L'inchiesta "Basso profilo"
Scarcerato Selvino, Gratteri l’aveva confuso con un altro Giuseppe…
Fuori uno. Il “Basso profilo”, l’inchiesta di Nicola Gratteri, quella in cui è stato coinvolto anche il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, sta già rischiando di diventare “bassissimo”. È stato scarcerato dai domiciliari, dove era detenuto dal 21 gennaio scorso, Giuseppe Selvino, un ex assessore accusato di aver partecipato a una festa di compleanno del 4 settembre 2017, i cui commensali erano stati intercettati mentre discutevano di “questioni economiche”.
La contestazione riguardava lo svolgimento di una gara per la fornitura di materiali e dispositivi antinfortunistici per il programma di forestazione del 2017, appalto rispetto al quale Selvino era membro interno della commissione giudicatrice. Era stato arrestato solo perché uno dei commensali di quella famosa festa di compleanno si chiamava Giuseppe come lui. Pare incredibile, ma le cose sono andate proprio così. Durante l’interrogatorio di garanzia l’ex assessore aveva negato di aver partecipato a quell’evento, ma non era stato creduto. Era quindi finito ai domiciliari (che, non dimentichiamolo mai, sono una forma di detenzione) e aveva dovuto nominare un legale, l’avvocato Eugenio Perrone, il quale aveva dovuto fare quel che sarebbe stato dovere del pubblico ministero Nicola Gratteri (o dei suoi sostituti) nonché del giudice per le indagini preliminari Alfredo Ferraro che aveva firmato l’ordine di custodia cautelare. Lo stesso che due giorni fa lo ha scarcerato.
L’avvocato è evidentemente un bravo difensore e ha fatto il suo dovere. Ha assunto un perito fonico, il quale ha eseguito un’analisi comparativa tra le due voci, quella registrata al compleanno e quella di Salvatore Selvino. Ha portato in procura il file, che veniva quindi sottoposto all’esame della polizia giudiziaria che aveva condotto le indagini ed effettuato le registrazioni. Alla fine del giro difensore-pm-polizia-pm-gip, il giudice aveva dovuto ammettere che «quanto sostenuto dalla difesa viene confermato dalla polizia giudiziaria la quale, nella nota, specificava che erroneamente veniva attribuita la voce parlante, in talune intercettazioni, a Selvino Giuseppe» invece che a un altro Giuseppe.
Ora, carissime toghe che rivestite i ruoli di pubblico ministero e di giudice, qualche considerazione va fatta. Quali sono la serietà e la professionalità dei magistrati, se pm e gip agiscono insieme e con grande superficialità, senza effettuare nessun controllo, mentre decidono sulla libertà (e quindi sulla vita) di un cittadino? Per avere dubbi non occorre neanche più citare Berlusconi, basta parlare di Selvino. È sufficiente esaminare il semplice caso di un cittadino che viene arrestato solo perché, se viene intercettato un certo Giuseppe, potrebbe essere lui perché porta quel nome. E quando la polizia porta al pm la registrazione, questi dice che va bene, e poi un giudice dice anche lui che va bene, perché comunque c’è una sentenza della cassazione che legittima il fatto che lui possa ricopiare le carte del rappresentante dell’accusa.
E il cittadino viene messo in manette, deve nominare un avvocato e poi pagare anche un fonico e chissà, oltre ad aver perso la libertà, quali altre spese e seccature dovrà affrontare. Per il giudice è semplice, basta ammettere che «il quadro indiziario nei confronti del Selvino va ridimensionato, soprattutto alla luce della mancanza di elementi gravemente indizianti circa l’agevolazione di un’associazione ‘ndranghetista, di talché conformemente a quanto osservato dallo stesso pm, le esigenze cautelari risultano allo stato grandemente scemate in considerazione, peraltro della risalenza nel tempo dei fatti». Quindi, se non ha parlato di “questioni economiche” a una festa, non è neanche mafioso.
Dobbiamo a questo punto ricordare che l’inchiesta “Basso profilo” è quella in cui risulta indagato Lorenzo Cesa e che la notizia è stata resa pubblica in un momento delicato della vita politica del Paese, che Cesa si è dimesso dalla carica di segretario del suo partito, che anche lui ha dovuto nominare un avvocato a dichiarare di avere la massima fiducia nella magistratura. Il che è visibilmente una balla, cui i politici sono un po’ obbligati. E questo perché gli stessi agenti della polizia giudiziaria che hanno preso un abbaglio sulle intercettazioni della festa di matrimonio cui non era presente Selvino sono quelli che hanno spiato un pranzo di Cesa a Roma, quello che non avevano potuto registrare perché il segretario dell’Udc all’epoca era parlamentare. E meno male, se no forse l’avrebbero arrestato. O scambiato con un altro Lorenzo.
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