Il disegno che su questo giornale avevamo tratteggiato ha preso forma, nella conferma della legge di bilancio al varo: la pressione fortissima del mondo del tabacco – particolarmente vicino ad alcuni soggetti – impedisce al Parlamento di mettere mano liberamente alla tassazione sui prodotti da tabacco riscaldato. Alle 3 di notte tra sabato e domenica, quando ormai era l’ultimo secondo utile, la “manina” ha fatto ritorno in commissione, reinserendo l’emendamento del Governo sul tabacco.

Così nelle pieghe della manovra ecco la leggina che ritocca le accise: quelle sul tabacco riscaldato passano dal 25 al 30% per il 2021, al 35% per il 2022 e al 40% nel 2023. Tutto lo sdegno per le notizie su Tabaccopoli via via pubblicate non è riuscito a tramutarsi nel voto dei tanti, soprattutto tra i Cinque Stelle, che erano corsi a sottoscrivere l’emendamento a prima firma Vita Martinciglio che portava le tasse, da subito, al 50 per cento. Il mancato emendamento comporta un vantaggio di milioni di euro per Philip Morris. Ed è proprio la deputata pentastellata, membro della commissione Bilancio, tesoro e pianificazione, a dirsi la più delusa: “Mi ero illusa che con la legge di bilancio 2021 e facendomi forza anche del consistente numero di sottoscrizioni, si potesse aprire finalmente uno spiraglio su iniziativa di parlamentari di diversi gruppi alla Camera”, ci dichiara Martinciglio, “ma l’epilogo ha segnato una brutta pagina della nostra cronaca politica.

Il beneficio è stato ridotto di poco, senza allinearlo agli standard dei grandi paesi europei. bisognava correggere esclusivamente l’imposizione fiscale sul tabacco riscaldato, escludendo l’irragionevole beneficio, e lasciare inalterate le previsioni relative ai liquidi da inalazione senza combustione, perché diversamente si legittimerebbe nuovamente il beneficio, sul quale sta facendo chiarezza anche la magistratura”.  Il riferimento alla giustizia non risulta improprio, quando con riferimento all’operazione Cassandra, che ha tra l’altro portato all’arresto di Leo Checcaglini, all’epoca dei fatti Direttore Affari Istituzionali Philip Morris Italia, leggiamo negli atti della Procura della Repubblica di Roma che vi sarebbe stato “uno stabile asservimento della funzione pubblica a Philip Morris Italia a discapito degli altri produttori concorrenti”. Sono il Procuratore Paolo Ielo ed il sostituto Alberto Pioletti a scriverlo.

Nella richiesta di costituzione di parte civile, sottoscritta il 9 novembre scorso da Bat, uno dei concorrenti, troviamo un elemento precognitivo e rivelatorio: “Nell’esposto abbiamo, fra l’altro, sottolineato come lo “stabile asservimento” evidenziato negli atti dell’indagine potrebbe avere anche influenzato il processo decisionale che ha portato, a fine 2018, al drastico incremento dello sconto fiscale concesso alle nuove sigarette a tabacco riscaldato di cui Iqos Heets di Philip Morris deteneva, a quella data, il 100% della relativa quota di mercato”. Se la maggioranza voleva fugare i i sospetti di chi adombra uno stabile asservimento, ha mancato il colpo. E’ delusa anche la deputata di Leu Rossella Muroni: “L’emendamento a mia prima firma sul tabacco riscaldato è stato fermato da un compromesso al ribasso. La mia proposta, sottoscritta anche da Fusacchia, Lattanzio, Palazzotto, Quartapelle, Fioramonti, Stumpo, Magi, Fratoianni e Pastorino, aveva uno scopo preciso: togliere un privilegio fiscale su prodotti dannosi per la salute a sostegno del finanziamento della medicina territoriale.

Prevedeva infatti di rafforzare l’assistenza domiciliare ai soggetti fragili con gli introiti derivanti dalla riduzione del vantaggio fiscale di cui gode il tabacco riscaldato. E’ stato fatto poco e male: poco perché si giunge nel 2023 a solo il 40%, male perché i fondi recuperati verranno dispersi in mille rivoli”. Grande disappunto anche tra qualche esponente del Pd, come Tommaso Nannicini. La legge colpisce le sigarette elettroniche, lambisce del minimo il tabacco riscaldato e lascia inalterate le sigarette tradizionali. Tra gli operatori del settore e-cig si teme il peggio dall’introduzione di un aumento sulle sigarette elettroniche, anche questo dovuto – sembra – alle pressioni di Big Tobacco. “Quasi certamente nel 2021 vedremo la chiusura di centinaia di punti vendita e una contrazione severa di tutto il comparto, a favore di BigT con la compiacenza dei burocrati”, dichiara Nicola Guglielmi, nel settore del fumo elettronico a Bologna.

Sulla polemica, a cose fatte, si inserisce un po’ a sboccio anche Matteo Salvini. Twitta: “Scrivono sui pacchetti di sigarette ‘Il fumo uccide’ e stanno per approvare una legge (col voto contrario della Lega) che aumenta le tasse sulle sigarette elettroniche, sul tabacco riscaldato e sullo Svapo. Che senso ha?” Quando si parla di prodotti da fumo neppure Salvini riesce a parlare più di flat tax.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.