Il report di Transcrime sui minori a rischio
Perché le baby gang sono in crescita: i disagi e le responsabilità di scuola e famiglia
Le baby gang sono in aumento e questo non è altro che il risultato del disagio delle città in crisi. Un disagio che colpisce i giovani sempre più in tenera età, adolescenti annoiati del quotidiano, abbandonati dalla scuola o dalle famiglie, spesso da entrambe.
«Quando si parla di gruppi giovanili che commettono reati sarebbe più adeguato parlare di “disagio giovanile”, relativamente ai reati di gruppo e fatta eccezione per le bande di criminalità organizzata che rappresentano un segmento specifico, piuttosto che di “devianza” in senso stretto», spiega Gemma Tuccillo, capo del Dipartimento della Giustizia minorile, nella prefazione al report del Centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale “Transcrime” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con Alma Mater Studiorum Università di Bologna e Università degli Studi di Perugia, il Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno e il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità del Ministero della Giustizia.
Il report è la fotografia più attuale dei gruppi di giovani autori di violenze, atti di bullismo, reati vari. Conoscere è il primo passo per capire come intervenire. Ed eccoli i giovani delle gang: sono italiani, maschi e con un’età compresa tra i 15 e i 17 anni, tanto per tracciare un identikit dell’adolescente medio coinvolto in azione violente ad opera del branco. Si tratta di ragazzi che provengono da situazioni di marginalità affettiva o sociale, spesso da condizioni di disagio socioeconomico. Se ne vanno in giro in gruppo di tre, cinque, dieci al massimo. Sono a caccia di un pretesto per usare la violenza, fare a botte, vandalizzare, distruggere. Se prendono di mira un loro coetaneo diventano bulli, se si uniscono a qualche gruppo criminale della loro zona arrivano anche a spacciare droga o fare furti.
Eccoli i giovani delle gang. Agiscono – lo rivela il report di Transcrime – soprattutto nelle ore pomeridiane e serali, durante il fine settimana e in particolare modo nella stagione estiva, cioè sempre nei momenti in cui i giovani sono meno impegnati in attività scolastiche o di altro tipo. Non sempre premeditano le loro azioni, non di rado il comportamento deviante è frutto di un agito immediato senza alcuna pregressa organizzazione o definizione. «Oggi – si legge nel report – si assiste a numerosi atti/reati commessi da gruppi di adolescenti, appartenenti a classi sociali diverse, spesso non organizzati ed aggregati da contingenze occasionali, nei quali si evidenzia maggiormente il disagio sociale, piuttosto che una chiara volontà criminogena, e dove la commissione di reati si lega soprattutto al fatto che “la maggior parte delle azioni compiute dagli adolescenti sono compiute insieme con altri”».
E poco conta che al Nord siano più numerose e al Sud più legate alla microdelinquenza cittadina, quello che colpisce è il carattere di crescente efferatezza delle loro azioni, la violenza “gratuita” ed apparente “insensatezza” di alcune condotte, riconducibili spesso a uno/due ragazzi o a gruppi agglomerati in maniera fortuita e contingente. Tante le possibili letture psico-sociali di queste evoluzioni. «Di fronte a tali fenomeni – dicono gli esperti – è necessario interrogarsi sulle nuove fragilità e sui nuovi linguaggi, con la consapevolezza che le risposte saranno tanto più efficaci quanto più ampio sarà il numero degli interlocutori coinvolti nello studio e nella comprensione dei sempre nuovi disagi giovanili».
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