Salvini ci riprova. Viene a Napoli, presenta due nuovi acquisti di tutto rispetto: il giovane ma ormai esperto Gianpiero Zinzi e l’avvocato, ex assessore, Severino Nappi; si offre ai fan e selfeggia come al solito, e dopo aver speso buona parte della sua conferenza stampa per parlare d’altro, cioè per polemizzare con la ministra Azzolina, finalmente viene al punto. Che è questo: proporsi, al di là del ruolo formale, come il vero antagonista di De Luca. Esattamente come ha fatto in Emilia Romagna, dove si è presentato nelle vesti del vero candidato anti-Bonaccini. Al governatore campano, Salvini ha infatti dedicato quelle due o tre battute pensate apposta per restare sui taccuini digitali dei cronisti. Così, nel signoreggiare al cospetto dei media, rivelandosi più deluchiano dello stesso De Luca.

Proprio questo accostamento, però, e più ancora il proposito di cui sopra, svelano il lato debole dell’iniziativa leghista. L’obiettivo è battere De Luca, quindi costruire un’alternativa al centrosinistra meridionale, o guadagnare un po’ di visibilità dove si presume sia stato più forte il calo nei sondaggi? In Emilia Romagna è andata come è andata: non bene per Lucia Borgonzoni, la candidata leghista di facciata; ma non male per Salvini, almeno in termini di visibilità, visto l’oscuramento post-Papeete che cominciava a creargli più di un problema. Le elezioni in Emilia Romagna le ha comunque vinte Bonaccini. E in Campania? L’impressione, che diventata sempre più forte col passare dei giorni, è che anche qui l’interesse prevalente di Salvini sia quello della coalizione e dunque di vincere le elezioni. Se così non fosse, non avrebbe preso altro tempo sulla questione del nome da proporre come governatore. Invece, ha continuato a distruggere l’esistenza (Stefano Caldoro) senza porsi il problema della prospettiva, magari tratteggiando l’identikit del candidato ideale. “Ne parliamo tra una settimana”, ha detto. Ma sono mesi che questo ritornello risuona.

E intanto sfugge che si va al voto fuori tempo, cioè oltre la scadenza naturale, e ciò nonostante il centrodestra campano continua a mostrarsi diviso e incerto, lasciando sempre più spazio ai Cinquestelle. E se si fosse votato nei tempi previsti? Un ritardo inspiegabile, a meno che non ci sia un secondo fine. Per la Lega potrebbe essere, appunto, approfittare della campagna elettorale unicamente per mettersi in mostra al Sud. In questo caso, più che un proprio candidato forte, che potrebbe oscurarlo, a Salvini potrebbe essere più utile un avversario forte, perché più le luci si accenderanno su quest’ultimo, cioè su De Luca, più ne guadagnerebbe di riflesso il regista fuori campo. Il quale non a caso un giorno parla bene del governatore in carica, dice che gli sta simpatico, e apprezza il modo virile con cui ha “governato” l’emergenza, e il giorno dopo gli spara invece contro.

L’unico modo per fargli male davvero sarebbe fare un passo indietro, proporre un candidato con le spalle larghe condiviso con gli alleati e lasciargli il compito indicare le priorità programmatiche alternative a quelle di De Luca. Magari spiegando anche come conciliare il regionalismo differenziato di Zaia con quello che si ha in mente per la Campania. Ma questo è esattamente ciò che Salvini non fa. Di nomi, in realtà, ne ha fatti tre: quelli di De Mita, Mastella e Pomicino. Ma solo per dire che la vecchia politica sta dall’altra parte “Questi li lascio volentieri a De Luca”, ha detto Salvini. Una battuta ad effetto, appunto. Ma anche un terzo di gaffe, perché Nappi, che era al suo fianco, di Mastella è stato un valente assessore regionale. E anche allora, come oggi, Nappi si vantava, a ragione, di essere un convinto riformista.