Le trattative
Ucraina, spiragli per la pace: Putin apre ai colloqui con Biden ma rifiuta le condizioni poste dagli Usa
Ci sono spiragli di pace per il conflitto in Ucraina. A 282 giorni dall’inizio della guerra, scatenata dall’invasione delle truppe russe nel paese, il leader del Cremlino Vladimir Putin apre ad un possibile colloquio “per assicurare gli interessi della Russia”.
Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dall’agenzia Tass, dopo l’offerta di negoziati dal presidente americano Joe Biden dopo il vertice tenuto dal numero uno di Washington col suo omologo francese Emmanuel Macron. Peskov ha aggiunto che Mosca “considera la pacifica via diplomatica come la preferibile per raggiungere i suoi obiettivi”.
Tuttavia per Mosca è impossibile accettare la condizione posta dal presidente americano per le trattative, ovvero che prima di sedersi ad un tavolo le truppe di Mosca lascino il territorio ucraino.
Altro presupposto, ha fatto sapere il portavoce del Cremlino Peskov, per trattare sulla guerra in Ucraina riguarderebbe il riconoscimento da parte degli Stati Uniti delle repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk e gli Oblast’ di Kherzon e Zaporizhzhia, le regioni ucraine recentemente annesse alla Federazione dopo i referendum del 23 settembre scorso, considerati illegali dalla comunità internazionale. “La via preferita per risolvere la situazione in Ucraina è la diplomazia, ma gli Stati Uniti devono riconoscere come territorio della Federazione le regioni ucraine recentemente annesse”, ha detto infatti Peskov secondo quanto riferito dalle agenzie stampa russe.
Sullo sfondo c’è la questione del possibile mediatore tra le parti. L’uomo giusto sembra essere nelle ultime ore John Kerry, l’ex Segretario di Stato degli Stati Uniti dal 2013 al 2017 nell’amministrazione Obama e attualmente inviato speciale del presidente per il clima.
“È l’unico uomo di cui mi fido, l’unica persona seria e onesta capace di cercare una soluzione seria e giusta. ho parlato con lui più o meno 50 volte e lo conosco a fondo e questo è il momento in cui la ricerca della pace ha bisogno di un uomo come John Kerry”, era stato l’endorsement del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov in una conferenza stampa.
Scaricato invece come possibile interlocutore Papa Francesco, che ormai ha assunto, sostiene sempre Lavrov, posizioni “poco cristiane”, avendo il capo del cattolicesimo mondiale definito crudeli i combattenti ceceni e gli altri mercenari che il Cremlino sta usando in Ucraina.
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