Vladimir Putin ed Emmanuel Macron si sono cortesemente insultati al telefono per circa due ore e poi hanno concluso che il tentativo di trovare un punto di accordo per ora è fallito, ma un primo passo è stato fatto e dunque si riaccendono le speranze.

Il Cremlino ha emesso un comunicato di soddisfazione per la fine di un silenzio durato quasi tre anni e mezzo, ma senza evitare accuse reciproche e pesanti: “Peccato che ci sia ancora qualcuno che voglia tornare ai tempi di Napoleone o di Hitler e che sostenga che dobbiamo conquistare la Russia, dobbiamo vincere la Russia”, riferisce Putin al francese e aggiunge che Macron “dice la stessa cosa: che bisogna fare la guerra con la Russia perché la Russia rappresenta una minaccia per la Francia e l’Europa”. “E tu un imperialista revisionista che riscrive il passato per mettere le mani sul futuro”, risponde il francese. Comunque, tutti i media filorussi hanno esaltato lo spirito di un colloquio che rompe l’isolamento russo, che con la Francia dura dall’invasione dell’Ucraina, cioè da almeno tre anni. Dietro il tentativo di trovare un punto d’accordo non c’è soltanto l’Ucraina, ma anche l’uranio arricchito dell’Iran che, malgrado i bombardamenti israeliani e americani, costituisce ancora una minaccia di cui entrambi si rendono conto.

La coalizione putiniana continua a ripetere che Macron, in quanto francese, sia una reincarnazione di Napoleone che invase la Russia e ne fu sconfitto, è un vero tormentone. A partire dal capolavoro “Guerra e Pace”, di Lev Tolstoj, l’immaginario russo è dominato da due guerre di invasione subite e poi vinte: quella di Bonaparte nel 1812, che mise Mosca a ferro e fuoco prima di essere sconfitto. E quella nazista scatenata nel giugno del 1941 quando, dopo quasi due anni di alleanza fra Urss e Terzo Reich, Hitler pugnalò alle spalle Stalin, che si fece cogliere del tutto di sorpresa. L’accusa del Presidente francese a quello russo è di “imperialismo revisionista”, cioè di usare la manipolazione del passato per mettere le mani sul presente. E così – dice Macron – chiunque oggi si permette di prendere precauzioni contro l’espansionismo imperiale russo, che dal 1999 in poi non fa che guerre (Cecenia, Ossezia, Abkhazia, Georgia, Crimea, l’Ucraina, sostegno a Bashir al-Assad in Siria) per ripetere che l’Occidente vuole “distruggere la Russia” (che costituisce un settimo delle terre emerse, con undici fusi orari, 150 milioni di popoli religioni lingue) per spartirla fra le grandi potenze, di cui per prudenza non nomina la Cina, che negli anni Settanta si scambiava tiri di artiglieria con l’Unione Sovietica, lungo le rive dell’Ussuri.

Putin – risponde Macron – da 25 anni afferma che “il Diritto della Storia prevale sul Diritto internazionale” e ne ha dato prova dal 2019, ottantesimo anniversario del patto tra Stalin e Hitler, che iniziarono la Seconda guerra mondiale, invadendo insieme la stessa Polonia, quando emanò una legge che proibiva a chiunque di dire, scrivere o mostrare la vergognosa alleanza. Il colloquio molto franco fra due presidenti era stato preceduto venerdì da una dichiarazione di Dmitri Peskov, portavoce di Putin, il quale riferendosi al vertice della Nato a Bruxelles l’ha definito come “la retorica del confronto brutale alla ricerca di un regolamento di conti”. E poi ha denunciato: “Vediamo che l’Unione europea discute di militarizzazione e noi seguiamo questo processo molto da vicino perché l’Europa sta assumendo la posizione di considerare la Russia come il nemico principale. Questo ci preoccupa profondamente e costringe a prendere appropriate misure di rappresaglia per assicurare la nostra sicurezza”.

A parte il passaggio sull’Iran in cui i due presidenti si sono detti egualmente preoccupati per i possibili sviluppi del nucleare iraniano, l’incontro è stato frontale e brutale. Macron ha detto che Putin è un imperialista manipolatore della storia e dell’identità dei popoli e ha ripetuto che “è evidentemente piccato, perché le sue intenzioni sono state smascherate e ora non sa come rendere credibile la sua pretesa di passare per vittima, anziché di aggressore”. Il convitato di pietra anche di questo incontro resta il presidente cinese Xi Jinping con Macron, che si misura con lo sfarzo che ciascuno dei due dedica agli incontri ufficiali. E Xi Jinping, formalmente alleato di Putin, è come tutti i cinesi molto interessato a un possibile crollo dell’ultimo dei grandi imperi della storia per fare spazio al suo sovraffollamento.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.