Se tutto va bene, si potrebbe tornare a una semi-normalità ad agosto 2021. È questo lo scenario ideale tracciato da uno studio del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di sanità insieme alla Fondazione Bruno Kessler. Lo scenario è “ideale” perché sarà raggiunto solo a determinate condizioni e senza intoppi.

LE LINEE GUIDA – Punti cardine per raggiungere l’obiettivo sono: riportare i contagi a un tasso di incidenza al di sotto dei 50 casi per 100mila abitanti (oggi sono sopra i 200 in alcune Regioni), garantire un ritmo sostenuto di 500mila somministrazioni di vaccino al giorno, tenere l’Rt non superiore a 1. Così si potrebbe tornare a una simil-normalità con un tasso di decessi simili a quelli a cui siamo abituati della normale influenza.

LA VACCINAZIONE – Mantenendo l’attuale ritmo di vaccinazione, senza ritardi e intoppi, magari velocizzando per recuperare il tempo perso, la grande campagna potrebbe concludersi prima della fine del 2021. In questo modo, secondo lo studio, si evita l’80% dei potenziali decessi calcolati se non avessimo mai iniziato la campagna vaccinale. Secondo lo scenario migliore si potrebbe uscire dall’incubo esattamente tra un anno, nel marzo 2022.

IL RITMO DELLE VACCINAZIONI – Riguardo a una delle varianti fondamentali dello scenario, e cioè il ritmo di vaccinazione, lo studio ipotizza la somministrazione di 4 dosi di vaccino al giorno per ogni 1000 abitanti, quindi 240 mila iniezioni al giorno a partire dallo scorso gennaio. L’ipotesi è anche quella di una copertura del 75% della popolazione, con una priorità garantita alle fasce più deboli e una protezione da parte dei vaccini non solo dalla malattia e quindi dai sintomi ma anche dall’infezione vera e propria. Dimezzando le dosi giornaliere, invece, quindi con 2 dosi ogni 100 abitanti, il piano vaccinale si allungherebbe a due anni con un aumento della mortalità e l’allentamento delle restrizioni possibile a fine 2022.

L’IMMUNITA’ – L’incognita durata dell’immunità è invece imprevedibile. Se durasse sei mesi o meno di un anno, a partire dall’anno prossimo ci sarà la necessità di contastare una nuova ondata e quindi ci sarà la necessità di nuove norme risterittive. Il rischio di mortalità diventerebbe il quadruplo. Al problema della breve durata dell’immunità però per gli esperti potrebbe essere trovata una soluzione: “Se la prima campagna vaccinale durasse 13 mesi anche con una copertura breve sarebbe possibile avviare una seconda campagna di vaccinazione mantenendo comunque l’epidemia sotto controllo”, come cita il giornale Open.

Anche in questo caso dunque la rapidità del ritmo di vaccinazione si dimostra determinante. “Se c’è tale condizione” evidenziano anche gli scienziati, “ci si può aspettare il ritorno a uno stile di vita identico a quello pre-pandemia nel giro di 7-15 mesi a partire dallo scorso gennaio nella maggior parte degli scenari”. L’analisi mette però in guardia dal riaprire troppo velocemente dopo avere vaccinato anziani e persone fragili. In questo caso si potrebbe avere un aumento considerevole delle morti.

LE MUTAZIONI – Un’altra variante pericolosamente incalcolabile è quella delle mutazioni del Covid. Queste potrebbero far aumentare la trasmissibilità fino all’80% in più rispetto al ceppo originario. Questo potrebbe far aumentare le morti e stringere ulteriormente la cinghia delle norme ancora più a lungo. Poi c’è il fattore estate di cui lo studio non tiene conto. Resta solo da sperare che i numeri siano rispettati e che finalmente presto si potrà tornare a respirare.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.