Non c’è due senza tre a via Arenula. Dopo le dimissioni del capo dell’Ispettorato Andrea Nocera, indagato per corruzione, quelle del capo del Dap Francesco Basentini, travolto per la (non) gestione delle carceri durante emergenza Covid-19, ecco il turno di quelle del capo di gabinetto Fulvio Baldi. La pubblicazione questa settimana sul Fatto Quotidiano dei suoi colloqui con Luca Palamara, contenuti nel fascicolo della Procura di Perugia che lo scorso anno terremotò il Csm, è stata fatale all’ormai ex uomo di fiducia di Alfonso Bonafede.

“Fulvietto”, come lo chiama Palamara, più che un capo di gabinetto di un ministro, leggendo le trascrizioni delle conversazioni, sembra il capo dell’ufficio di collocamento magistrati. Palamara, già ras indiscusso di Unicost, la stessa corrente di Baldi, nell’estate del 2018 ha un problema: piazzare “fuori ruolo” due magistrate. Si tratta di Katia Marino, sostituto procuratore a Modena, e Francesca Russo, giudice del Tribunale di Roma. Baldi è pronto ad esaudire i desiderata di Palamara ma ha finito i posti al gabinetto del Ministero. Si rivolge al collega Mauro Vitiello, capo del Legislativo, ufficio dove i posti ci sono ancora. Vitiello, però, è di Magistratura democratica, la corrente di sinistra, e si mette di traverso.

Palamara non si perde d’animo e cerca una sponda con Nicola Clivio, suo collega al Csm in quota Md, ma senza successo. L’exit strategy, per non fare brutta figura, pare essere il Dag, il Dipartimento degli Affari di Giustizia (all’interno del quale c’è la direzione che Bonafede voleva dare in quelle settimane a Nino Di Matteo, ndr), presidiato da Maria Casola, altra esponente di punta di Unicost. Palamara è dubbioso sulla soluzione proposta da Baldi e quindi chiede: «Se la prende lei o no?». Baldi replica: «Eh beh ma la Casola è nostra ragazzi, gliela indichiamo noi che cazzo, e allora che cazzo piazziamo a fare i nostri?». Passando i giorni senza che situazione si sblocchi, ecco spuntare dal cilindro di Baldi l’Ufficio contenzioso del Ministero degli esteri. A differenza degli incarichi a via Arenula questo posto non ha indennità economiche aggiuntive. E poi c’è il problema della lingua inglese che il giudice Russo non conosce. L’esplosione del caso Palamara qualche mese più tardi interrompe l’attività dell’ufficio di “collocamento” e le due magistrate restano al loro posto.

Sul fronte del Csm, invece, altre intercettazioni riportate dal quotidiano La Verità, molto attivo in questa fase insieme al Fatto (nel silenzio, invece, del Corriere, Repubblica e Messaggero, i giornali che lo scorso anno pubblicarono le intercettazioni che costrinsero alle dimissioni cinque consiglieri, cambiando gli equilibri al Csm e stoppando la corsa di Marcello Viola alla Procura di Roma), hanno svelato ieri il ruolo di Md, la corrente del molto attivo presidente dell’Anm Luca Poniz, nella spartizione degli incarichi. Attività che si pensava fosse esclusivo appannaggio del duo Palamara-Cosimo Ferri. Dai colloqui con Massimiliano Fracassi, nella scorsa consiliatura capo delegazione delle toghe di sinistra a Palazzo dei Marescialli, si discute della nomina del vice segretario generale del Csm.  Nella scelta sembra si sia intromesso Stefano Erbani, esponente di Md distaccato al Quirinale. «L’uomo è pericoloso, fidati», dice allora Fracassi a Palamara.

L’incarico andrà poi a Gabriele Fiorentino, componente del comitato esecutivo di Md. Palamara, comunque, ha un rapporto di ferro con David Ermini (Pd) da lui imposto alla vicepresidenza del Csm. I due si sentono spessissimo. Il giorno dell’elezione Palamara gli scrive due messaggi: “Godo!!!” e “Insieme a te!!!”. Ermini ha in grande considerazione Palamara al punto che, bypassando gli Uffici relazioni esterne del Csm, gli chiede la cortesia di scrivere gli interventi che deve pronunciare ai convegni. In attesa della probabile pubblicazione di ulteriori intercettazioni, alcuni aspetti non tornano. Il primo è come mai il livello di fiducia dei cittadini italiani nella magistratura sia ancora attestato su un elevato 36%. Il secondo riguarda i laici del Csm, stimati professori universitari e avvocati, che continuano ad entrare a Palazzo dei Marescialli senza provare alcun disagio.