La chiamano “punizione d’onore”. Un brutale omicidio di camorra è stato risolto a distanza di 10 anni. Salvatore Esposito, detto Totoriello venne ucciso e sciolto nell’acido il 27 settembre 2013 nella zona delle cave di Chiaiano. L’uomo era “colpevole” di aver avuto una relazione amorosa con la moglie di Giovanni Licciardi, un affiliato all’epoca detenuto in carcere e figlio del capoclan Gennaro Licciardi.

I carabinieri del Raggruppamento operativo speciale e del Comando provinciale di Napoli, hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare in carcere, emesso dal gip di Napoli su richiesta dalla locale Dda, nei confronti di 3 soggetti gravemente indiziati di associazione mafiosa, estorsione, omicidio e detenzione e porto d’arma da fuoco in concorso, reati aggravati dalla finalità di agevolare il clan Licciardi e l’Alleanza di Secondigliano.

L’indagine, sviluppata tra il gennaio del 2022 e febbraio del 2023, spiega una nota dell’Arma, “ha permesso di documentare, attraverso l’approfondimento di pregresse investigazioni, intercettazioni e pedinamenti, che consolidavano le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, l’operatività del clan Licciardi nel 2013 e il coinvolgimento degli indagati, nell’esecuzione dell’omicidio del sodale Salvatore Esposito detto ‘Totoriello’, scomparso il 27 settembre del 2013”.

Le indagini hanno permesso di ricostruire il movente, individuato nella “punizione d’onore”, per la relazione della vittima con la moglie di un appartenente alla famiglia Licciardi all’epoca detenuto, le fasi organizzative e preparatorie, attraverso le quali “gli indagati, attiravano la vittima in una zona periferica, impervia e boschiva della città di Napoli, a Chiaiano, all’interno di una vasta area dove sono presenti numerose cave di tufo abbandonate, dove con la partecipazione di elementi di vertice del clan Polverino-Simioli di Marano di Napoli, eseguivano l’omicidio di Esposito, uccidendolo con alcuni colpi d’arma da fuoco”.

Il cadavere sarebbe stato poi sciolto nell’acido, da parte degli affiliati al clan Polverino-Simioli costola dello storico clan Nuvoletta, utilizzando “le tecniche, evidentemente apprese in precedenza da uomini di Cosa Nostra Palermitana, quando nel 1984, in ausilio a Nuvoletta Lorenzo, deceduto, all’epoca vertice dell’omonimo clan e affiliato a Cosa Nostra, alcuni esponenti siciliani, parteciparono, sia per scelte di strategia mafiosa che come specialisti della tecnica di occultamento dei cadaveri per scioglimento nell’acido, al quintuplice omicidio ai danni di Vittorio e Luigi Vastarella, Gennaro Salvi, Gaetano Di Costanzo e Antonio Mauriello avvenuto a Marano il 19 settembre del 1984”. Per quest’ultimo delitto, inserito nella contrapposizione armata tra le famiglie Gionta-Nuvoletta E Alfieri-Bardellino, nel 2008 veniva condannato in via definitiva, quale mandante, Salvatore Riina.

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