Ieri mattina Silvio Berlusconi, parlando alla radio, ha rilanciato l’idea di una riforma costituzionale che trasformi la repubblica italiana in repubblica presidenziale. Cosa vuol dire? Provo a sintetizzare in pochissime righe. Non è più il Parlamento ad eleggere il Presidente della repubblica e poi a dare o togliere la fiducia al governo e al Presidente del Consiglio, ma sono gli elettori in modo diretto. Cioè si svolgono (contemporaneamente o in tempi diversi) due elezioni politiche: la prima è per eleggere il Presidente, la seconda è per eleggere il Parlamento. Il Presidente una volta eletto (di solito con un mandato di 4 o 5 anni) forma il governo e questo governo non deve ricevere la fiducia del parlamento. Il governo di volta in volta cercherà una maggioranza in Parlamento per far approvare le leggi che riterrà di presentare. Se una legge cade, cade quella legge, non il governo. Naturalmente per fare una riforma di questo genere bisogna cambiare la Costituzione. Berlusconi ieri si è limitato ad accennare alla volontà del centrodestra di andare verso il presidenzialismo e poi ha detto che se la riforma passerà, Mattarella dovrà dimettersi per poi eventualmente candidarsi alla elezione diretta.

La breve dichiarazione di Berlusconi ha aperto il finimondo. In parte perché in ampi settori della sinistra il presidenzialismo, da sempre, è malvisto. In parte perché la dichiarazione del cavaliere è apparsa come un attacco diretto a Mattarella. Una nota di Forza Italia, qualche ora dopo, ha chiarito che quello di Berlusconi era un ragionamento politico e che non c’era nessun attacco a Mattarella. Ma certo non è bastata la smentita per placare le acque. Anche perché questa campagna elettorale, nella quale le idee non sono moltissime, si sta quasi per intero svolgendo con il metodo di assaltare gli avversari, quando dicono qualcosa, e svelare tutti i loro malvagi retropensieri che li rendono satana.

Era successo anche a Enrico Letta. Che qualche giorno fa propose semplicemente di modificare la tassa di successione, ma solo quella delle persone molto ricche, per avvicinarla agli standard europei e americani. Lo fucilarono. E iniziarono a gridare, e ancora gridano, che Letta vuole una patrimoniale e che farà lacrimare e sanguinare tutti i proprietari di casa, di appartamento, di tugurio. Il povero Letta si era limitato a proporre una tassa assai modesta (del 20 per cento, elevandola dall’attuale 5 per cento) sulle successioni di patrimoni superiori ai 5 milioni di euro per erede. Tenete conto che in Occidente mediamente questa tassa, non solo per i miliardari, va dal 30 al 40 per cento. È probabile che la campagna elettorale andrà avanti così fino alla fine. Coi randelli, con la demagogia e con le esagerazioni. Guardate qui cosa hanno detto i vari esponenti politici – a cominciare dallo stesso Letta – della proposta di Berlusconi.

Letta: “La precisazione di Berlusconi è una conferma: ha detto chiaramente a Mattarella di andarsene. Questa è una destra che vuole sfasciare il sistema perché, dopo aver fatto cadere il governo Draghi, è un preavviso di sfratto per Mattarella. Berlusconi era il candidato del centrodestra a gennaio per il Quirinale, quella candidatura si è fermata come sappiamo. Il messaggio di oggi è quello”. Calenda: “Berlusconi non è in se”. Orlando (ministro del lavoro): “L’attacco al Presidente Mattarella è un attacco all’Italia reso ancora più grave in un momento di incertezza come quello attuale”. Roberto Fico (Presidente della Camera): “Il mandato del presidente dura 7 anni. La nostra è una Repubblica Parlamentare”. Giuseppe Conte (capo dei 5 Stelle ed ex premier): “La destra ha gettato la maschera. C’è un accordo spartitorio: alla Meloni palazzo Chigi a Salvini la vicepresidenza del Consiglio e a Belrusconi il Qurinale”. Vogliamo commentare questi commenti?

Alcuni sono ispirati a una ragionevole demagogia preelettorale. E passi. Altri a profonda ignoranza, o a mancanza di logica. Cosa vuol dire – ad esempio – l’Italia è una Repubblica parlamentare? Certo che lo è, ma Berlusconi propone di modificare la Costituzione. Non lo puoi contestare uno che ti dice “voglio modificare la Costituzione” dicendogli: ma tu allora vuoi modificare la Costituzione! Non parliamo nel povero Conte, che al solito non ha capito niente. Come si fa a usare una pratica spartitoria quando si propone un’elezione diretta? Ovvio che l’elezione diretta è il contrario della spartizione. Oltretutto se passasse la riforma il Presidente del Consiglio non esiste più … Vabbè: Il livello è questo. Certo capisco l’obiezione di chi mi chiede: preferivi quando le armate di de Gasperi e di Togliatti se le davano di santa ragione? Già. Beh, forse sì: lo preferivo …

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.