Scontro fisico accennato, giorni fa, negli uffici leghisti alla Camera. I testimoni parlano di un confronto assai acceso tra il deputato bergamasco vicino a Giorgetti, Cristian Invernizzi e il bolognese Guglielmo Golinelli, area Borghi: «La dovete smettere con le vostre stronzate anti-vaccini». E Volpi, ex presidente Copasir, attacca il deputato già No euro sullo stesso tema. C’è una Lega di lotta e una di governo, un gruppo parlamentare che innesta le sue dinamiche intorno a Borghi e a Bagnai e uno che guarda ai governatori del Nord-Est, Zaia e Fredriga.

Quest’ultimo è l’alfiere delle misure più forti per il contrasto alla pandemia. Zaia è quello che ieri dichiarava ai giornali che «il governo Draghi è il migliore possibile», e chi ha a cuore il Paese non può «far venire meno il motore di Draghi a Palazzo Chigi». Due Leghe che se le suonano in ogni occasione possibile. Come gli Orazi e i Curiazi, i depuati pro-vax e no-vax rappresentano la punta di un iceberg che frattura trasversalmente tutta l’organizzazione. Scoppia perfino una grana a Sassuolo, dove un consigliere leghista avrebbe voluto finanziare – l’accusa del Pd locale – conferenze No vax nelle scuole. «Come in tutte le buone famiglie occorre avere un confronto interno, sono sempre convinta della forza che ha la Lega». La ministra leghista Stefani getta acqua sul fuoco delle polemiche. «Io sono convinta dell’unità del partito – dice intervistata dall’AdnKronos – la bellezza della Lega è di tenere assieme tanti cavalli di razza, che possono portare avanti il nostro progetto».

Matteo Salvini capisce che è venuto il momento di tornare in campo, dopo un periodo di inusuali cautele. La riabilitazione dell’amico e consigliere più fidato, Luca Morisi, è un balsamo. «Il tempo è galantuomo», dice, per poi sfogarsi: «Sono invece disgustato dal fatto che a settembre, in piena campagna elettorale, giornalisti sinistri e in malafede abbiano dedicato centinaia di pagine e di ore di trasmissioni tivù per gettare fango su un innocente, e oggi che ogni accusa è stata archiviata nessuno di questi “infangatori” di professione abbia chiesto almeno scusa». E poi sulla giustizia, con l’arma dei quesiti in una mano e le leggi di riforma nell’altra: «I referendum sulla Giustizia che gli italiani voteranno in primavera – ha detto ancora Salvini – saranno una rivoluzione, pacifica e necessaria». Ma la rivoluzione necessaria, con tutti i progetti Pnrr avviati solo sulla carta, passa per le norme attuative, per le indispensabili riforme di sistema.

Il codice appalti – a dispetto di tutte le volte in cui Conte e Di Maio hanno fatto la ola per i decreti Semplificazione – è tragicamente rigido. Praticamente inapplicabile. «Sulle Olimpiadi invernali del 2026 e sul Pnrr siamo a carissimo amico, in realtà», ci conferma il deputato leghista – in quota Giorgetti – Edoardo Rixi. «Abbiamo presentato come Lega tutti gli emendamenti possibili. Abbiamo chiesto di agganciare il compenso delle strutture commissariali alla tempistica di realizzazione, tra le altre cose. Perché c’è bisogno di una trasformazione culturale. Al ministero della transizione ecologica – rivela Rixi – non si è ancora insediata la commissione che deve autorizzare l’iter dei progetti». Morale: «Troppe complicazioni creano opere mediocri in tempi biblici. Andando avanti così, si darà una gran testata alla parete. La maggioranza delle opere cantierizzate senza strade, autostrade e infrastrutture è destinata a rimanere lettera morta».

E dunque? «Per mettere mano al codice appalti, dobbiamo contare sui prossimi tre mesi. Smettiamola di interrogarci su cosa deve fare Draghi sul Colle e decidiamo cosa deve diventare il Paese», conclude il genovese Rixi. Nella sua città si è costruito il ponte che fa scuola per le opere urgenti («e quando si è fatto – ricorda – non c’era Draghi»). Tra emendamenti alla manovra e ai decreti attuativi si giocheranno tutte le schermaglie della metà politica di dicembre. Ci torna anche Salvini: «Il vertice di centrodestra sulla manovra? ci sarà. Aspettiamo che vengano confezionati i 6mila emendamenti, che non sono pochi. E poi conto di riuscire ad avere una posizione unica del centrodestra per ottenere in Parlamento ulteriori finanziamenti rispetto a quelli già ottenuti», promette. Gioverebbe anche una posizione unica della Lega sull’emergenza sanitaria.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.