Il 31 marzo terminerà lo stato di emergenza nazionale legato alla pandemia da Covid: cosa accadrà nel Palazzo di giustizia di Napoli? Si continuerà ad avere accesso contingentato nelle cancellerie? Le udienze davanti al giudice monocratico saranno sempre limitate come negli ultimi due anni? Gli avvocati dovranno ancora attenersi al sistema delle prenotazioni? I penalisti napoletani auspicano la fine di tutte le restrizioni che in questi due anni hanno caratterizzato (e limitato) l’attività a Palazzo di Giustizia.

La Camera penale, presieduta dall’avvocato Marco Campora, ha inoltrato una formale richiesta ai vertici degli uffici giudiziari: al presidente della Corte d’appello Giuseppe De Carolis di Prossedi, alla presidente del Tribunale Elisabetta Garzo, al dirigente amministrativo Jappelli. «Dal 1° aprile vengano eliminate tutte le restrizioni agli accessi presso le cancellerie del Tribunale e della Corte di Appello e si abolisca il fallimentare sistema delle prenotazioni, come già da tempo avvenuto per l’accesso agli uffici della Procura», si legge nel documento della Camera penale. «Si chiede, altresì, che venga eliminato il limite massimo di 20 procedimenti da trattare per ogni singola udienza dinanzi al giudice monocratico», aggiungono i penalisti evidenziando le criticità di tale organizzazione delle udienze. «Gli statini di udienza vengono pubblicati quasi sempre in ritardo, con inevitabili ripercussioni sull’attività professionale dei difensori e sul regolare svolgimento delle udienze».

Il problema non saranno certo le aule affollate. «L’obiettivo di evitare aule sovra-affollate può facilmente essere raggiunto attraverso la previsione (o meglio il rispetto, trattandosi di una disciplina esistente da quasi due anni) di stringenti fasce orarie per la celebrazione dei processi, senza continuare ad incidere negativamente sui diritti dei cittadini, i cui procedimenti sono rinviati o sospesi sine die – si legge nella richiesta della Camera penale – . Di contro, la prosecuzione del regime emergenziale (che non costituisce un obbligo imposto dalla legge ma una scelta discrezionale dei capi degli uffici) darebbe l’immagine di un sistema giudiziario autoreferenziale e sostanzialmente incapace di soddisfare le esigenze della collettività e dei cittadini».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).