È un racconto dell’orrore quello che appare nel verbale dell’interrogatorio compilati dai carabinieri di Milano Porta Garibaldi di S.J., la 19enne presunta vittima di uno stupro di gruppo avvenuto nella notte tra 16 e 17 luglio 2019 in Sardegna, nella villa del garante del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo.

Come noto ad essere indagati sono il figlio Ciro e i suoi tre amici, Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta. Tutti rischiano il rinvio a giudizio.

I dettagli di quel verbale, col racconto avvenuto nove giorni dopo il presunto stupro e raccolto da due marescialle dei carabinieri, Cristina Solomita e Camilla Ciccaglione, fa emergere un quadro di brutali violenze, negate con forza dai quattro indagati.

LA PRIMA VIOLENZA – Nel verbale pubblicato oggi dal quotidiano La Verità, S.J spiega di trovarsi in Sardegna assieme alla sorella minore e ad una amica e compagna di classe, R. E’ all’entrata del Billionaire, noto locale di Porto Cervo, conoscono Ciro Grillo e i suoi tre amici. Ci siamo seduti a un tavolo riservato dove abbiamo iniziato a consumare bevande alcoliche, c’erano diverse bottiglie sul tavolo di alcolici dalle quali potersi servire liberamente. Ricordo di aver consumato un bicchiere di champagne e una vodka con Redbull. Nel corso della serata siamo stati sempre tutti insieme, abbiamo ballato un po’intorno al tavolo e un po’ nella pista centrale e abbiamo parlato tra di noi”.

Alle cinque del mattino quindi S.J e l’amica seguono il gruppo dei genovesi nella villa per continuare la serata, fare una spaghettata, dormire e ripartire la mattina successiva.

Quando S.J. si trova con una scusa nella stanza con Francesco Corsiglia vi sarebbe stato un primo tentativo di approccio, col giovane che la spinge sul letto ma la 19enne si divincola e se ne va, rifiutando di avere un rapporto orale.

Al termine della spaghettata, durante la quale la 19enne spiega di non aver bevuto né fumato, vi sarebbe stata la prima violenza: mentre R. “diceva di essere stanca e tornava in casa”, è ancora Corsiglia a infilarsi sotto le lenzuola di S.J. “Mi ha preso per i capelli indirizzandomi la testa verso il suo pene, dicendomi cagna apri la bocca e mi chiedeva di fargli sesso orale. Inizialmente ho resistito ma lui continuava a farmi violenza. Io mi dimenavo perché non volevo, ma non riuscivo a contrastarlo completamente perché non mi sentivo bene”, racconta la ragazza. Una violenza che sarebbe continuata, nonostante la ragazza non volesse, ma “non riuscivo a contrastarlo completamente perché non mi sentivo bene”.

Corsiglia avrebbe abusato di lei quindi una seconda volta, poco dopo. “Mi ha spinto sotto la doccia, ha aperto l’acqua, e mi ha spinto con la mano il viso contro la parete. Mi teneva con la mano il collo, tenendomi bloccata di spalle a lui e mi penetrava”. Anche in quell’occasione avrebbe provato a liberarsi dalla presa del ragazzo, senza successo. Finito tutto, S.J. sarebbe rimasta “in bagno da sola, avvolta nell’accappatoio”.

IL RUOLO DELL’AMICA – Dopo essersi ripresa S.J. esce dal bagno e va dall’amica R., che sta dormendo sul divano in salotto, non trovando però supporto. “Mi sono seduta per terra accanto a lei, l’ho svegliata, inizialmente non riuscivo bene a parlare, mi chiedeva che cosa avevo e le dicevo “mi hanno violentata”. R. inizialmente non capiva e glielo ripetevo, poi le chiedevo se potevamo andare a casa. R. si è seduta sul divano e mi ha fatto spallucce; io ho ripetuto di andare via perché stavo male e mi avevano violentata, ma lei non mi diceva nulla. Io l’ho presa e l’ho fatta alzare dal divano e le ho detto di vestirsi per andare via”, racconterà la 19enne ai carabinieri di Milano.

LA VIOLENZA DI GRUPPO – Si fanno le nove del mattino e S.J. vuole andare via dalla villa di Grillo, ma il gruppo le chiede di aspettare che Corsiglia si riprenda dalla sbronza e possa rimettersi alla guida dell’auto. Su uno dei tavoli della casa c’è quindi una bottiglia di vodka che secondo la 19enne “ha un odore strano”. Secondo la sua versione dei fatti Vittorio Lauria l’avrebbe costretta a bere: “Mi afferrava con forza la testa, con una mano mi teneva il collo da dietro e con l’altra mi forzava a berla tutta. Sentivo che mi girava la testa dopo aver bevuto, non ricordo bene”.

Una versione negata dallo stesso giovane, che al contrario ha raccontato che sarebbe stata la stessa S.J. ad aver bevuto il quarto di bottiglia rimasto tutto d’un per sfidare il gruppo. Sopraffatta dall’alcol, la 19enne sarebbe stata quindi spogliata, messo sopra un letto matrimoniale e dato il via ad uno stupro di gruppo.

Stupro che sarebbe stato documentato in parte dai video girati con i telefonini. “Sentivo che si chiamavano per nome tra di loro e si dicevano ‘ora tocca a me, dai spostati’ e sentivo che si davano il cambio. Uno mi tirava i capelli e mi tiravano schiaffi sulle natiche e sulla schiena. Mi girava la testa e continuavo a cadere in avanti. Ho visto nero, da quel momento non ricordo più nulla, ho perso conoscenza”, è la sequenza raccontata da S.J.

LA FINE DELL’INCUBO – La presunta vittima dello stupro si riprende solamente intorno alle 14:45, quando l’amica R. entra nella stanza e la sveglia. “Ricordo l’ora perché alle 15 avevo lezione di kite […]. R. mi chiedeva come stavo, ma non riuscivo neanche a rispondere e continuavo a cercare le mie cose per la casa. […] Poi R. voleva andare a salutare i ragazzi prima di andare via, quindi siamo entrate nell’altra camera matrimoniale e ho visto che erano tutti lì. Non ho detto nulla quando li ho visti, non riuscivo neanche a parlare e loro vedendomi hanno distolto lo sguardo. Io e R. siamo riuscite ad andare via mentre loro sono rimasti a casa”, è il racconto messo a verbale dai carabinieri.

Le due ragazze decidono di prendere un taxi per tornare all’alloggio. Nel tragitto rimangono mute, non parleranno della violenza. Alcuni giorni dopo la ragazza racconta ad una amica di Milano del presunto stupro, quindi alla madre: “Ho un rapporto di confidenza con lei, le racconto tutto. Quella sera mi ha visto giù di morale e mi ha chiesto come stavo. Per cui le ho confidato che avevo tante cose per la testa e le ho detto che c’erano tanti pettegolezzi in giro sul mio conto che mi mettevano in cattiva luce e da qui le ho raccontato anche quanto accaduto il 16 luglio”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.