"Hanno sbagliato ma sono tutti privi di precedenti e carichi pendenti"
Rider pestato e rapinato, istanza al Riesame dei baby aggressori: “Casa famiglia meglio del carcere, li recuperiamo”
I baby-aggressori del rider Giovanni Lanciato, picchiato e rapinato dello scooter a Napoli la notte tra l’1 e il 2 gennaio scorsi, hanno presentato attraverso i rispettivi avvocati istanza al tribunale del Riesame per chiedere la revoca del provvedimento cautelare in carcere.
Gli avvocati dei quattro minori, Carlo Ercolino, Caterina Sanfilippo, Luca Mottola e Raffaele Pottieri, ritengono che i giovani non meritino la misura cautelare in carcere. “Credo che debbano stare in una casa famiglia, non dico in permanenza, ma sicuramente non riteniamo giusta la misura cautelare attuale – spiega Ercolino a LaPresse -. Parliamo di minori tutti privi di precedenti e carichi pendenti. I ragazzi sono alla prima esperienza, hanno sbagliato perché hanno commesso questa rapina, ma tentiamo di recuperali”, conclude il legale.
Dello stesso avviso il legale Diego Abate, avvocato di uno dei due ventenni coinvolti nella vicenda, che ha presentato istanza al Riesame stamattina. E’ annunciato per la giornata di domani, 13 gennaio, l’appello da parte dell’avvocato Giovanna Cacciapuoti che difende il secondo maggiorenne.
Il gruppo, reo confesso, è accusato di concorso in rapina aggravata dalla crudeltà. Aggravante che i legati puntano ad annullare. Per i quattro minori (due di 17 anni e due di 16 anni) il gip Marina Ferrara del Tribunale per i Minorenni di Napoli ha disposto, il 7 gennaio scorso, la custodia cautelare presso in istituto penale minorile. Tra lunedì e martedì prossimo dovrebbe essere convocata l’udienza per discutere la richiesta dei legali.
“Erano ubriachi, è stata una bravata, non roviniamogli la vita, sono tutti ragazzi che lavorano”. Sono le parole dei parenti dei giovani, quattro minorenni e due maggiorenni (tutti dell’area nord di Napoli), riferite al Riformista il 4 gennaio scorso all’esterno della Questura di via Medina a Napoli, subito dopo l’esecuzione del decreto di fermo da parte dei Falchi della Squadra Mobile.
“Hanno commesso una bravata ed è giusto che paghino” commenta un uomo, familiare di uno dei destinatari del provvedimento restrittivo che ha portato quattro minori al Centro di Prima Accoglienza dei Colli Aminei. “Erano scesi di casa per mangiare un panino, poi hanno bevuto e ubriachi hanno commesso la rapina” aggiunge.
La gang, tuttavia, si trovava in strada in un orario non consentito: alle 22 è in vigore il coprifuoco e sia il primo che il 2 gennaio Napoli, così come tutta Italia, era in zona rossa anche se i controlli, soprattutto nelle zone periferiche della città sono quasi inesistenti. “E’ difficile trattenerli a casa” commenta l’uomo “ma vi assicuro che sono tutti ragazzi che lavorano: c’è chi fa il falegname, chi lavora in una salumeria, chi va a lavorare come muratore“.
Nel decreto di fermo firmato dal sostituto procuratore Nicola Ciccarelli emerge che il gruppo entrato in azione si trovava in sella a due scooter, uno con la targa contraffatta, l’altro rubato nelle ore precedenti. Secondo la testimonianza del rider, erano armati di una pistola (senza tappo rosso, non è chiaro se scenica) e di un coltello.
“Credetemi – prosegue il familiare – anche io vengo da un passato difficile, con diversi anni di carcere alle spalle, ma questi sono ragazzini che hanno commesso una leggerezza. Basta vedere le immagini della rapina: erano impacciati, disorientati. Una bravata dettata dall’alcol che avevano bevuto poco prima”.
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