Dopo Pasqua, anche il Natale potrebbe risentire di misure di prevenzioni restrittive volte al contrasto della pandemia da coronavirus. Se, infatti, ad aprile l’Italia era nel bel mezzo di un lockdown totale, in occasione delle festività natalizie la situazione potrebbe essere molto simile, sebbene con regole e provvedimenti più flessibili.

Dopo una nuova stretta avvenuta in autunno con la messa in atto delle zone gialle, arancioni e rosse, nel mese di dicembre potrebbe esserci un lieve allenamento delle disposizioni anti-contagio soprattutto per favorire il commercio e la ripresa della quotidianità sebbene restano punti fermi il coprifuoco e le norme anti-assembramento, a partire dai ritrovi familiari in occasione delle festività di Natale. Ciò che però potrebbe essere un’ottima misura anti-Covid è l’effettuazione di test diagnostici per la rilevazione dell’infezione da coronavirus.

Come riportato dal Ministero della Salute, i test diagnostici attualmente disponibili sono: i test molecolari, che permettono di rilevare, mediante tampone naso/oro-faringeo, la presenza di materiale genetico (RNA) del virus; i test sierologici, che rilevano l’esposizione al virus, evidenziando la presenza di anticorpi contro il virus, ma non sono in grado di confermare o meno un’infezione in atto, e i test antigenici rapidi, che permettono di evidenziare rapidamente (30-60 minuti), mediante tampone nasale, naso/oro-faringeo, salivare, la presenza di antigeni del virus.

Data la loro rapidità, questi ultimi potrebbero essere ciò che potrebbe salvare il Natale e permettere di poter incontrare la propria famiglia, anche se bisogna sempre tenere presente che la loro affidabilità non è a rischio zero. Infatti in molti casi i test rapidi non sono abbastanza sensibili da rilevare la presenza del virus se in presenza minima, cosa che accade agli inizi dell’infezione. Da un presunto contatto a rischio, sarebbe opportuno attendere almeno 48 ore prima del test.

I TEST RAPIDI – I test antigenici rapidi sono nuovi tipi di test sviluppati negli ultimi mesi potenzialmente utili soprattutto per le indagini di screening. Infatti questi strumenti offrono risultati più rapidamente, nell’arco di 30-60 minuti come indicato anche dall‘Istituto Superiore di Sanità, con minor costo e senza la necessità di personale specializzato. Anche se vista la crescente adesione da parte della maggior parte delle regioni italiane e dato il loro uso sempre più frequente, i tempi stanno variando diminuendo tra i 10-30 minuti.

Analogamente ai test molecolari, gli antigenici sono di tipo diretto, ossia valutano direttamente la presenza del virus nel campione clinico, a differenza dei test sierologici che sono di tipo indiretto, cioè rilevano la presenza di anticorpi specifici che indicano una infezione pregressa o in atto. A differenza dei test molecolari, però, i test antigenici rilevano la presenza del virus non tramite il suo acido nucleico ma tramite le sue proteine, ossia gli antigeni. Questi test contengono come substrato anticorpi specifici in grado di legarsi agli antigeni virali del Covid-19 ed il risultato della reazioni antigene-anticorpo può essere direttamente visibile a occhio nudo o letto mediante una semplice apparecchiatura sul posto senza la necessità di essere effettuato in un laboratorio.

Per questo infatti le regioni hanno dato l’autorizzazione a eseguire i test rapidi ai medici di Medicina Generale, agli ambulatori privati e alle farmacie. Come riporta Federfarma, le uniche farmacie che hanno dato il via ufficiale all’effettuazione dei test antigienici sono in Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Abruzzo, Provincia autonoma di Trento, Marche e Veneto. In Lombardia i test saranno esclusi dal Servizio Sanitario Nazionale, ma ogni regione stabilisce le proprie regole. Il costo dipende dalle singole regioni, farmacie e ambulatori anche se in molte regioni i test sono gratuiti per determinate categorie e fasce della popolazione, come ad esempio l’Emilia Romagna, che ha fatto da apripista, i  cui test sono gratuiti per studenti e personale scolastico. Mentre nel Lazio è a carico del cittadino, così come si sta pensando in Piemonte. In linea generale il costo varia dai 16 ai 22 euro, comunque una cifra inferiore ai test sierologici.

In ogni caso è bene tenere presente che il test può risultare negativo se la concentrazione degli antigeni è inferiore al limite di rilevamento del test, come ad esempio nel caso in cui il prelievo è stato eseguito troppo precocemente rispetto all’ipotetico momento di esposizione o se il campione è stato prelevato, trasportato o conservato impropriamente. Per questo, i produttori di tali kit evidenziano che un risultato negativo del test non esclude la possibilità di contagio da coronavirus e la negatività del campione dovrebbe essere confermata mediante test molecolare.

Fino ad oggi non vi sono sufficienti studi pubblicati che, a fronte di contesti specifici e di una ampia casistica, forniscano indicazioni sulla sensibilità e specificità di questi test rapidi. Allo stato attuale, i dati disponibili dei vari test per questi parametri sono quelli dichiarati dal produttore: 70-86% per la sensibilità (dove “alta sensibilità” corrisponde a pochi falsi negativi) e 95-97% per la specificità (dove “alta specificità” corrisponde a pochi falsi positivi).

I test rapidi dunque, vista anche la crescente fruibilità nelle postazioni facilmente accessibili ai cittadini, potrebbero essere un’alternativa valida per poter incontrare i propri parenti in modo più sicuro e consapevole, contribuendo massivamente al contrasto anti-contagio. Ma data la variazione della loro affidabilità che non raggiunge la percentuale del 100%, è sempre bene continuare a seguire le regole anti-Covid come distanziamento sociale, uso delle mascherine e lavaggio delle mani.