Ha assistito allo stupro della madre e della sorella di 15 anni da parte dei soldati russi. Ha visto con i sui occhi le due donne mentre venivano picchiate con estrema crudeltà e poi è rimasta per quattro giorni accanto ai loro cadaveri. Protagonista dell’ennesimo, brutale episodio di violenza e orrore che arriva dall’Ucraina è una ragazza di 17 anni, risparmiata dalle truppe russe solo perché considerata ‘brutta’.

La giovane ha trovato la forza di raccontare la sua drammatica storia agli psicologi di una linea speciale per l’assistenza psicologica, istituita dal governo ucraino. Poi, insieme alla nonna, ha acconsentito a renderla pubblica. La sua testimonianza è stata diffusa sui social dalla commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino Lyudmila Denisova. 

La drammatica testimonianza

La ragazza viveva a Irpin, cittadina a nord ovest della capitale Kiev, tristemente nota per le tante atrocità commesse dagli occupanti dall’inizio del conflitto, tra palazzi sventrati e civili giustiziati. Ha riferito di aver visto tre occupanti violentare la mamma e la sorella minore. Entrambe sono poi morte a causa delle ferite riportate. “In stato di shock, la giovane è rimasta nella casa insieme ai cadaveri per 4 giorni” si legge sul post pubblicato su Facebook di Lyudmila Denisova. “Dopo la liberazione della città è stata in grado di raggiungere la nonna. Ha riferito che mentre i suoi parenti venivano uccisi, lei è stata trattenuta ma non è stata toccata, ‘perché  sono brutta’. Hanno detto: ‘falla vivere e passa agli altri’.

Un team di psicologi si sta occupando ora della diciassettenne, sottolinea la Denisova, che denuncia inoltre come ogni giorno nei territori liberati emergano nuove prove “degli orribili crimini sessuali condotti dai russi”. 

“Le atrocità della guerra non risparmiano nessuno”

Dal primo aprile oltre 400 persone si sono rivolte alla linea per il supporto psicologico creata con il supporto dell’Unicef, sottolinea Lyudmila Denisova: la maggior parte delle richieste di aiuto sono legate proprio ai crimini sessuali commessi dagli occupanti.

La psicologa e psicoterapeuta Oleksandra Kvitko fa parte del gruppo di professionisti che, dall’inizio della guerra in Ucraina, lavorano presso la linea telefonica per l’assistenza psicologica. In un’intervista rilasciata ai media ucraini ha spiegato che le vittime degli stupri sono soprattutto donne, ma ci sono anche molti bambini e uomini. La vittima più giovane di cui si sta occupando ha appena 10 anni.

 “Le atrocità della guerra non risparmiano nessuno” afferma. “Le prime vittime di violenze sessuali hanno cominciato a rivolgersi a me qualche tempo dopo la liberazione della regione di Kiev – aggiunge -. Sono passati tre o quattro giorni, le chiamate sono iniziate e non sono ancora finite“. 

Testimonianze di stupri e violenze arrivano ormai da settimane da diverse città dell’Ucraina. Il 12 aprile scorso Lyudmila Denisova aveva denunciato lo stupro sistematico di 25 ragazze in uno scantinato di Bucha.