La trattativa e le difficoltà delle tregua
A Gedda i pesi massimi della diplomaziam, Zelensky da bin Salman: Usa vogliono pace a qualsiasi costo
Oggi il vertice tra i delegati di Kiev e di Washington. L’Ucraina potrebbe proporre un cessate il fuoco parziale con la Russia. Arriva l’ok di Marco Rubio: «Promettente»

Per Kiev potrebbe essere l’ultima chiamata. Perché dopo il litigio dello Studio Ovale con Volodymyr Zelensky, Donald Trump non ha intenzione di fare marcia indietro. Tra lo stop alla condivisione dell’Intelligence, le pressioni per le elezioni, il blocco delle forniture militari e le aperture a Mosca, la Casa Bianca fa sul serio. E Zelensky non può permettersi di avere gli Stati Uniti come avversario. Trump è proiettato verso un accordo di pace da realizzare a qualsiasi costo, anche minacciando Kiev. E il viaggio in Arabia Saudita del presidente serve soprattutto a evitare la frattura definitiva con l’amministrazione Usa.
Ieri il leader ucraino è sbarcato a Gedda per incontrare il principe ereditario Mohammed bin Salman. Ma al netto delle relazioni bilaterali tra Ucraina e Arabia Saudita, l’obiettivo di Zelensky è stato soprattutto quello di sondare le posizioni di bin Salman e, di conseguenza, quella di Trump e di Vladimir Putin. Il principe saudita ha un ottimo rapporto con entrambi, ha ospitato il primo incontro di alto livello tra funzionari russi e statunitensi sull’Ucraina, ha mediato anche per gli scambi di prigionieri. E oggi, a Gedda, è previsto il vertice tra i delegati di Kiev e di Washington. Zelensky e Trump hanno deciso di inviare a questo incontro i “pesi massimi” delle rispettive diplomazie. L’Ucraina è rappresentata dal capo dell’ufficio presidenziale Andriy Yermak, dal ministro degli Esteri, Andriy Sybiha, dal titolare della Difesa, Rustem Umerov, e dal consigliere Pavlo Palisa. Gli Stati Uniti, invece, partecipano con il segretario di Stato, Marco Rubio, il consigliere per la sicurezza nazionale, Mike Waltz, e l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff. L’uomo per il Medio Oriente che The Donald ha scelto anche per fare da ponte tra Mosca e Kiev. Ed è chiaro che entrambi i governi vogliono che da questo summit arrivi una svolta decisiva.
L’obiettivo Usa è arrivare il prima possibile a un accordo di pace e, parallelamente, all’intesa sui minerali ucraini. Quella che Trump ha annunciato come l’accordo sulle “terre rare”. Il pressing su Zelensky è intenso, e l’ultimo intervento di Elon Musk ha confermato come nei confronti del governo di Kiev vi sia un vero e proprio assedio. Washington vuole capire se Kiev si è convinta a fare delle concessioni. E nonostante abbia ricevuto garanzie dall’Europa, il leader del Paese invaso sa quanto sia essenziale ricucire con il capo della Casa Bianca per riavere gli aiuti necessari a non vedere collassare il fronte. Tanto più ora che le forze russe continuano a conquistare villaggi nel Kursk e a premere in tutto il Donbass.
E proprio per questo, secondo il Financial Times, l’Ucraina è intenzionata anche a proporre “un cessate il fuoco parziale con Mosca sugli attacchi di droni e missili e sulle operazioni nel Mar Nero”. Un modo per mostrare a Trump di avere interesse a negoziare una pace nonostante il tycoon sia convinto che Kiev non sia disposta a trovare una via per la fine delle ostilità. Questi colloqui servono a “definire un quadro per un accordo di pace e un cessate il fuoco iniziale”, aveva detto Witkoff.
L’idea della tregua aerea e marittima può essere un passo importante. Anche perché serve pure come assist all’Europa, dal momento che erano stati proprio il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer a perorare questa possibilità. Ed è simbolico che nello stesso giorno del vertice di Gedda, a Parigi si tenga la riunione dei capi di Stato maggiore dei Paesi europei “volenterosi”: cioè quelli disponibili a inviare truppe di pace in Ucraina. L’incontro, voluto da Macron, arriva mentre l’ipotesi di una missione di peacekeeping si fa sempre più concreta. Mentre domani, di nuovo nella Capitale francese, è previsto un altro summit: quello dei ministri della Difesa di Francia, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito. Segno che i “big” d’Europa si stiano ormai muovendo compatti per capire come gestire il presente e il futuro di Kiev e della Nato.
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