Già consigliere comunale appena uscito dall’università, Gennaro Migliore ha attraversato il centrosinistra da Bertinotti a Renzi. Deputato alla seconda legislatura, è stato sottosegretario alla Giustizia con i governi Renzi e Gentiloni. In vista delle elezioni amministrative a Napoli vuole correre per le primarie con un progetto alternativo all’asse Pd-Cinque Stelle. Il primo obiettivo? Far dimenticare de Magistris.

Dopo il caso Report emerge una persecuzione vera contro Renzi e Italia Viva. Cosa ne pensa?
Una cosa ben strana che il servizio pubblico incontri per caso una professoressa che per 40’ registra un incontro in autogrill. Ho avuto la fortuna di vedere l’intervista integrale di Renzi che ha risposto a tutto ribattendo a un filo narrativo pregiudiziale. Spero ci sia presto una risposta del Ministero delle finanze a proposito del presunto pagamento di fonti per Report. Siamo di fronte a una situazione paradossale dal punto di vista dell’attacco del giornalismo d’assalto a Matteo Renzi. Un giornalismo a tesi che lascia sconcertati. E che mi lascia esterreffato anche per il silenzio del Pd. Sono d’accordo con l’editoriale di Sansonetti: si sta tentando di distrarre l’attenzione pubblica da quello che sta succedendo intorno alla magistratura, nel Csm e non solo.

Materia su cui Italia Viva caldeggia una commissione di inchiesta.
Penso che una seria commissione di inchiesta possa essere fondamentale per approfondire uno dei drammi più delicati che affliggono la vita sociale e democratica del Paese.

E la Loggia Ungheria, che cos’è?
Sono indispensabili approfondimenti giudiziari per capire quale sia la gravità del caso. Mi limito a vedere quel che non sta funzionando, e che è già di per se stesso clamoroso: le deposizioni di Amara e il comportamento di Davigo non possono entrare in un porto delle nebbie, vanno chiarite nelle aule giuste.

Napoli è stata amministrata da un ex magistrato.
De Magistris è stato un magistrato e un amministratore sui generis. Dimostra che dare il Comune in mano a un Torquemada può dare solo effetti negativi.

Com’è la Napoli che esce dalla gestione De Magistris?
È una Napoli che ha visto tragicamente mantenere le sue premesse: aveva promesso di scassare il sistema e così ha fatto. Ha scassato tutto, nel bilancio e perché non c’è una sola parte della città che sia in piedi. Se guardiamo alla manutenzione urbana, alla gestione dei rifiuti, al debito che va verso lo sforamento dei tre miliardi, senza contare le partecipate, vediamo come si stia parlando di una delle peggiori amministrazioni della storia d’Italia.

A proposito di debito, soddisfatto per la quota Sud e la quota Napoli?
Pur avendo incrementato il fondo per il Mezzogiorno, il maggior deficit che scontiamo è dato dalla mancanza di programmazione adeguata da parte delle amministrazioni. Penso che il tema fondamentale sia di utilizzare questi fondi che al di là della percentuale ancora da incrementare, vanno usati fino in fondo. Cosa mai scontata quando parliamo del Sud.

Lei è in campo?
Io ho chiesto con forza le primarie. E ho detto che sarei candidato per le primarie: il mio obiettivo è quello di intervenire in un dibattito che si era sostanzialmente chiuso in un accordo tra Pd e M5S, che al momento non c’è in nessuna grande città d’Italia e che si vorrebbe trasformare in una specie di laboratorio sulla pelle dei napoletani. Io credo alle primarie, così come si fanno a Torino, a Bologna, a Roma. Primarie di coalizione in cui una serie di forze riformiste diranno di no a una egemonia preconcetta tra Pd e Cinque Stelle.

Il candidato di Italia Viva può vincere a Napoli?
Sono innanzitutto un candidato di Napoli, città dove faccio politica da tanti anni. La mia casa politica è Italia Viva, e lo rivendico, ma la mia casa nella vita è Napoli, e la mia storia riunisce il centrosinistra.

Di nomi ne girano. Roberto Fico, ad esempio.
Di Fico ho stima personale, è una ottima persona. Ma per fare questo percorso dovrebbe mettersi sullo stesso livello degli altri candidati, per iniziare, rinunciando subito a presiedere Montecitorio. Finché non lo fa, non è in campo. Non si può fare la campagna né con lo scettro di presidente della Camera né con la toga addosso, come sta facendo Catello Maresca che si fa finta di non vedere.

Bassolino è stato un maestro per la scuola del centrosinistra napoletano.
Bassolino è stato un punto di riferimento per me che nel 1997 ero giovanissimo consigliere comunale; io mi affacciavo alla politica, lui era già al secondo mandato come sindaco. È una personalità impressa nella storia ma Napoli deve guardare avanti, al suo rinnovamento.

Tre priorità per una Napoli Migliore, se permette il gioco di parole.
Innanzitutto bisogna fare un piano molto incisivo per battere la povertà educativa. Sono convinto che la stagione di grande sofferenza sociale che stiamo vivendo deve essere affrontata con una grande forza, a partire dalle generazioni più giovani. L’evasione scolastica è una brutta piaga. Seconda cosa: lavorare a un nuovo piano per il settore edilizio, riqualificando l’housing sociale senza consumo di suolo. Restituire delle case decenti a chi è stato costretto a vivere in aree molto degradate. La terza priorità è quella di non avere alcun pregiudizio sull’impresa privata, e fare del Recovery plan la leva pubblica per attrarre capitali privati da rivolgere alla trasformazione energetica, ambientale e urbanistica della città.

Il tema del lavoro è tra quelli che Napoli soffre di più. Cosa può fare un sindaco per incentivare le politiche attive?
Due aspetti tra quanto dicevo: serve una buona edilizia, non speculativa ma riqualificativa. E serve investire sul territorio nel rispetto della storia produttiva di Napoli. La desertificazione industriale è stata frutto di scelte anche di carattere nazionale che va rovesciata. Da alleati del governo regionale e nazionale vogliamo agire sugli strumenti per ridare lavoro.

L’emergenza Covid ha piegato imprese e negozi, c’è da stare attenti alla camorra, da dare un occhio in più all’usura…
Da componente della commissione Antimafia ho sempre pensato che questo debba essere un tema trasversale e non di parte; la battaglia per la legalità deve coinvolgere tutti i candidati.

In passato le istituzioni sono state un po’ scollate tra loro, in Campania…
Infatti. Chiunque si candidi a guidare la città di Napoli deve avere un approccio completamente diverso con la Regione Campania, il teatrino degli scontri istituzionali tra Comune e Regione deve lasciare il passo a una stagione di collaborazione istituzionale nell’interesse di tutti.

E poi bisogna riportare i cittadini a votare.
Dobbiamo riaprire alle tante energie buone della nostra città, tornare a dare entusiasmo. L’asse Pd-Cinque Stelle è un asse immaginario, mai realizzato alle amministrative. Si torni a dare la parola ai napoletani, a partire dalle primarie.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.