Napule è ‘na carta sporca e nisciuno se ne ‘mporta... Era il 1977 quando Pino Daniele cantava per la prima volta la canzone che sarebbe diventata un pezzo di storia della nostra città e oggi Napoli è ancora quella carta sporca… e nisciuno se ne ‘mporta. Da settimane, la città è invasa dall’immondizia, le campane sono stracolme e i sacchetti si accumulano, dimenticati in ogni angolo della strada. C’è spazzatura ovunque, e non è certo un problema nuovo ai piedi del Vesuvio ma nelle ultime ore la situazione è precipitata anche se c’è chi cerca di tranquillizzare i napoletani che da giorni passeggiano tra i sacchetti di spazzatura. «Non c’è nessuna emergenza rifiuti, si tratta solo di alcune criticità» fa sapere Maria De Marco, presidente Asia (Azienda servizi di igiene ambientale Napoli).

Nessuna emergenza, quindi. Non si raccoglie la spazzatura in città? È colpa del Covid. «In questo momento Asia ha tanto personale fermo perché positivo al Covid o comunque in isolamento fiduciario – spiega De Marco – oltre al fatto che eravamo già in sottorganico. Oggi lavoriamo con 400 operatori in meno». La situazione, secondo Asia, non è paragonabile all’emergenza rifiuti del 2008, perché «pur essendoci dei disservizi e dei ritardi, la raccolta comunque funziona». Il punto centrale, secondo Asia, è che c’è tanta attenzione sulla questione “monnezza” perché a differenza degli altri servizi essenziali che a Napoli non funzionano, i rifiuti si vedono di più…

«Noi spieghiamo che si fermano quasi 400 lavoratori, a questi aggiungiamo quelli che avremmo dovuto assumere e si parla di emergenza – commenta De Marco – poi Trenitalia taglia i treni regionali, Anm ed Eav tagliano le corse perché non hanno autisti, però mentre per i trasporti il cittadino si organizza utilizzando l’auto o il taxi, lo stesso non può fare con i rifiuti e quindi il problema è più visibile. Questa è la differenza». La soluzione? «Insieme con l’amministrazione comunale dobbiamo assumere dipendenti, servono almeno 350 lavoratori. Perché altrimenti noi non riusciamo a garantire il servizio». Colpa dei dipendenti che mancano, insomma. «Il problema non sono i dipendenti, ma è l’organizzazione e il modello della raccolta dei rifiuti che non funzionano come dovrebbe» afferma invece Paolo Bidello, coautore del Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani del 2012.

«Esaminiamo degli aggregati che sono di circa un milione di abitanti, Napoli conta circa 920mila abitanti, un aggregato simile è l’intera provincia Caserta che conta 922mila abitanti. Più o meno questi territori hanno gli stessi abitanti – spiega Bidello – Ebbene, quanti addetti lavorano nel settore de servizi di igiene ambientale?». Asia – secondo quanto ricostruito – ha 2mila dipendenti, Caserta, che abbraccia 104 comuni, ha 1.813 dipendenti e conta a regime di assumermene altri per arrivare a poco più di 2.000. Inoltre bisogna tenere presente che i 2.000 dipendenti dovranno gestire anche gli impianti, perché a Caserta ci sono, mentre Napoli ne è priva. «Sicuramente 400 dipendenti in meno a causa del Covid pesano molto sulla qualità del servizio di raccolta dei rifiuti – ammette Bidello – ma non mi pare che prima della pandemia la città fosse più pulita o senza sacchetti sparsi per tutta Napoli. A questo punto è evidente che il modello è sbagliato e gli strumenti di raccolta pure. E basta guardarsi intorno per capire che questo è un modello medievale che non funziona».

La soluzione? «Guardare come si comportano gli altri Paesi, che effettuano una raccolta domiciliare smart, separano davvero la plastica dall’umido e hanno impianti di smaltimento – conclude Bidello – impianti che in Campania e a Napoli sono ancora pochi e a oggi nessuno si sta impegnando per capire dove e come realizzarli».

Avatar photo

Giornalista napoletana, classe 1992. Affascinata dal potere delle parole ha deciso, non senza incidenti di percorso, che sarebbero diventate il suo lavoro. Segue con interesse i cambiamenti della città e i suoi protagonisti.