L'intervento
Forum affidato a non iscritti porta ad autodistruzione del Pd
Negli scorsi mesi ci siamo battuti per l’autonomia della politica e un’idea malintesa e salvifica di società civile, che tanti danni ha fatto e continua a fare. Riconosco al segretario del Partito Democratico metropolitano, Marco Sarracino, lo sforzo di ritrovare un ruolo per un partito di fatto assente nel dibattito della città fin dalla fondazione, salvo che in momenti come le primarie, poco fortunati. Tuttavia le scelte non mi sembrano coerenti con gli sforzi. Gli stessi limiti che trovo nella candidatura di un Ruotolo e in certe ambiguità di rapporti con de Magistris, si rinviene nell’impostazione della conferenza programmatica dell’11 e 12 luglio, chiamata #ideanapoli. Tale conferenza è preparata da forum tematici coordinati per scelta precisa e rivendicata dalla segreteria da non iscritti al partito quale parte di una «grande campagna di riavvicinamento al mondo dei saperi, del lavoro, della scienza, delle competenze».
È una decisione che non posso condividere e pertanto, tramite i canali partecipativi della militanza, ho provveduto a notificare al segretario metropolitano il mio non impegno nell’evento, pur ritenendo di aver qualche titolo a contribuire a idee, proposte e soluzioni. Vorrei chiarirne le ragioni per un eventuale dibattito più ampio. L’idea che il partito più strutturato del Paese, nella terza città d’Italia scelga non iscritti – esponenti di una società civile quantomeno apartitica – per coordinare il lavoro, tipicamente partitico, di elaborazione di una piattaforma con cui proveremo a tornare alla guida della città («una linea politica chiara e moderna», nelle parole del segretario) mi è estranea. Prescindo dalla qualità dei nomi. È una questione di metodo e di sostanza, che lascia trasparire un’idea della politica e forse anche della selezione della classe dirigente che ritengo discutibile.
Il segretario Sarracino parla di operazione di “rammendo” dei rapporti tra il governo del territorio metropolitano e il tessuto delle professioni. Ma non si fa così. Per tre ragioni. Innanzitutto perchè le professioni esistono eccome nel partito, e semmai bisogna metterle in condizione di dare il meglio. In secondo luogo perchè pur non iscritti i nomi dei coordinatori dei forum sono per lo più tutt’altro che sconosciuti ai parterre della politica, quindi l’operazione appare leggermente ipocrita rispetto alle sue dichiarate premesse. In terzo luogo perchè la distruzione del partito napoletano non è avvenuta ad opera dei militanti, che l’hanno tristemente subita, ma dei dirigenti e pertanto le energie riconosciute socialmente rimaste in tempi così difficili andavano valorizzate, mentre qui vengono considerate in funzione subalterna. È logica delle istituzioni quello della valorizzazione delle forze interne, che non è chiusura corporativa se risponde a un criterio meritocratico. Chiedo al segretario di elevare questo criterio a regola d’azione senza diversivi e scorciatoie.
Il mio apparirà a molti un approccio vetusto, ma a me e a qualcun altro pare invece una elementare questione di dignità verso una comunità – un’istituzione – di cui tanti militanti fanno parte e nella quale non hanno smesso di credere anche nei momenti più bui. Al giorno d’oggi la militanza genera diffidenze (una volta rispetto, se non ammirazione) nei rispettivi ambienti professionali. Lo so bene da professore universitario in un partito che, erede di partiti pieni di intellettuali, oggi ne è alquanto sprovvisto in termini di militanza. Ben vengano le aperture all’esterno e gli apporti degli esterni, meglio se intendono tesserarsi, ma l’idea di ingressi laterali in posizioni di responsabilità senza un giorno di militanza e l’onere – io dico l’onore – di una tessera non mi convince, e spero almeno che non intenda preludere ad una cooptazione di classe dirigente e domani di governo, magari senza tessera, sulla testa della militanza.
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