Beppe Grillo, garante ma non troppo. Il leader storico del Movimento è stato a Roma dove ha incontrato i parlamentari e il capo politico, Giuseppe Conte, per discutere un nuovo accordo a valle del quale, apprende Il Riformista, avrebbe accettato di fare un passo indietro. L’incontro romano, accompagnato da uno show del comico sul palco del teatro Brancaccio, ha visto Grillo e Conte insieme in una serie di foto opportunity ad uso dei rotocalchi. Sorrisi, abbracci, risate. In pubblico.

In privato, tra i due non sembra correre più il buon sangue dei vecchi tempi. Tanto che il contratto di consulenza per la comunicazione che lega Grillo al partito, che andrebbe rinnovato ad aprile, è oggetto di una verifica contabile che solo alcuni mesi fa sarebbe stata impensabile. Trecentomila euro sono tanti, per le casse esangui del Movimento. E la “consulenza di comunicazione” appare più una royalty sui diritti del brand che una effettiva attività a favore dei gruppi. Che Grillo conosce ormai poco, in forza del ricambio voluto da Conte alle elezioni di settembre. Ed ecco che i 5 Stelle organizzano una gita di gruppo per andare ad applaudire il capo comico al Brancaccio. Un passaggio di appeasement che passa per la firma di un accordo: una manleva del nuovo Movimento nei confronti delle responsabilità legali di Beppe Grillo rispetto alle cause in corso. E non solo.

Una fonte interna racconta di come avrebbero anche parlato dei circa 30mila euro che il ‘vecchio’ M5S deve dare ad alcuni iscritti dopo l’accoglimento dell’appello sull’impugnazione delle modifiche statutarie del 2017 (impugnazione che portò alla fondazione di una nuova omonima associazione nel dicembre 2017). Secondo voci ufficiose il nuovo M5S si è fatto carico della manleva per le cause del vecchio M5S, che altrimenti avrebbe dovuto pagare Grillo in prima persona. Alle prese con le ristrettezze autoimposte dalla battaglia per la riduzione dei parlamentari, il Movimento è il soggetto che vede il maggior numero di suoi ex deputati rimasti nei Palazzi come figure di staff per i nuovi eletti. È il caso di Vittorio Ferraresi, ex sottosegretario alla Giustizia nei governi Conte I e II, che è rimasto alla Camera come mentore di Valentina D’Orso, avvocata palermitana che il M5S eletta in commissione Giustizia.

E così Giulia Sarti, che dopo essersi battuta per il limite dei due mandati è rimasta a Montecitorio, contrattualizzata nel legislativo del Movimento. Ed è un caso di porte girevoli anche quello di Carlo Sibilia, che Grillo all’indomani delle elezioni del 2013 aveva indicato nel gruppo di punta insieme a Di Maio, Di Battista e Fico. Sibilia ha raggiunto il limite dei due mandati ma si è limitato a fare un passo di lato: è tuttora impiegato nei gruppi parlamentari pentastellati. Grandi staff tra legislativo, comunicazione per Giuseppe Conte che anche ieri in aula ha approfittato di un discorso scritto per replicare alla premier, Giorgia Meloni. In un affondo – il cui video è subito diventato virale – ha attaccato il dirigente indicato da Fdi, colpevole di aver usato le parole di Mussolinipronunciate all’indomani del delitto Andreotti”. I suoi lo hanno applaudito senza fare una piega.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.