Sappiamo tutti che Mario Draghi è una figura molto autorevole, che è arrivato al governo in un momento molto delicato. In molti, ritengono anche che sarebbe stato il miglior Presidente della Repubblica possibile, migliore anche rispetto a Mattarella. Detto questo, Draghi non è un politico, non risponde né ai partiti, né agli elettori, cosa che invece dovrebbe fare un Presidente del Consiglio. Inoltre, da sempre, viene percepito troppo come filoamericano. Ecco emergere, allora, i suoi limiti. Nel contesto attuale della vicenda ucraina, l’Italia dovrebbe avere una posizione più indipendente rispetto agli Usa.

Senza mettere in discussione l’alleanza atlantica, certo, ma senza subalternità. In questi ultimi periodi questa indipendenza non si è vista. I nostri interessi non sono gli stessi rispetto a quelli americani. Con riferimento alla guerra in corso, gli Stati Uniti hanno il desiderio di aumentare la sfera di influenza politica includendo l’Ucraina nella Nato: infatti, si dimostrano tiepidi tutte le volte che si intravede l’opportunità di un immediato cessate il fuoco. Del resto, gli Usa sono ansiosi di celebrare e certificare la debacle militare della Russia.

Senza contare il fatto che l’economia americana si è sempre sostenuta anche con l’industria delle armi e la pace, in quest’ ottica, è nemica degli affari. Draghi non è Craxi che nel 1985 a Sigonella ha avuto la determinazione politica di schierare i Carabinieri contro i soldati americani. Le circostanze erano diverse, indubbiamente, ma fu una straordinaria prova di difesa della nostra sovranità e della nostra indipendenza di giudizio. La mancanza di politica è un nodo che prima o poi arriva al pettine.