“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Recita così il primo articolo della Costituzione Italiana, la carta che sancisce nero su bianco i nostri diritti. Uno di questi dovrebbe essere il diritto alla sicurezza sul posto di lavoro e invece qui si compie una strage silenziosa che non indigna nessuno, che passa in sordina lasciando a terra centinaia di elmetti gialli. Cadono dalle gru, muoiono avvelenati dal gas nelle fabbriche, precipitano dalle impalcature, sono quegli uomini e quelle donne che ogni giorno escono di casa e non vi fanno ritorno. In Campania, dall’inizio dell’anno, sono state 91 le vittime sul lavoro secondo i dati forniti dall’Inail. In tutta Italia invece i decessi sono stati 772 nel 2021: più di tre persone al giorno che vanno a lavorare e muoiono.

Un numero che solo a scriverlo fa venire i brividi. Sei lavoratori con meno di 30 anni, 27 tra i 31e i 50 anni, 54 nella fascia di età dai 51 ai 65 anni e quattro over 65. Complessivamente sono morti sul posto di lavoro 86 uomini e 5 donne. Per tutti sembrava un giorno uguale agli altri e invece era l’ultimo. È per evitare che altre famiglie aspettino invano il ritorno di un padre o di una madre usciti di casa per lavorare, la Uil ieri ha fatto tappa a Napoli con l’iniziativa “Zero morti sul lavoro”. «Abbiamo scelto piazza Mercato per ricordare la migliore tradizione illuminista napoletana, con un pensiero a Gaetano Filangieri e al “diritto alla felicità” che è quello a cui aspirano i lavoratori campani – ha spiegato Giovanni Sgambati, segretario generale della Uil Campania – Questo è il modo di essere della Uil, continuare a essere nelle piazze e con le persone. Questa è una piazza che non solo vuol difendere il diritto alla sicurezza sul lavoro, ma anche coniugarsi alle vertenze che abbiamo in piedi, nazionali e anche sul piano locale, e prepara i prossimi appuntamenti del mondo del lavoro».

E proprio sul futuro della città e dei suoi lavoratori è intervenuto il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi: «Si parla di crescita economica, di Pil, di sviluppo, ma questo sviluppo non può essere fatto sulla pelle dei lavoratori. Se vogliamo avere una società che sia veramente più giusta, questa deve partire dai diritti di tutti». Per il primo cittadino in Italia non si è «ancora in grado di garantire sicurezza ai lavoratori e il primo fattore di civiltà è la sicurezza sul lavoro. Questo significa fare formazione, avere salari che siano più equi ed evitare che ci siano delle azioni delittuose che non garantiscano l’applicazione delle norme sulla sicurezza. Troppe volte – ammonisce – vediamo che le regole non vengono rispettate, che le disposizioni sulla sicurezza diventano un optional, troppe volte le persone sono costrette a fare dei lavori senza le condizioni minime per poter avere diritti e sicurezza».

Parole alle quali dovranno necessariamente seguire i fatti, e sull’impegno delle amministrazioni locali per garantire opportunità di lavoro e sicurezza ai cittadini ha posto l’accento Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil: «La carenza di personale tecnico nelle pubbliche amministrazioni in particolare del Mezzogiorno, nell’ottica dell’utilizzo dei fondi del Pnrr, è un allarme che abbiamo fatto nostro. Abbiamo fatto un accordo anche con il ministro Brunetta sulla riforma della pubblica amministrazione, c’è stata e c’è la possibilità di velocizzare le assunzioni. Adesso ognuna delle amministrazioni locali – ha auspicato – deve però giocare fino in fondo il proprio ruolo. Noi speriamo e siamo convinti che le amministrazioni siano in grado di svolgere questo ruolo, altrimenti chiederemo l’intervento del Governo». La preoccupazione dei sindacati è legittima se si guarda a quanto ha fatto finora Palazzo San Giacomo con la vecchia amministrazione de Magistris.

A Napoli appena il 38% delle persone ha un’occupazione e il Comune spende solo pochi centesimi in politiche del lavoro. Secondo i dati raccolti da Openpolis, il capoluogo partenopeo registra un tasso occupazionale bassissimo. Impietoso se lo si paragona alla città di Bolzano dove a lavorare è il 74% dei cittadini. Sia chiaro, in Italia le politiche per il lavoro sono materia di competenza di Stato e Regioni. Lo stabilisce l’articolo 117 della Costituzione che parla di legislazione concorrente riguardo a “tutela e sicurezza del lavoro”. Tuttavia, seppur mantenendo un ruolo più “defilato”, anche i Comuni possono contribuire allo sviluppo del lavoro e alla crescita dell’occupazione. Finora Palazzo San Giacomo ha speso solo 0,31 centesimi pro capite, ben al di sotto della media nazionale che si attesta intorno a 1,23 euro. Ecco perché è necessario che le parole del sindaco si traducano in azioni, perché se è vero che il lavoro nobilita l’uomo, è sacrosanto dire che è altrettanto nobile e indispensabile preservare la vita.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.