Il ministro Bonafede presenta oggi al Consiglio dei ministri la sua “riforma” del Csm, ma lei onorevole Pierantonio Zanettin, che ha presentato una proposta di legge basata sul sorteggio, continua a lanciare critiche alle anticipazioni uscite sulla stampa, in particolare alla nuova legge elettorale.
Bonafede e la sua maggioranza propongono per l’elezione del nuovo Csm un sistema bizantino e cervellotico, che, a parole, dovrebbe tagliare le unghie alle correnti, ma che invece le istituzionalizza e le renderà decisive come non mai: altro che legge “spazzacorrenti”!

Ci può spiegare meglio perchè esprime un giudizio così drastico?
Partiamo dai collegi uninominali, che dovrebbero corrispondere alle Corti di Appello. Si prevede che viene eletto solo chi al primo turno ottiene il 65% di voti. Una percentuale del tutto irrealistica, che nessun candidato raggiungerà mai, se si pensa che è di dieci il numero minimo di candidati per collegio. Andranno al ballottaggio, non i primi due, come in genere accade nei sistemi a doppio turno, ma i primi quattro. Una assurdità! Quattro sono anche le preferenze, che si potranno esprimere al primo turno. Guarda caso quattro sono anche le correnti della magistratura. Questo sistema così complicato renderà inevitabili desistenze e accordi al secondo turno tra i diversi gruppi associativi.

Eugenio Albamonte, ex presidente Anm, esclude tale rischio, sostenendo che è poco plausibile che nel secondo turno una corrente decida di scomparire.
Chiedo allora a lui a cosa serve il secondo turno. Se davvero fossero esclusi accordi, il secondo turno non servirebbe a nulla e rimarrebbe congelata la classifica maturata nel primo.

Il testo del ministro prevede però anche l’ipotesi del sorteggio, non la considera una apertura alla sua proposta di legge?
Quello contenuto nel testo della maggioranza è un sorteggio da applicare solo qualora in un collegio non si raggiunga il previsto numero di candidati. Serve per evitare che le quattro correnti presentino solo quattro candidati per collegio, come in passato accadeva per la quota dei pubblici ministeri. Peraltro annoto che l’Anm già esprime un dissenso netto anche a questa ipotesi residuale di sorteggio.

Quella è la posizione dell’Anm, ma altre correnti mi pare si dimostrino invece più aperte al sorteggio
Proprio di recente Magistratura Indipendente, in modo ufficiale, ha elaborato un documento nel quale propone il sorteggio della rosa dei candidati. Su queste posizioni da tempo è anche Sebastiano Ardita di Autonomia ed Indipendenza. Sono posizioni molto coraggiose, che dimostrano che una parte della magistratura vuole davvero voltare pagina.

Secondo lei, con chi si è confrontato il ministro prima di elaborare la sua proposta?
La proposta del collegio uninominale tende a un sostanziale bipolarismo, che nel concreto favorirà Area, il cartello della sinistra giudiziaria, e penalizzerà le altre anime della magistratura. Immagino che il confronto sia avvenuto con l’Anm, al cui vertice oggi siede Luca Poniz, storico esponente di Magistratura Democratica.

C’è qualcosa che salva nella proposta del ministro?
Ci sono aspetti di dettaglio, che in astratto, si possono anche condividere, come ad esempio un ruolo più ampio riconosciuto agli avvocati nei consigli giudiziari o lo stop alle “porte girevoli”, per cui da anni mi batto anche io. Nel complesso però il giudizio è molto negativo.
Quella che a parole vorrebbe essere una “riforma epocale” in realtà è solo una “finta riforma”, che non scalfisce il potere delle correnti ed anzi tende a favorirne una rispetto alle altre. È passato ormai più di un anno da quando è scoppiato l’affaire Palamara. Il rischio è che si voglia cambiare tutto, perché gattopardescamente tutto resti come prima. Spero quindi che in Parlamento possa aver luogo un franco dibattito e che non accada, come si verifica ormai di frequente, che la maggioranza blindi il testo.