È sempre più esiguo il ricorso alla detenzione in carcere per minori autori di reato. Al 15 gennaio 2022 erano 316 (di cui 140 stranieri e 8 ragazze) i minori e i giovani adulti detenuti nelle carceri minorili italiane, a fronte di 13.611 ragazzi complessivamente in carico ai Servizi della Giustizia Minorile. Le presenze negli Istituti Penali per Minorenni (IPM) hanno raggiunto oggi il dato più basso mai registrato dal 2007. È questo uno dei principali dati che emergono da “Keep it trill” – VI rapporto sulla Giustizia Minorile in Italia, che Antigone ha presentato ieri a Roma.

Con cadenza biennale, l’associazione racconta (sul sito www.ragazzidentro.it) lo stato della giustizia penale minorile in Italia, tramite schede, video e approfondimenti tematici, realizzati grazie alle informazioni e le immagini raccolte dal suo osservatorio che, con costanza, visita annualmente i 17 istituti presenti in Italia. Il calo nell’utilizzo della detenzione è dovuto anche agli effetti della pandemia, ma certamente asseconda una tendenza che si registra da tempo, con presenze ormai stabilizzate poco sopra le 300 unità. Al contrario di quanto accade per gli adulti, la detenzione intramuraria è quindi per i ragazzi davvero l’ultima ratio. Ancor più ultima per i ragazzi infrasedicenni che rappresentano circa il 6% del totale. In generale, le presenze in Ipm vedono una netta maggioranza di ragazzi che hanno commesso il reato da minorenni ma che hanno attualmente raggiunto la maggiore età. Più del 60% ha infatti tra i 18 e i 24 anni, età massima per restare in Ipm.

I dati mostrano dunque la residualità di minori detenuti, al punto da domandarsi se non sia giunto il tempo di un definitivo superamento del ricorso al carcere almeno per i minori di 16 anni, se non per i minorenni in generale.
La permanenza in Ipm, non solo è rara ma è anche generalmente breve. Nella maggior parte dei casi si tratta di una tappa all’interno di percorsi più lunghi, che si svolgono soprattutto altrove, nelle comunità e sul territorio. Le comunità che fanno parte di questo sistema sono in totale 637. Di queste solo tre sono gestite direttamente dal Ministero della Giustizia, mentre le restanti sono strutture private da esso accreditate all’accoglienza. Al 15 gennaio 2022, erano 923 i ragazzi sottoposti a misure penali ospitati da comunità. Proprio l’organizzazione dell’attuale sistema penitenziario minorile ha portato l’associazione ad avanzare due proposte. Da una parte un regolamento ad hoc che risponda alle esigenze specifiche della vita dei ragazzi presenti negli Ipm, tenendo conto della loro specificità.

Dall’altro di un codice penale per i minori. Come ha ricordato anche il presidente di Antigone Patrizio Gonnella, c’è bisogno di una diversa elencazione di reati e un ben più vario pluralismo sanzionatorio. “Il furto di un ragazzino in un supermercato – ha sottolineato – non può essere paragonato a quello in appartamento di una persona adulta. Il primo potrebbe essere depenalizzato, trattato civilmente, o affidandosi alla giustizia riparativa. Ben potrebbe essere trattato fuori dal diritto penale”. Per ampliare il racconto sulle carceri minorili, Antigone quest’anno ha realizzato una serie di quattro video da cui il rapporto prende il nome. “Keep it trill. Storie di ragazzi nelle carceri minorili” vede come protagonista il rapper Kento, che da oltre dieci anni tiene laboratori di scrittura rap e poesia all’interno degli Ipm e delle comunità. La serie è un viaggio nelle carceri minorili italiane, attraverso le storie dei ragazzi e delle ragazze che vi si incontrano.

“Trill” è una parola dello slang hip hop che, unendo i termini true e real, indica qualcosa di autentico e genuino. “Trill” sono le storie dei ragazzi che finiscono nel circuito penale, con le loro difficoltà, fragilità, possibilità. “Trill” è il ruolo che la giustizia minorile dovrebbe sempre avere: quello di proteggere i sogni più autentici dei ragazzi senza mai cedere a percorsi stereotipati, promuovendo per loro ogni opportunità futura e mantenendo genuine le loro vite.
*Antigone