Restrizioni, carenze, organizzazione, lungaggini, disastro carceri. Si concentra su cinque «punti dolenti» la relazione della Camera penale di Napoli in occasione del bilancio che accompagna la tradizionale apertura dell’anno giudiziario. La cerimonia inaugurale si svolgerà questa mattina, con modalità da remoto e limitazioni imposte dalla pandemia. Nel documento, che verrà letto dal presidente della Camera penale Marco Campora, si punta il dito in particolare contro l’organizzazione delle udienze, contro la loro celebrazione a porte chiuse, contro le difficoltà in cui versa ormai da tempo la Corte d’Appello a causa della carenza di giudici, dei frequenti cambi all’interno dei collegi giudicanti, e contro le disastrose condizioni in cui versano le carceri ma anche i Tribunali di Sorveglianza.

«L’organizzazione delle udienze attraverso la previsione di stringenti fasce orarie, accorgimento semplice che più di ogni altro ha l’efficacia di prevenire la diffusione del contagio all’interno delle aule di giustizia – sottolinea il presidente Campora – continua a essere applicata solo a macchia di leopardo. E non solo. Spesso si fissano più procedimenti al medesimo orario determinando così una simultanea presenza in una stessa aula di decine e decine di soggetti, con conseguenti e seri rischi per la salute di tutti». Il riferimento è ovviamente ai rischi di contagio per via della pandemia in atto. Di qui il bilancio del difficile anno che si è da poco concluso e le richieste per sperare in minori criticità nell’anno giudiziaria che oggi viene ufficialmente aperto. «Va posta fine alla celebrazione delle udienze a porte chiuse senza la presenza del pubblico – spiega il presidente dei penalisti napoletani -. Un processo segreto rischia di degradare a mero simulacro, che produce sentenze prive di ogni forma di controllo democratico e quindi di sufficiente legittimazione». Altro nodo, quello dei giudici della Corte d’Appello.

Un nodo di cui giovedì ha parlato anche il presidente della Corte di Appello di Napoli Giuseppe De Carolis di Prossedi. «La carenza di giudici – afferma Campora – sta alimentando la prassi di prevedere assegnazioni temporanee, della durata di pochi mesi, di giudici che esercitano altre funzioni con il risultato che si assiste, salvo che per i procedimenti suscettibili di essere definiti in un’unica udienza, a un frequente tourbillon di giudici che, di fatto, si limitano a partecipare passivamente solo ad alcune udienze in quanto sanno che non parteciperanno poi alla deliberazione finale». C’è dunque da auspicare che i Tribunali, spiega Campora, «si dotino quanto prima di un’adeguata organizzazione che consenta di relegare ad evenienza del tutto eccezionale la modifica, in corso di processo, dell’organo giudicante». Più organizzazione si tradurrebbe anche in maggiore efficienza, e spesso anche in minori lungaggini. L’eccessiva durata dei processi, si sa, è una delle spine nel fianco dei nostri Tribunali, per non parlare dei Tribunali di Sorveglianza.

A ciò va aggiunta l’amara realtà del carcere. «Ci sono istituti di pena trasformati in discariche sociali, luoghi inidonei a consentire qualsiasi possibilità di risocializzazione». La Giunta della Camera penale ritiene che almeno negli ambiti della Corte di Appello di Napoli, «il Tribunale di Sorveglianza non sia, al netto dell’impegno e della dedizione pur esistenti , esente da colpe». I penalisti chiedono dunque, e ormai da tempo, decisioni più celeri alle loro istanze e «una maggiore presenza, peraltro prevista dalla legge, dei magistrati all’interno delle carceri per verificare costantemente il rispetto della dignità della persona ed evitare – conclude Campora – che possano esplodere quelle situazioni di conflittualità che hanno portato alle rivolte nei penitenziari e a conseguenti e spesso brutali repressioni».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).