Questo è un periodo in cui solitamente si tirano le somme dell’anno appena trascorso e si guarda alle possibilità dell’anno appena iniziato. Per il settore Giustizia è stato un anno di cambiamenti, la pandemia ha costretto tutti a rivedere tempi e modalità di lavoro. E tra i magistrati non sono mancate tensioni e fratture per i motivi più vari, basti pensare alle dimissioni di otto toghe, solo nell’ultimo mese, dall’Anm. Dimissioni che hanno imposto alla categoria una riflessione ulteriore sul dissenso di chi ha scelto di andare via e di chi sta meditando di farlo. Tra i dimissionari più critici c’è il Paolo Itri, attualmente in forza al pool antimafia di Napoli e scrittore. La sua scelta di abbandonare l’Ann si fonda su tre motivazioni principali che il pm ha ribadito in un documento inviato alla giunta napoletana dell’Ann riunitasi ieri per discutere proprio delle dimissioni dei colleghi e aprire a un sereno confronto con chi ha scelto di lasciare l’associazione.
Alla riunione, che si è svolta in modalità da remoto, alcuni dimissionari hanno preso parte in prima persona, altri hanno inviato una lettera, mentre il magistrato Catello Maresca ha scelto di non intervenire né di persona né scrivendo.
Tre, dicevamo, sono tra le principali motivazioni alla base della frattura interna alla magistratura. «La prima – spiega Itri – è quella che desta maggiore sconcerto, soprattutto se consideriamo che tale vicenda riguarda direttamente la categoria dei giudici e dei magistrati, di coloro cioè che più di tutti dovrebbero avere a cuore il rispetto delle norme e delle procedure, uguali per tutti, stabilite secondo le regole dello Stato di diritto». Il punto è che «nessuna voce si è ancora mai levata dal coro per porre l’accento sul “problema dei problemi”: mi riferisco – spiega Itri – al fatto che le regole stabilite dalle circolari del Csm (sulle nomine dei direttivi, dei semidirettivi, della Cassazione, della Procura generale della Cassazione e della Direzione nazionale antimafia) siano state nella indifferenza generale per così tanto tempo sistematicamente e platealmente disattese, se non impunemente violate». Come a dire che questo è un dettaglio, un cavillo, rispetto a baluardi come l’indipendenza della magistratura, il valore dell’efficienza, la declamata ricchezza della cultura della giurisdizione garantita dal pluralismo ideale delle correnti, e così via. «Eppure, nonostante tutto – aggiunge il pm Itri – noi rimaniamo fiduciosi, in attesa che sullo squarcio di illegalità aperto dalle vicende palamariane, relative alle nomine dei direttivi, si apra finalmente nel Paese un serio e approfondito dibattito, e che qualcuno magari ne tragga, prima o poi, le dovute conseguenze. Perché l’ignavia, l’ipocrisia e la faccia tosta di chi, anche per dovere istituzionale, dovrebbe prendere provvedimenti, e invece continua a far finta di niente, prima o poi, un giorno, dovranno pure avere fine. Almeno noi ce lo auguriamo». L’altro motivo riguarda i colleghi, “i paria”, «quelli che per anni e anni hanno fatto domande su domande perché aspiravano a fare il presidente di sezione oppure il giudice in Cassazione; quelli il cui profilo professionale veniva (e viene) sistematicamente giudicato “recessivo” o “subvalente” (ah, come è elegante e rassicurante questo sublime modo espressivo di sancire trombature a destra e a manca quando l’unica vera esigenza era e rimane quella di gonfiare il vuoto spinto dei curricula degli amici e degli amici degli amici). A questi colleghi chi ci pensa? Esiste una qualunque forma di risarcimento per loro?»
E infine, c’è il danno ai cittadini in un Paese dove il merito è sempre più spesso ignorato o ridotto a insignificante dettaglio. «In questo contesto – conclude Itri – mi duole dover dire che l’Anm ha perduto l’ennesima occasione per dimostrare di essere diversa da quello che invece è: un’associazione di natura corporativa, legata a i poteri forti e soprattutto vecchia, e perciò incapace di esprimere valori ideali veramente nuovi».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).