È inarrestabile il presidente della regione Vincenzo De Luca. Scatenato nella consueta diretta Facebook ne aveva per tutti. Nel frattempo, poche ore dopo il discorso del governatore ai cittadini, il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un’ordinanza che, dopo mesi, riporta la Campania in zona gialla. De Luca ha fatto la voce grossa e il primo bersaglio della sua ira è stato, come da previsione, il premier Mario Draghi, colpevole di aver impugnato l’ordinanza firmata dal governatore in materia di chiusura delle scuole e di non aver fatto nulla in questi mesi da presidente.

Se restituire all’Italia un minimo di credibilità di fronte all’Europa è niente, va bene. «Ci siamo trovati di fronte una posizione incomprensibile e offensiva del governo nazionale rispetto alla Regione Campania. Il Governo ha impugnato l’ordinanza della Regione Campania sulle scuole alle 22.15 di domenica sera, le scuole si aprivano il lunedì – ha sottolineato De Luca – In Campania sono 111 i comuni dove non si sono aperte le scuole di fronte a ordinanze di chiusura totale il Governo non ha fatto nulla. Noi volevamo solo prendere due settimane di pausa per far passare il picco dei contagi. Perché lo ha fatto? Per un’operazione propagandistica, per dire nella conferenza stampa del lunedì successivo che in Italia va tutto bene». La rabbia: «Sono un pacifico guerriero ma pretendo lo stesso rispetto e non ho voglia di farmi prendere per i fondelli da nessuno».

Poi l’affondo: «È bene fare un bagno di umiltà e atterrare sulla realtà vera – ha detto – basta propaganda». La sensazione è che sia diventata più una faccenda tutta personale che pubblica, e che il governatore si sia sentito colpito nell’orgoglio e che più che difendere la Campania, stia difendendo sé stesso. Senz’altro poi questo attacco frontale e continuativo nei confronti ora del Governo, ora del generale Figliuolo serve a distogliere un po’ l’attenzione dalla gestione del Covid in Campania, che di fatto è andata a rotoli. Nessun tracciamento, dati confusi e Asl e medicina territoriale al collasso, oberati di lavoro e senza personale. Ancora una volta, poi, dopo aver descritto le misure del Governo come inopportune e spesso demenziali: «Scelta quella di chiudere le discoteche ma avere stadi aperti e movida fuori controllo – ha commentato De Luca – Misure cervellotiche e ingestibili per le quarantene. E non abbiamo tenuto conto di alcune contraddizioni che fanno capo al governo e lo dico a Draghi. Mentre tenevamo chiuse le discoteche, erano aperti stadi, teatri e cinema e nulla per contenere movida».

De Luca ha sottolineato nuovamente che sarebbe bene adottare una linea più dura e una maggiore severità nei confronti di migliaia di ragazzi fuori controllo, gli stessi che alimenterebbero la movida, tarlo ormai constante di De Luca dall’inizio della pandemia. «Sarebbe stato davvero tanto grave decidere che dopo mezzanotte si chiude? Un piccolo sacrifico per commercio ma grande aiuto per contenimento contagio. Tante piccole decisioni avrebbero ridotto del 40 per cento la diffusione. Se non si fa nulla è evidente che si arriva qui. Dopo mesi di auto esaltazione, siamo tornati come la Francia». Poi l’immancabile ironia condita al veleno: «Non mi piace un governo che si presenta col volto dei monaci trappisti – ha detto De Luca – da Roma non sono in grado di garantire nulla, ve lo metto per iscritto» dice rivolgendosi ai cittadini campani.

Ma parole al veleno non vengono risparmiate anche per Patrizio Bianchi, il ministro dell’Istruzione da tempo nel mirino del numero uno di Palazzo Santa Lucia. «Lo dico al ministro dell’Istruzione che ha ritenuto eccessiva l’espressione ‘utilizzate i bambini come cavie’. Dice giustamente che bisogna misurare le parole e io ancora più giustamente dico che bisogna misurare più che le parole i comportamenti». È un De Luca contro tutti quello che vediamo negli ultimi mesi, ma forse anni, e ci si chiede quanto questi continui contrasti prima con l’ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris, poi con il generale Figliuolo, e ora con il presidente del Consiglio Mario Draghi, facciano bene in un momento di emergenza sanitaria e di confusione generale. Confusione che ha travolto in primis la Campania.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.