sostituto a gennaio?

Io questa macchina perfetta non la toccherei. Resterei proprio fermo, sia in entrata che in uscita. Abbiamo un grande top player che si chiama Luciano Spalletti. Ha trasformato tutto in oro. Proprio il Napoli ci ha fatto capire quanto sia importante la squadra a prescindere dal singolo.

Quali sensazioni ha in vista della ripresa, dopo i Mondiali, a gennaio?

Che i giornali nazionali vogliano sempre Inter, Milan e Juventus avanti non è una sorpresa. Sono barzellette: le squadre di Spalletti che crollano, il fatto che sarà un’altra stagione, chiacchiere. Io ho sensazioni positive. Se il Napoli fa il Napoli gli altri possono solo guardare, possono ricevere favoritismi in tutte le salse ma abbiamo otto punti di distacco. Sono totalmente ottimista.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.