Luca Palamara e Stefano Rocco Fava rinviati a giudizio, col processo che prenderà il via il 19 gennaio prossimo. L’ex consigliere del Csm e il magistrato dovranno affrontare il processo, come disposto dal Gup di Perugia Angela Avila, con l’accusa di rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio ai giornalisti di due quotidiani, il Fatto Quotidiano e La Verità.

L’accusa nei confronti di Palamara e Fava è di aver rivelato ai giornalisti che l’ex legale estero di Eni Piero Amara, ‘gola profonda’ della presunta Loggia Ungheria, fosse destinatario di una misura cautelare per il delitto di autoriciclaggio.

Secondo l’accusa Fava, “con l’aiuto e l’istigazione” di Palamara, avrebbe informato i giornalisti di aver predisposto una misura cautelare, in un procedimento a lui assegnato nei confronti di Amara per autoriciclaggio e che l’allora procuratore della Repubblica Pignatone “non aveva apposto il visto”.

Lo stesso Gup Avila ha inoltre deciso di prosciogliere Palamara, difeso dall’avvocato Benedetto Buratti, per l’altra ipotesi di reato contestata, relativa alla rivelazione di segreto d’ufficio in concorso con l’ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio (già assolto con il rito abbreviato). 

Stefano Rocco Fava dovrà rispondere anche dell’ipotesi di reato di accesso abusivo a sistema informatico e abuso d’ufficio.

Per Palamara il proscioglimento dall’accusa di rivelazione in concorso con Fuzio implica che “sono cadute le principali accuse. Sulla residua imputazione il dibattimento servirà a fare luce sulla mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati come già per altro chiarito dai giornalisti, i quali hanno escluso di avere appreso da me la notizia dell’esposto di Fava“, ha spiegato l’ex pm di Roma commentando la decisione del Gup di Perugia. Palamara si è detto “certo” che “non solo questo ma che tutte le accuse che mi riguardano cadranno e lasceranno il posto alla verità”.

Palamara ha inoltre annunciato che presenterà ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro la decisione di rimozione decisa dal Csm “soprattutto alla luce di quanto emerso dai verbali relativi alla Loggia Ungheria”.

Soddisfazione espressa anche dall’avvocato di Palamara, Benedetto Buratti. “Siamo soddisfatti per la decisione presa dal Gup di Perugia. L’imputazione rimasta già oggetto di ripensamento da parte della Procura arriva al dibattimento svuotata, priva di contenuto e in contrasto con le deposizioni rese. Insomma, un dibattimento che si palesa inutile prima di iniziare”, ha sottolineato il legale a LaPresse.

Redazione

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