L’Italia dei porti dovrebbe subire, da oggi al 2027, un grande straordinario cambiamento per garantire un balzo in avanti del PIL del nostro Paese che impegna nella logistica ben 14 punti percentuali. Almeno queste sono le aspettative alla luce delle ingenti risorse che il sia Governo che l’Europa hanno messo in campo per potenziare i 15 porti “core”, accompagnando i finanziamenti anche con misure di semplificazione delle procedure, la cui efficacia sarà tutta da verificare.

Sono già trascorsi dieci mesi dal decreto 330 dell’agosto 2021 con cui il Ministro dei Trasporti Enrico Giovannini ha assegnato i finanziamenti Pnrr ai porti italiani e, soprattutto, ha definito uno stringente calendario operativo. Aumenta l’ansia da prestazione per garantire la contrattualizzazione degli appalti entro dicembre 2023 e l’ultimazione dei lavori entro dicembre 2026. Tempi ristrettissimi se si pensa che alla base ci devono essere progetti di qualità, dotati di tutte le autorizzazioni e con importi adeguati a un mercato in continuo rialzo. In questo scenario si contrappongono le diverse modalità operative delle Autorità di Sistema portuale, molte delle quali lamentano la mancanza di quei poteri straordinari che invece sono stati riconosciuti ai porti di Genova, Livorno e Palermo per l’esecuzione di cd “opere strategiche”. Ma, a ben guardare, tutte le opere del “piano porti” sono strategiche per il nostro Paese.

Qui in Campania, tra Napoli e Salerno, il Pnrr destina circa 440 milioni di euro sui porti; una disponibilità che si amplia a circa 900 milioni sommando gli altri finanziamenti già disponibili. La Port Autority campana viene chiamata dunque a compiere uno sforzo gigantesco che si sovrappone a quello di una faticosissima gestione ordinaria per sviluppare nel prossimo quadriennio investimenti almeno otto volte superiori a quelli registrati negli ultimi dieci anni. Ma con quali modalità? Ed è qui che nasce il confronto con il cosiddetto “modello Genova” coniato per una Città che, dopo il crollo del ponte Morandi, gioca le proprie carte con straordinari poteri commissariali in parte conferiti al presidente della Port Autority Signorini, e in parte al sindaco Bucci recentemente riconfermato. E i modelli di gestione sono profondamente diversi.

Il porto di Genova ha un programma straordinario di circa 2,1 miliardi di investimenti e ricorre a mega appalti sulla base di confronti competitivi, una modalità testata con il ponte di Genova e che oggi vede la competizione di due sole cordate convocate per la costruzione della nuova diga foranea, un’opera da un miliardo di euro. Eppure per questo mega appalto la Port Autority ligure ha aperto una trattativa con due sole grandi cordate ponendo a confronto requisiti tecnici, esperienze maturate sul campo e soprattutto capacità finanziaria, assegnando solo dieci giorni per definire le offerte. Da un lato, la cordata che esprime un valore di circa 6,5 miliardi di euro di fatturato aggregato guidata da WEBUILD (la più grande impresa italiana nel settore stradale e ferroviario con 6,5 miliardi di euro di fatturato) accompagnata da Fincosit, Fincantieri Infrastrutture Opere Marittime e Sidra; dall’altra la cordata che esprime un fatturato aggregato di oltre 11 miliardi di euro composta dal Consorzio ETEREA (Vianini, Itinera e Icop, per un valore di 2,5 miliardi di euro), dal gigante spagnolo ACCIONA (8,5 miliardi di fatturato proprietario dei più grandi impianti al mondo per la costruzione di cassoni) e dalla campana RCM Costruzioni, prima società italiana nel settore delle infrastrutture portuali.

Ebbene, mentre il porto di Genova si prepara ad affrontare il più grande appalto di infrastrutture marittime del programma Pnrr, come si muoverà la port autority campana? O meglio, quali efficaci strumenti avrà per affrontare la sfida del Pnrr? A ben vedere le attuali norme non favoriscono i porti di Napoli e Salerno come i tanti altri porti ove non sono previsti poteri straordinari commissariali. Se le regole restano quelle “ordinarie” del codice degli appalti il confronto con le performance di Genova sarà improponibile ed è per questo che occorre una seria riflessione a livello nazionale.

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Classe 1969, napoletana, già segretario generale della Cisl Campania.