Il nostro vecchio amico Marco Travaglio ieri ha scritto un articolo molto rigoroso, sul Fatto, nel quale ci ha criticato (a noi del Riformista che lui continua a chiamare Il Riformatorio, senza peraltro offenderci neppure un pochino) perché abbiamo ospitato un appello per votare No al referendum, firmato da un buon numero di ex dirigenti o militanti del partito socialista, e poi addirittura abbiamo fatto un’intervista a Claudio Martelli, che del partito socialista è stato vice segretario e segretario reggente. Travaglio ha scritto tutti i nomi dei firmatari, e vicino ad alcuni di loro ha messo il numero dei mesi o degli anni di galera ai quali sono stati condannati, per lo più durante gli anni terribili di Tangentopoli. A qualcuno invece ha messo, un po’ a malincuore, la parola “incensurato”, perché non ha trovato niente al casellario giudiziario con il quale il suo computer ha un collegamento diretto. Vicino agli anni di carcere ha scritto anche la motivazione, che per la maggior parte di loro era finanziamento illecito dei partiti (in quegli anni i partiti non erano stati ancora aboliti dal travaglismo a 5 Stelle).

Il motivo per il quale Travaglio ha pubblicato tutti questi elenchi, riempiendoci una colonna intera della prima pagina, è la sua feroce polemica contro chi vorrebbe che al referendum vincano i No al taglio del Parlamento. Tra queste persone ci sono tra l’altro una moltitudine di costituzionalisti che la Costituzione la conoscono abbastanza bene ma che Travaglio non ama molto. Forse non li ama proprio per il fatto che conoscono e difendono la Costituzione. Anche perché tutti ne parlano sempre come di una bella cosa, di questa Costituzione, ma tanto bella mi sa che non è. Perché sono andato a spulciare nell’elenco di quelli che l’hanno scritta e mi sono accorto che gran parte di loro è gente poco raccomandabile.

Trascrivo qui un breve elenco dei principali autori della Carta: Alcide De Gasperi (incensurato), Pietro Nenni (8 anni di carcere, uno scontato, cinque di confino, e poi latitante), Sandro Pertini (13 anni di galera e poi attivo nell’attività terroristica), Giuseppe Saragat (13 anni di galera, poi evaso, poi latitante e impegnato nell’attività di fiancheggiamento al terrorismo), Palmiro Togliatti (fuggiasco all’estero), don Luigi Sturzo (fuggiasco all’estero), Giovanni Leone (incensurato), Giuseppe Di Vittorio (2 anni di galera e poi confino), Giancarlo Pajetta (17 anni di galera), Vittorio Foa (13 anni di galera), Umberto Terracini (13 anni di galera), Lelio Basso (8 anni), Eugenio Colorni (3 anni e 5 di confino), Pietro Mancini (2 anni), Giuseppe Romita (5 anni). E questi sono solo i più famosi. Va bene essere garantisti – dico – però c’è un limite. Come puoi non dare ragione a Travaglio di fronte a un elenco così inquietante?

Voi magari mi chiederete: cosa c’è in comune tra l’elenco di Travaglio e questo? Beh, che una buona metà dei condannati, di un elenco e dell’altro, erano socialisti. Come fai a difenderli, di fronte a tante coincidenze?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.