Il ricorso (vittorioso) del procuratore generale di Firenze Marcello Viola contro la nomina di Michele Prestipino a procuratore di Roma ha ufficialmente aperto in questi giorni il grande risiko delle Procure italiane. I procuratori della Repubblica – è chiaro anche all’uomo della strada – sono delle figure dotate di un potere senza eguali nel Paese. Come si è visto con la vicenda della loggia ‘Ungheria’ e con la sostanziale richiesta di intervento da parte del pm di Milano Paolo Storari nei confronti dell’allora togato del Consiglio superiore della magistratura Piercamillo Davigo, i procuratori possono “derogare” al principio dell’obbligatorietà dell’azione penale: l’iscrizione nel registro degli indagati è ormai quanto di più discrezionale ci possa essere, e le norme del codice di procedura penale hanno da tempo lasciato il posto alle valutazioni di “opportunità”.

È evidente che, in questa situazione consolidata, il procuratore abbia in mano il “pallino” delle scelte di politica criminale. Le correnti della magistratura conoscono bene questo meccanismo e si scannano per piazzare un proprio uomo al vertice delle Procure. La battaglia per la nomina dei procuratori è sempre molto accesa al Csm. La politica, totalmente succube, osserva senza intervenire. Nel gioco degli incastri, il ricorso di Viola rischia allora di far saltare il banco. Il “sistema”, che tolto Palamara è più vivo che mai e prevede dei punti fissi, sarà messo a dura prova nell’ultima parte della consiliatura del Csm.

Iniziamo da Milano. Francesco Greco andrà in pensione il prossimo mese di novembre. Avendo molti giorni di ferie arretrate non è escluso che dopo l’estate le sua presenza al quarto piano del palazzo di corso di Porta Vittoria sarà diradata. A Milano, storicamente, il procuratore è un magistrato progressista. «In Italia ci sono dei Palazzi di giustizia che sono dei santuari inviolabili», disse l’ex zar delle nomine Palamara. In questo momento la magistratura progressista ha però esaurito tutti i candidati forti. Ha delle seconde file che rischiano di essere impallinate dal giudice amministrativo. Maurizio Romanelli, aggiunto a Milano, è la soluzione interna, conoscitore dell’ufficio, in perfetta continuità con Greco. Un “risarcimento” dopo essere stato estromesso dalla Procura nazionale antimafia. Romanelli difficilmente riuscirebbe ad avere la meglio nei confronti, ad esempio, del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, un battitore libero sul quale da mesi è in corso una operazione di cecchinaggio. Prima per la sua prefazione di un libro di alcuni no vax, ora per la vicenda della spia Marco Mancini, detto “tortellino”.

Romanelli al Csm, dove la sinistra giudiziaria continua ad avere la maggioranza seppure per uno o due voti, potrebbe farcela. Poi, però, l’incognita del giudice amministrativo. Per presidiare la Procura di Milano potrebbe essere chiesto un “sacrificio” a Giovanni Melillo. L’ex capo di gabinetto del ministro della Giustizia Andrea Orlando il prossimo agosto termina il primo quadriennio al vertice della Procura di Napoli. Nei suoi confronti non è esclusa una moral suasion per accettare di correre per un ufficio giudiziario che, seppur di dimensioni inferiori a quelle di Napoli, è senza discussione più importante per il livello di indagini che vi vengono svolte. Discorso tutto particolare a Firenze. Giuseppe Creazzo, sotto disciplinare per presunte molestie alla pm antimafia Alessia Sinatra, ha fatto sapere che andrà in pensione a fine anno. Firenze è una piazza molto sensibile: culla del renzismo ed ultima frontiera invalicabile delle amministrazioni a guida Pd. L’incertezza è al momento tanta. Il discorso sulla Procura di Roma è, invece, noto: Viola dopo aver notificato al Csm la sentenza del Consiglio di Stato che gli dava ragione, ieri ha provveduto con l’intimazione ad eseguire.

Da questo momento scattano i trenta giorni di tempo per eseguire. In caso contrario ci sarebbe l’ottemperanza e la nomina di un commissario ad acta. Un passo importante perché possono esserci profili penali in caso di omissione. Infine Palermo. Francesco Lo Voi è il candidato più gettonato al posto di procuratore nazionale antimafia ora ricoperto da Federico Cafiero de Raho, in pensione il prossimo febbraio. Non sembrano esserci altri candidati, tranne il solito Gratteri. In questa partita il convitato di pietra è l’aggiunto Paolo Ielo. Di fatto il “procuratore ombra” della Capitale. Il suo dipartimento, reati contro la pubblica amministrazione, ha le indagini più importanti d’Italia. Ad iniziare da Consip. Una sua eventuale candidatura, ad esempio, per Milano sarebbe da tenere in considerazione.