Non tutti i magistrati, ormai è evidente, possono aspirare ad avere incarichi in Procura a Roma. Su alcuni nomi, per un motivo o per un altro, c’è il “veto”. Della bocciatura di Marcello Viola, il procuratore generale di Firenze, abbiamo scritto abbondantemente in questi mesi. Pur a fronte di una sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato i suoi maggiori titoli per diventare procuratore di Roma dopo Giuseppe Pignatone, Palazzo dei Marescialli persevera nella scelta di Michele Prestipino. Oggi raccontiamo un’altra bocciatura, quella del pm Nicola Maiorano, per certi versi ancora più sorprendente di quella di Viola. Maiorano, classe 1958, lavora come sostituto a Roma dal lontano 1992.

Il magistrato è molto conosciuto sia fra gli avvocati che fra i colleghi. È stato affidatario di moltissimi uditori giudiziari e di tirocinanti, oltre ad aver curato la formazione dei circa 90 vice procuratori onorari in forza a Piazzale Clodio.
Da circa sei anni Maiorano, pur avendo un ottimo curriculum, viene puntualmente bocciato a tutti i concorsi del Csm per diventare procuratore aggiunto a Roma. L’ultima bocciatura risale al mese scorso. Quest’anno, con il Csm post Palamaragate, Maiorano pensava fosse giunto il suo momento ed infatti era primo in graduatoria. Invece, per la terza volta, il Csm gli ha preferito un altro collega, in questo caso Sergio Colaiocco che nella graduatoria era solo undicesimo. Il posto da aggiunto da coprire, per la cronaca, era quello lasciato libero da Prestipino l’anno scorso. Sulla carta, come nel caso di Viola, non c’era partita. Colaiocco è un magistrato più giovane, sia di anzianità di servizio che di funzioni. Maiorano, poi, era stato già giudicato “prevalente” rispetto a Colaiocco per le esperienze professionali e per i titoli. Maiorano ha fatto parte di molti gruppi di lavoro, in particolare quello sui reati informatici ricoprendo il ruolo di capo ad interim e con Colaiocco alle dipendenze.

Il nome di Colaiocco, esponente di Unicost, era comparso l’anno scorso nelle chat dello zar delle nomine Luca Palamara per le pressioni esercitate nei suoi confronti affinché, nel 2017, si ritirasse dalla corsa per diventare aggiunto a favore di Giuseppe Cascini, togato della corrente progressista Area. Il 6 settembre 2017 Colaiocco scrive a Palamara: «Ho parlato con Pignatone (faccina sconsolata, ndr), domattina ti aggiorno». E poi: «Ho nuovamente rifiutato con decisione profferte Mi (Magistratura indipendente, ndr) ma loro insistono che mi vogliono indicare». «Io nella sostanza mi rimetto a te… anche se sono perplesso se revocare proprio … datemi 48 ore per farlo con serenità … adesso non me la sento … mi spiace», prosegue Colaiocco. Palamara: «Sergio questo è lo scenario che già conoscevo e di cui abbiamo parlato ieri perché serve solo a creare contrapposizione però decidi ovviamente tu un abbraccio». Colaiocco: «Io sono fermissimo nel chiedergli (ai togati di Mi, ndr) di non strumentalizzarmi».

«Dopo la notte in bianco e dopo aver fatto una pennica ristoratrice – prosegue Colaiocco – sono di nuovo lucido (o quasi) … quando hai un attimo chiamami così mi dici se è meglio che comunque revochi anche se la commissione già c’è stata… se poi vuoi passo da te e parliamo a voce con più calma». Colaiocco revocherà la domanda ed il Csm nominerà Cascini procuratore aggiunto. Passano i mesi e Colaiocco, forse pentitosi di aver revocato la domanda e rinunciato al posto di aggiunto a favore di Cascini, freme: «Una domanda secca: ma il posto di aggiunto (un altro, ndr) lo fate pubblicare dal prossimo Consiglio?». Palamara: «Oggi rifacciamo punto su tutto ci vediamo mercoledì o giovedì per caffè?». «Ok fammi sapere …sono un po’ depresso sono 6 mesi che aspetto», risponde Colaiocco. «Troviamo quadra stai tranquillo», lo rassicura Palamara.

E la “quadra”, anche senza Palamara nel frattempo radiato con ignominia dalla magistratura, è arrivata, con Area che ha votato convintamente Colaiocco per l’ultimo posto di aggiunto disponibile a Piazzale Clodio. Cascini, nel frattempo diventato consigliere del Csm, per motivi non noti, non era però presente al voto: in Commissione si è comunque fatto sostituire dal collega di corrente Mario Suriano.