La gaffe di Conte sul riarmo
Premier time show, le quattro maschere contro Meloni: il fantasma, l’arrabbiato, il prestigiatore e la piazzista
Le opposizioni la buttano in caciara. Bonelli choc: “Sterminio, pulizia etnica a Gaza”. Slitta a lunedì il Cdm per l’impugnazione della legge sul terzo mandato di Fugatti. FdI espelle Pozzolo

Il fantasma, l’arrabbiato, il prestigiatore e la piazzista. Ovvero, le quattro “maschere” che le minoranze usano per accogliere Giorgia Meloni al premier time di ieri a Montecitorio. Il primo, coperto da un lenzuolo bianco, è il segretario di +Europa, Riccardo Magi, che si conquista il suo minuto di visibilità per reclamare più spazio per i referendum dell’8 e 9 giugno. Il secondo è il co-leader di Alleanza Verdi-Sinistra, Angelo Bonelli (dietro di lui il suo vicecapogruppo Marco Grimaldi con kefiah), che interroga la numero uno di Palazzo Chigi su Gaza.
Lo scontro Meloni-Conte sul riarmo: “Quando c’era lei…”
Evidentemente non soddisfatto della risposta – “non è nell’intenzione del governo italiano richiamare l’ambasciatore in Israele”, dice la presidente – perde la pazienza e tuona: “Lei è stata profondamente ipocrita: non ha avuto il coraggio di condannare uno sterminio, una pulizia etnica. E se ne deve vergognare”. Il terzo è il leader del M5S, Giuseppe Conte, che sul riarmo europeo va subito al sodo: “Ci dica perché si è fatta fregare due volte in Europa”. Il siparietto con l’ex presidente del Consiglio rianima Giorgia: “Mi stupisce la sua recente passione antimilitarista. Quando c’era lei a Palazzo Chigi, era sua la firma per l’aumento delle spese militari al 2%”. L’avvocato di Volturara Appula non la prende bene: “Con lei finisce sempre in caciara. A Berlino le stanno facendo un monumento: sta regalando a loro il riarmo”. Poi la trovata: “Alziamoci in piedi per dimostrare il nostro sdegno per Gaza”. Le minoranze lo seguono.
Le liste d’attesa e Meloniland
Arriva il momento anche di Elly Schlein: “Perché sta smantellando il servizio sanitario pubblico?”. La premier ha la risposta pronta: “È sempre più complesso confrontarsi con chi, per fare propaganda, è costretto a mentire”. La segretaria del Pd ha il tempo per un ultimo comizio a muso duro: “Si vergogni. Stiamo diventando il Paese delle liste d’attesa”. C’è anche la capogruppo di Italia Viva, Maria Elena Boschi, che intima alla premier di uscire da “Meloniland”, una sorta di Paese delle Meraviglie secondo la narrazione dell’ex ministra renziana: “In Italia però si sta peggio”. Meloni, imperturbabile, non muove un ciglio. Rivendica le misure del suo esecutivo “contro minoranze che, quando sono al governo, fanno le riforme e quando sono all’opposizione tentano di abrogarle”. Boschi sfrutta il tempo residuo della replica per provare un altro colpo: “L’unica cosa che è invariata è la sua arroganza, perché lei cerca solo di vincere il duello mediatico con le opposizioni”. Niente. La presidente del Consiglio incassa con noncuranza. Insomma, avanti il prossimo.
La giornata della maggioranza era iniziata con il rinvio del Consiglio dei ministri a lunedì prossimo. Fonti di Palazzo Chigi chiamano in causa aggiustamenti sulle coperture del decreto Infrastrutture. C’è anche il tema dell’impugnazione della legge sul terzo mandato del presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti. Anche quella finirà sul tavolo dei ministri all’inizio della prossima settimana. Un messaggio che va oltre il Trentino e riguarda anche un’altra Regione a statuto speciale (la sentenza della Consulta riguardava solo quelle a statuto ordinario): il Friuli-Venezia Giulia del leghista Massimiliano Fedriga.
Durante il premier time arriva un’altra notizia sempre da Montecitorio: il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia ha espulso il deputato Emanuele Pozzolo. Coinvolto nella vicenda dello sparo della notte di Capodanno 2023 nei locali della Pro Loco di Rosazza (Biella), Pozzolo non era già più iscritto al partito. L’ex FdI, chiamato in una trasmissione Rai proprio lunedì scorso, ha cambiato di nuovo la sua versione dei fatti: “Nella stanza dove avvenne lo sparo c’era anche il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro”. Tengono ancora banco le precisazioni del ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Mi fido poco di Putin”. E ne ha anche per l’alleata di Matteo Salvini, Marine Le Pen: “Noi ci opporremo a qualsiasi tentativo di disgregare l’Unione europea, come vuole fare lei”. Insomma, tra fantasmi e accuse, il gran teatro di Montecitorio.
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