I cambi di collegio sono sempre più frequenti nelle aule di tribunale e il valzer di giudici finisce per mortificare il giusto processo e i diritti dell’imputato. «I prevedibilissimi e nefasti effetti scaturenti dalla sentenza Bajrami stanno modificando radicalmente, quantomeno nel distretto di Napoli, ma non crediamo che la situazione sia particolarmente diversa negli altri tribunali italiani, le modalità attraverso le quali viene esercitata la giurisdizione», si legge in una nota che la Camera di Napoli, presieduta dall’avvocato Marco Campora, ha inviato ai capi degli uffici giudiziari napoletani.

«Il nostro sistema processuale, per quanto imperfetto e per quanto costantemente sabotato dai “nostalgici” del rito inquisitorio che già quaranta anni fa aveva dimostrato la sua incompatibilità con i principi di una moderna democrazia occidentale, si fondava su pochissime certezze. Una di queste, forse la più importante, era che il processo fosse deciso dallo stesso giudice che aveva assunto le prove». Ma nella pratica ormai così non è, tanto che a livello nazionale l’Unione Camere penali italiane, presieduta dall’avvocato Gian Domenico Caiazza, ha fissato per il 27 e il 28 giugno due giorni di astensione dalle udienze e ha organizzato a Roma una manifestazione nazionale. «Assistiamo quotidianamente ad un continuo tourbillon di giudici; a processi in cui ad ogni udienza vi è un giudice diverso; a mutamenti di collegi che intervengono all’esito di complessissime istruttorie dibattimentali (durate sovente anni) con la conseguenza che, non infrequentemente, la sentenza è emessa da chi non ha partecipato all’escussione di neppure un testimone. Si è creata una nuova figura di giudice: il “giudice passante” che entra in aula, dirige come un vigile il processo, ascolta il testimone e se ne va, consapevole che non spetterà a lui/lei decidere quella causa», si sottolinea nel documento che l’altro giorno la giunta della Camera penale napoletana ha inviato ai capi degli uffici giudiziari.

«Sfruttando oltremodo le “potenzialità” dei principi espressi nella sentenza Bajrami sono stati addirittura soppressi dei collegi e non pochi processi vagano nel limbo in attesa di trovare una definitiva sistemazione. Ed in ogni caso la sentenza sarà emessa da chi a quel processo non ha partecipato». Non appare più credibile la motivazione con cui spesso indicata i capi degli uffici giustificano il valzer di collegi: mancanza di personale e carenza di giudici. Né si può ancora accettare che le conseguenze ricadano sul cittadino, sulla qualità della giurisdizione il peso di una macchina organizzativa obsoleta, fatiscente. Nel documento, la giunta della Camera penale napoletana cita l’iniziativa di dell’avvocato Vincenzo Siniscalchi, decano del Foro di Napoli, e l’avvocato Gaetano Balice, ex segretario della Camera penale partenopea, che in una lettera hanno evidenziato le distorsioni che si stanno verificando nel tribunale partenopeo a causa dell’utilizzo “spregiudicato” e reiterato delle nuove possibilità offerte dalla sentenza Bajrami.

In particolare, hanno denunciato il caso di un processo che dopo anni di istruttoria è stato d’embleè trasferito dinanzi ad un altro collegio poiché quello precedente era stato soppresso. «Questo – si legge nel documento della giunta napoletana – è solo uno dei casi che si stanno verificando nel Tribunale partenopeo da circa tre anni». «La realtà – si aggiunge – è che da tre anni nel nostro Tribunale si stanno celebrando dei simulacri di processo ove viene costantemente violato il principio fondante il rito accusatorio e, cioè, l’oralità e l’immediatezza del contraddittorio». «Peraltro l’applicazione automatica e “spensierata” dei principi contenuti nella Bajrami rischia di produrre migliaia di sentenze viziate da nullità». Nella Bajrami, infatti, i giudici delle Sezioni unite non hanno decretato il funerale dell’oralità né hanno ritenuto non più rilevanti e degne di valutazione tutte le modalità di comunicazione non verbale del testimone.

In quella sentenza è stato evidenziato che il mutamento del giudice non comporta necessariamente la necessità di rinnovazione dell’istruttoria, a patto che il giudice subentrante sia messo nelle condizioni di avere il medesimo bagaglio conoscitivo del giudice dinanzi al quale sono state assunte le prove. E non è un caso che nella sentenza Bajrami si faccia espresso riferimento alla video-registrazione delle udienze quale modalità per superare l’obbligo di rinnovazione. «Ebbene – scrive la giunta guidata dall’avvocato Campora – oggi nel Tribunale partenopeo nessuna udienza è videoregistrata e dunque nessun giudice subentrante può oggettivamente avere le medesime conoscenze del giudice che ha assunto la prova.

Ergo, in nessuno dei processi in cui vi è stato il mutamento dell’organo giudicante son stati rispettati i principi (già di per sé elastici e di dubbia compatibilità con le norme del codice di rito) sanciti nella sentenza Bajrami. Non è un problema di poco conto. Ed è un problema che dovrebbe preoccupare tutti gli attori della giurisdizione (in primis, i giudicanti)». Invece nessuno sembra preoccuparsi, la sentenza Bajrami come una sorta di “liberi tutti” alimenta una giostra di trasferimenti di giudici senza più nemmeno la preoccupazione che i processi debbano ricominciare daccapo. «La crisi della giustizia – concludono i penalisti napoletani – è figlia, più che degli scandali che si sono succeduti negli ultimi anni, di una gestione quotidiana sovente autoreferenziale e insensibile ai diritti dei cittadini. Una gestione concentrata principalmente a soddisfare più gli interessi personali dei suoi operatori (volontà di cambiare ruolo o funzione; di lavorare più vicino casa; ambizioni di carriera …) che quelli della collettività». Di qui la richiesta di fermare il valzer dei giudici e cambiare musica.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).