Il mosaico siriano rischia di esplodere nei prossimi tre mesi, periodo di tempo che si è dato il nuovo governo provvisorio di Damasco. Al momento le autorità del premier Mohammed al-Bashir e dell’uomo forte Abu Mohammed al-Julani, il cui vero nome è Ahmed al-Sharaa, non sono in grado di garantire la sicurezza nelle città del Paese. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra, ha denunciato di aver ricevuto telefonate da parte di decine di persone residenti sia a Damasco che a Latakia le quali hanno subito assalti in casa, furti e violenze da parte di uomini armati.

Miliziani si aggirano infatti nei quartieri delle città con il volto coperto, alcuni dei quali hanno anche attaccato dei luoghi di culto cristiani. Ciò avviene mentre a nord le Forze siriane democratiche, curde, sono state costrette a lasciare Manbij e Deir el-Zour, a vantaggio delle milizie filo turche e di quelle jihadiste di Ha’ya Tahrir al Sham. Del futuro dei curdi e in generale della Siria, alla luce di quanto accade sul terreno, si parlerà venerdì ad Ankara quando il Segretario di Stato americano Antony Blinken visiterà la Turchia. Si discuterà degli sviluppi in Siria dopo la caduta di Bashar al-Assad considerato le differenti posizioni dei due paesi a riguardo. Se infatti gli Stati Uniti sostengono i curdi e aspirano ad una Siria federale, la Turchia vuole un sistema centralista che subisca la sua influenza temendo la ripetizione di un sistema come quello iracheno che ha consentito la nascita di una Kurdistan autonomo.

Resta la necessità del nuovo governo transitorio di rassicurare l’Occidente circa la sua capacità di governare. In questo quadro il nostro Paese è in prima fila ed è l’unico tra quelli europei e Occidentali a poter dialogare con Ha’ya Tahrir al-Sham, influenzando la fase di transizione. Questo perché il portavoce ufficiale del Dipartimento degli affari politici in Siria, Obaida Arnaout, ha reso noto che ha avuto luogo un incontro con gli ambasciatori di diversi paesi arabi a Damasco, tra cui Arabia Saudita, Iraq, Egitto e Giordania, oltre all’ambasciatore italiano, e “l’incontro è stato efficace e positivo”. Parlando alla Tv “al Jazeera” Arnaout ha affermato che gli ambasciatori “hanno espresso la loro soddisfazione per il pensiero ricevuto dal Dipartimento degli affari politici e hanno promesso che ci sarà un coordinamento elevato ed efficace con il nuovo governo”, sottolineando che “Doha aprirà la sua ambasciata a Damasco entro pochi giorni”, e anche l’aeroporto internazionale di Damasco tornerà a funzionare “il prima possibile”. Rispetto al nuovo “stato di diritto” della Siria Arnaout ha continuato: “Abbiamo inviato rassicurazioni a tutte le sette, compresi i cristiani riguardo ai loro soldi e alle loro chiese, così come ad altre sette come i drusi e altre etnie come i curdi, per sottolineare che la Siria è per tutti e che dobbiamo tutti coesistere ed essere partner nella costruzione di questo Paese”.

Per questo i governi stranieri “non dovrebbero preoccuparsi della situazione in Siria”. È con queste parole che al-Julani è intervenuto ieri cercando di rassicurare la Comunità internazionale sul futuro della Siria come comandante in capo della nuova amministrazione siriana. “I governi stranieri non dovrebbero preoccuparsi della situazione in Siria. La gente è esausta a causa della guerra e quindi il paese non è pronto a impegnarsi in un altro conflitto”. Il governo provvisorio siriano ha anche fatto sapere che “la vita in Siria sta gradualmente tornando alla normalità”. “Nella maggior parte dei governatorati e delle città con il ripristino dei servizi di base la situazione sta tornando alla normalità – ha aggiunto – inizia il ritorno in Siria degli sfollati dai campi al confine con la Turchia”.

Per provare quanto affermato, poco dopo arriva da Damasco la notizia che le forze di sicurezza del nuovo governo hanno scoperto un grande magazzino utilizzato per produrre e conservare droga, tra cui il Captagon. Il magazzino sequestrato era gestito dal fratello di Assad, Maher. Inoltre un funzionario a Damasco ha spiegato alla Tv “al Jazeera” che non c’è spazio per chi porta armi al di fuori delle istituzioni dello Stato. Il Portavoce del Dipartimento degli Affari Politici a Damasco Abida Arnut, ha aggiunto che “non ci sarà spazio per chi vuole trasportare armi fuori dagli apparati dello Stato. La Siria ha bisogno degli sforzi di tutto il suo popolo nel prossimo periodo. La rivoluzione ha molti quadri e non ignoreremo le esperienze esistenti in precedenza”.

Massimiliano Boccolini

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