Madre, cristiana, e ora anche navigator. Sotto l’ombrellone di Marina di Pietrasanta, la testa non più calda della signora in nero trova un attimo di refrigerio e, con il necessario sforzo creativo tipico degli statisti in fiore, lancia il “manifesto di Giorgia”, come dice la Stampa. Nel suo programma massimo si segnalano soprattutto le direttive dello Stato materno per incidere subito sulla occupazione dei giovani. Secondo la volontà inflessibile del Palazzo in odor di presidenzialismo, occorre tracciare dall’alto l’orientamento giusto delle nuove leve nella scelta dei corsi di studio. La creatura di Mimmo Parisi, su cui tutti ironizzavano, adesso non è più una invenzione costosa e malata, Giorgia la navigator è la sua formidabile medicina.

Senza neppure mettere mai piede negli atenei, la politica-navigator priva del pezzo di carta in tasca suggerisce di non perdere tempo “nelle lauree di scienze della comunicazione che non danno lavoro”. Lei, che, come un po’ tutta l’élite politica della Seconda Repubblica, ricchezza e potere li ha trovati senza leggere troppi libri inutili, dà una dritta a quanti altrimenti vede destinati irreparabilmente alla perdizione della povertà. Se proprio all’università un giovane decide di trascorrere il proprio tempo ozioso, almeno non si chiuda come uno smidollato in posti neri, anzi grigi, che non garantiscono la certezza della paga. Giorgia esalta le “people free to vote”, ma, per abbattere “la democrazia interloquente”, restringe anche la libertà di scegliere una facoltà perché l’imperativo supremo, per chi ama la patria nei momenti solenni che spalancano il destino, è quello di “aiutare l’economia reale”.

Nel progetto dello Stato sovrano la madre e cristiana con gli anfibi non è però una cattiva maestra, non chiede cioè agli altri di seguire il suo (e di tanti rinomati prodotti delle classi dirigenti) esempio di persona dai pochi studi e dall’incredibile successo nella sfera pubblica. Invita a frequentare una scuola i cui specifici contenuti didattici lei stessa, che si propone quale teorica della “economic freedom”, si preoccupa di progettare con una meticolosa attenzione a ciò che è pratico e, se riduce la libertà, almeno assicura il lavoro. Altro che Giovanni Gentile e le sue ossessioni sui classici del pensiero e sulla filosofia tedesca. Giorgia madre, cristiana, navigator ma anche pedagogista, ha ben altro che le frulla per la testa per dare un pasto sicuro alla bella gioventù.

Da pedagogista con una venatura sperimentale, che ha scoperto anche il credo incrollabile dell’ideologia sovranista, evoca una radicale riforma dell’istruzione che prevede la diffusione in ogni angolo della penisola di “licei del made in Italy”. Con questi fulgidi centri di cultura, con modelli educativi squisitamente peninsulari e ben chiusi rispetto alle contaminazioni esterofile, la scuola assicura il ritrovamento di radici, che sono sempre ben piantate nel culto antico di terra e sangue. La statista che si appresta a trasferirsi a Palazzo Chigi celebra quale progetto educativo, e al contempo risorsa occupazionale, “il modello Masterchef”. Insomma, più che Evola serve Cannavacciuolo, e invece che “il cuoco di Salò” è indispensabile il cuoco gran comunicatore della tv commerciale. Ma non era la scienza della comunicazione la radice di tanta disoccupazione tra i fannulloni?

Meloni madre, navigator, pedagogista, creatura della comunicazione è anche una ideologa dello Stato ristoratore che apprende le arti della postmodernità e mescola il virtuale con il reale. Al vecchiume dello slogan novecentesco che ruotava su “libro e moschettoMeloni oppone uno slogan nuovissimo, che vale un intero programma di governo conservatore due punto zero: “fornello e spaghetto, patriota perfetto”. Così, la fiamma tricolore ben ostentata nel simbolo di FdI si capisce finalmente a cosa serva: non indica più il richiamo nostalgico al cadavere del duce, bensì la fiammata del gas che scalda la pentola del cuoco, ben educato spiritualmente nel liceo del made in Italy e soprattutto ben temprato al duro sacrificio dell’eroica competizione secondo il modello Masterchef. E tutto ciò veramente rassicura in queste prove di guerra infinita e di annunci di blocchi navali. La novella leader atlantista non si propone di mobilitare carne da macello, ma solo di reperire pezzi di carne per il talent show culinario. Oltre che di eroi, santi, navigatori e trasmigratori, vuole un popolo di cuochi. Quando si dice alta cucina politica.