Piccoli passi avanti nelle trattative a Istanbul
Erdogan si coccola gli “amici preziosi” Zelensky e Putin, i consigli ad Abramovich (“Non toccate nulla…”): la sintesi del 34esimo giorno di guerra

Non c’è ancora accordo per il cessate il fuoco. Ma dal tavolo di trattativa di Istanbul, padrone di casa un soddisfattissimo Erdogan, è uscito l’annuncio russo di una “riduzione dell’attività militare tra Kiev e Chernihiv”. Riduzione di attività militare nel nord. Non una mezza riga di intesa sul sud est. Né sulle sorti dell’intero Donbass, territorio più grande delle due repubbliche filorusse che Putin s’è già preso. Né su Mariupol di cui Putin chiede la resa, città simbolo della resistenza contro l’invasione russa (ieri è stato lì ferito gravemente il capo ceceno Geremeyev) alla quale Putin non vuol rinunciare e che Zelensky non può cedere dopo i suoi cinquemila morti e l’assedio subìto. Né su Odessa, strategica per il Mar nero e il suo affaccio sulla Moldavia e sull’area filorusso moldava.
La Russia dice di aver ricevuto proposte scritte in cui Kiev offrirebbe la sua neutralità e la denuclearizzazione. Kiev è disposta a rinunciare alla Nato. Ma non all’ingresso in Europa. Aveva destato a inizio giornata un certo entusiasmo il fatto che Mosca evocasse la possibilità di una disponibilità concreta all’accordo. Poi il gelo dei segnali da Washington: “scetticismo sulla serietà” russa. Kiev ha mollato sulla Nato, ma la disponibilità a cedere anche su Crimea e Donbass non sembra poi tanta se il il capo negoziatore ucraino Podolyak ha proposto che lo status di Crimea e Donbass sia oggetto di trattative separate “che dovranno concludersi entro 15 anni”. Eppure Podolyak, che promette continuare i negoziati ma chiede esplicitamente il “coinvolgimento di Paesi garanti” tra i quali l’Italia, assicura che siano stati fatti progressi sufficienti a favorire un incontro tra Putin e Zelensky. Dello stesso tono le dichiarazioni del ministro degli esteri turco: “È stato raggiunto il più significativo progresso nei negoziati in corso” tra Russia e Ucraina”. Ha dato notizia di un nuovo incontro tra i ministri degli esteri di Ucraina e Russia Dmytro Kuleba e Serghei Lavrov, ma non ha specificato una data. Anche il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky ha detto che un incontro fra Putin e Zelensky è possibile ma soltanto dopo che una bozza di trattato sarà raggiunta tra le parti.
I botta e risposta a distanza tra Kiev e Mosca sono stati durissimi ieri. L’aviazione e la difesa aerea ucraine sono state “praticamente distrutte” dalle forze russe, ha dichiarato il ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu. Zelensky: “I russi deportano i civili e violentano le donne”. Il Cremlino nega: “Solo falsità”. Il vice segretario del Tesoro americano Wally Adeyemo, che ha iniziato a Londra un tour di capitali europee, ha detto che gli Stati uniti e i loro alleati occidentali stanno prendendo in considerazione nuove misure contro i settori che riforniscono di armi le forze armate della Russia. Ha parlato anche di un piano per sanzionare istituzioni e individui che aiutano gli oligarchi russi a nascondere i loro beni. Prima che si aprissero il colloqui a Istanbul, Biden aveva ripetuto che Putin è “un dittatore”. Il portavoce russo Dmitry Peskov aveva rilasciato invece in una lunga intervista al network statunitense Pbs, accusando l’Occidente di avere dichiarato, con le sanzioni, una “guerra economica” contro la Russia che deve ora adattarsi a “nuove condizioni”, “sfortunatamente” “piuttosto ostili”. Peskov ha poi affermato che “nessuno in Russia sta prendendo in considerazione l’idea di usare armi nucleari” né ha in programma di attaccare nessun paese della Nato, a meno che non sia “un atto reciproco”.
Erdogan, dal canto suo, ha colto al volo l’occasione del magnifico ruolo che s’è ritagliato come anfitrione dell’unico tavolo di trattativa ufficiale aperto finora e l’ha usata per tentare di accreditarsi come interlocutore internazionale prezioso. Entrambe le parti hanno “legittime preoccupazioni”, ha detto Erdogan definendo Zelensky e Putin suoi “amici preziosi”. “In un momento così critico mi auguro che i nostri incontri e le nostre discussioni siano di buon auspicio per i vostri Paesi, per la nostra regione e per tutta l’umanità”. Anche Roman Abramovich ha assistito al discorso del presidente turco. La giornalista del quotidiano turco Hurriyet Nalan Kocak ha inviato una foto dell’oligarca russo seduto tra funzionari turchi durante il discorso di Erdogan. Nelle immagini si vede Abramovich che non è seduto al tavolo principale delle delegazioni russa e ucraina, ma di lato accanto a Ibrahim Kalin, un portavoce del presidente turco, e indossa cuffie per la traduzione.
Kalin avrebbe aiutato a coordinare gli incontri tra l’oligarca russo e un membro della delegazione ucraina in un hotel di Istanbul. Prima dell’apertura dei colloqui il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, riferendosi al tentativo di avvelenamento di cui sarebbero stati vittime Abramovich e altri negoziatori nei primi giorni di marzo a Kiev, ha detto: “Consiglio a chiunque si trovi a negoziare con la Federazione russa di non mangiare o bere e preferibilmente evitare di toccare qualunque superficie”.
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