Si sente dire sempre più spesso che è necessario partire dalla scuola. Lo si sente dire più frequentemente quando si è in odore di campagna elettorale, come in questo periodo, o quando accade un fatto di cronaca eclatante, in genere tragedie che ripropongono l’urgenza di garantire istruzione e sicurezza ai cittadini. Insomma, a parlare se ne parla ma i fatti, come si suol dire, stanno a zero.

Non stanno a zero invece i numeri che riguardano la povertà educativa e l’esclusione sociale di ragazzi e bambini, in Campania soprattutto ma un po’ in tutto il Sud dell’Italia e dell’Europa. Sono numeri che fotografano una realtà sempre in emergenza, in sofferenza tra diritti mortificati e opportunità negate. L’ultimo report di Eurostat e Openpolis rivela i dati più aggiornati. Si parte da una promessa: «L’esclusione sociale è un rischio concreto per i bambini che vivono nelle famiglie con maggiori difficoltà economiche. Una condizione dovuta a tanti fattori – economici, lavorativi, educativi, sociali – e proprio per questo molto difficile da misurare».

Tuttavia una stima, seppure approssimativa, è stata fatta e rivela che nel 2020, primo anno della pandemia, in Italia il 28,9% dei bambini e dei ragazzi con meno di 18 anni si è trovato in condizione di rischio povertà o di esclusione sociale. Con una crescita di quasi 2 punti rispetto al 2019, quando si era attestata al 27,1%. Non è andata meglio nel 2021, anzi: secondo i dati Eurostat c’è stato un ulteriore incremento nel corso dell’ultimo anno (29,7%). Si tratterebbe di una delle crescite più consistenti a livello Ue durante l’emergenza. In Italia i numeri sono sempre abbastanza critici e nel suo Sud ancora di più. Il nostro Paese è al quinto posto per incidenza di minori a rischio povertà educativa ed esclusione sociale dopo Romania, Bulgaria, Spagna e Grecia.

Quando si parla di povertà educativa ed esclusione sociale non si fa riferimento soltanto alla capacità di spesa delle famiglie ma anche altri fattori di disagio e tenendo conto del livello di reddito della popolazione di un territorio. Ebbene, più di un bambino su quattro è a rischio povertà assoluta e circa il 7 per cento dei bambini vive in una famiglia con grave deprivazione materiale, cioè non ha i mezzi per una vita dignitosa. Basti pensare che oltre un minore su quattro vive in una famiglia il cui reddito è inferiore del 60% a quello mediano, contro una media Ue del 18,9%. Una tendenza che, come emerge dallo studio di Openpolis, ricorda l’impatto dei divari nei livelli di istruzione nel determinare e rafforzare le disuguaglianze dei redditi. E con questo anche la condizione sociale della famiglia e dei minori che ci vivono. Esclusione sociale e istruzione viaggiano di pari passo.

Quanto il livello educativo incida sull’esclusione sociale è facilmente visibile se si confronta la quota di minori a rischio con il titolo di studio dei genitori. Nei tre maggiori paesi Ue, se i genitori hanno al massimo la licenza media, oltre la metà dei bambini e dei ragazzi si trova a rischio povertà o esclusione sociale. Una quota che nel nostro Paese raggiunge il 54,5% (meno della Germania – 57,9% – ma più della Francia 51,9%). Il rischio esclusione dei bambini aumenta al calare del titolo di studio dei genitori. Se si considera che in presenza del diploma da parte del genitore, il rischio povertà o esclusione sociale dei bambini cala al 29,6%, e si riduce al 9,3% in presenza di un titolo terziario come la laurea, in Campania siamo in presenza di numeri che rilevano rischi elevati ed elevate criticità.

Una tendenza che ci ricorda come la povertà educativa sia uno dei fattori che più contribuiscono ad allargare le distanze sociali e i divari economici. Puntando la lente sulla Campania, e in particolare sui capoluoghi di provincia, emerge il livello di vulnerabilità, a partire dalle caratteristiche di chi ci abita. Più è alto, maggiore è il rischio di disagio e vulnerabilità nella zona. Ebbene, a Napoli l’indicatore di vulnerabilità è stimato in 111,17 punti, a Salerno 102,60, a Caserta 100,98, a Benevento 102,04, ad Avellino 101,18. La strada per i diritti dei più fragili, di bambini e ragazzi, è ancora piena di ostacoli. Purtroppo.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).