Ha vinto la Philip Morris. Era prevedibile. L’aumento delle tasse sul fumo elettronico sarà quasi impercettibile e resterà largamente al di sotto della media internazionale. Ha deciso il Parlamento. La piccola pattuglia di parlamentari di vari partiti che si è battuta per ripristinare una tassazione ragionevole e per usare i fondi così guadagnati dallo Stato per finanziare la sanità, è stata sgominata.

La maggioranza del Parlamento ha chinato il capo dinanzi al diktat della potentissima multinazionale, nonostante lo scandalo sollevato nelle settimane scorse dal Riformista, che aveva rivelato come la Philip Morris aveva firmato ricchissimi contratti alla Casaleggio Associati e, contemporaneamente, aveva visto i 5 Stelle votare provvedimenti vari che abbassano notevolmente le tasse sul fumo elettronico. Per la Philip Morris è stato un bel colpo da manuale. Si calcola che ne abbia avuto un vantaggio che oscilla tra i 200 e i 500 milioni all’anno. Ma anche la Casaleggio ne è uscita abbastanza bene, perché quello che a occhio nudo appare come uno dei più clamorosi scandali politici degli ultimi vent’anni, è stato perdonato dalla politica, dai giornali e dalle Tv. Hanno chiuso tutti un occhio. Chissà perché.

Forse i giornalisti, anche sugli scandali, vanno un po’ a corrente alternata. Per varie ragioni. Poche confessabili, molte inconfessabili. E così, sebbene pressati da una parte del Pd e di Italia Viva, da FdI, da una parte dei 5 Stelle (in dissenso con i capi) i deputati non si sono vergognati di dare un voto che premia la Philip Morris e punisce la sanità. E hanno passato sotto silenzio anche Cinquestellopoli e i due milioni e mezzo di euro intascati da Casaleggio. Ora l’unica possibilità è che la magistratura faccia il suo dovere (alla fine, lo sapete, l’unico protagonista attivo, in politica, è la magistratura). Ma il legame tra molte Procure e i 5 Stelle potrebbe sconsigliare…

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.