«L’industria del Sud presenta sicuramente molte fragilità ma anche molte eccellenze. Servono politiche che incentivino e non penalizzino fiscalmente gli imprenditori e, soprattutto, bisogna pensare in grande, realizzare progetti d’ampio respiro. Il prossimo sindaco? Provveda all’efficientamento della macchina comunale»: la presidente del gruppo Piccola Industria dell’Unione Industriali di Napoli offre al Riformista la propria visione della città e del futuro dell’economia.

Presidente, qual è lo stato di salute delle piccole e medie industrie campane?
«Il recente Rapporto Pmi 2021, curato da Confindustria e Cerved, segnala tra l’altro come, sia in Campania che nel dato medio meridionale, la riduzione degli organici nel settore privato rispetto al 2019 risulti già ora dell’8,4%, superiore all’8,2% della media nazionale. Ciò malgrado il calo del fatturato sia stato in percentuale minore: -9,4% invece che -10,6%. La struttura produttiva in Campania e nel Sud è più fragile, anche per la miopia di politiche economiche nazionali che nei decenni scorsi hanno penalizzato il Meridione aggravando, ad esempio, il gap di infrastrutture e servizi rispetto al resto del Paese».

Lei ha deciso di rimanere qui, come mai?
«Sono combattiva per natura, ma non è solo questo. Sento la responsabilità di far parte di un’impresa dinamica e di un sistema confindustriale pronto a svolgere un ruolo decisivo per lo sviluppo del territorio. Sono convinta che vi siano le potenzialità perché a Napoli e in Campania si avvii il rilancio dell’economia dell’intero Meridione in una logica di sviluppo complessivo del Paese».

Quali sono le potenzialità del nostro territorio e quali le strategie da mettere in campo?
«Abbiamo eccellenze produttive in diversi settori merceologici, dall’aerospazio al packaging, dall’alimentare alla moda, dal chimico-farmaceutico alla costruzione e manutenzione di mezzi di trasporto, fino all’Itc. Vi sono giovani preparati, spesso alla guida di startup e pmi innovative. C’è un’industria della cultura che sta definitivamente decollando, anche grazie a talenti che s’impongono su scala nazionale e internazionale. La tragedia del Covid ha inoltre prodotto un riposizionamento strategico dell’Unione europea. Ciò consentirà finalmente una ripresa di investimenti in conto capitale che, accompagnati da riforme fondamentali, potranno almeno in parte colmare il divario Nord-Sud».

La sua azienda opera nella cantieristica navale, in che modo andrebbe valorizzato il settore?
«Innanzitutto con politiche che incentivino e non penalizzino fiscalmente il settore, come è purtroppo capitato negli ultimi anni. Istituzioni locali e Autorità di sistema portuale devono inoltre essere sempre più sinergiche e sburocratizzate nei rapporti con le aziende, non solo del mio settore. La disponibilità di spazi per espandere uno stabilimento produttivo, la celerità nel ricevere una risposta da un’amministrazione, fosse pure negativa, sono elementi decisivi per rendere più agibile l’attività di un’impresa e più attrattivo un territorio».

Da un punto di vista culturale, invece, crede che oggi ci sia discriminazione verso le donne che vogliono ambire a ruoli manageriali?
«Purtroppo c’è ancora tanto cammino da fare, sia per superare le disparità che impediscono o rallentano la nomina di donne ai vertici di un’azienda, sia per superare le differenze retributive spesso presenti con gli uomini a parità di mansioni. È la cultura che va cambiata. Non bastano normative pur utili, come l’introduzione delle quote rosa anche nei cda. Dobbiamo partire dalla formazione, da una nuova cultura di genere, da diffondere fin dalla scuola dell’infanzia».

Ora Napoli si prepara a eleggere il nuovo sindaco, tra i candidati c’è qualcuno che le piacerebbe vedere alla guida della città?
«Noi imprenditori, a maggior ragione se ricopriamo ruoli di vertice in campo associativo, dobbiamo prescindere da ideologie e logiche di partito, guardare ai programmi e alle azioni concrete di chi ci amministra o si candida a farlo. Valuteremo i candidati alla guida di Palazzo San Giacomo sotto questo angolo visuale, quello dei fatti, confrontandoci con le loro idee e i loro programmi».

Quali dovranno essere le priorità del nuovo sindaco per rilanciare l’economia e l’industria?
«Anche la macchina comunale è a suo modo un’azienda. La prima cosa che chiediamo al nuovo sindaco è un efficientamento dell’amministrazione così come delle aziende municipalizzate. Ne deriveranno indirettamente benefici anche per gli operatori economici. Serve inoltre una grande capacità di dialogo con altre istituzioni e con le forze economiche e sociali per riattivare grandi programmi di riconversione territoriale da decenni irrealizzati e che potrebbero dare un grande impulso all’economia».

Con il Recovery, invece, quali progetti dovranno essere realizzati per Napoli?
«Dobbiamo abituarci a ragionare su progettualità di grande respiro, come il completamento dell’Alta Velocità ferroviaria o il decollo delle Zone economiche speciali. Si traducono in maggiore “connessione” tra Napoli, il Sud e l’Italia intera. Incremento dei traffici, riduzione dei costi, innovazione tecnologica, insieme a una migliore e più qualificata dotazione infrastrutturale, potranno fare di Napoli un effettivo polo del Mediterraneo, baricentrico tra Paesi della sponda Sud del Mare Nostrum e Nord Europa».

Quali prospettive vede per l’industria nei prossimi anni?
«La nuova manifattura 4.0 può recuperare al Paese un nuovo motore produttivo meridionale e consentirci di superare gradualmente problemi annosi come l’anomalo debito pubblico. Ci troviamo di fronte a un bivio: o investiamo con rigore ed efficacia le risorse aggiuntive o rischiamo un clamoroso default. Mi auguro che la guida di un premier come Mario Draghi e l’ampia coalizione che lo sostiene possano consentirci di imboccare la strada giusta. Vorrebbe dire più industria tecnologicamente avanzata, quindi più ricerca e innovazione, più formazione qualificata per un nuovo modello di sviluppo sostenibile, vincendo la sfida della transizione digitale ed ecologica dettata dalla nuova Europa di Ursula von der Leyen».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.