L’Ucraina dovrebbe rinunciare ai territori già occupati dalle forze armate russe, in particolare la Crimea annessa con un referendum illegale nel 2014 e il Donbass, per raggiungere la pace con Mosca. A dirlo non è qualche ‘pericoloso turbo-pacificista’ ma un esperto vero di relazioni internazionali: il 98enne ex segretario di Stato americano Henry Kissinger.

Intervenuto al World Economic Forum di Davos, l’ex ‘ministro degli Esteri’ americano di Richard Nixon e Gerald Ford tra il 1969 e il 1977, vincitore del Nobel per la pace nel 1973, ha fatto appello all’Occidente ricordando come le forze straniere che appoggiano il governo di Kiev non dovrebbero cercare di infliggere una sconfitta alla Russia.

La ricetta di Kissinger, in un discorso citato da diversi media internazionali, è chiara: “Avviare negoziati prima che si creino rivolte e tensioni che non sarà facile superare”. Kissinger ha aggiunto che, “idealmente, il punto di caduta dovrebbe essere un ritorno allo status quo” precedente l’invasione russa nel Paese. “Continuare la guerra oltre quel punto non riguarderebbe più la libertà dell’Ucraina, ma una nuova guerra contro la stessa Russia“, ha aggiunto il 98enne politico e diplomatico americano.

Kissinger che dunque fornisce una risposta contraria a quella di Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino che sempre a Davos aveva lanciato l’allarme sulla necessità di fermare Putin per il rischio che la forza bruta russa possa prendere il sopravvento anche in altri Paesi.

Secondo l’ex segretario di Stato americano dimenticare la posizione di forza che la Russia occupa nel Vecchio continente da secoli sarebbe “un errore fatale” e gli europei non possono perdere i rapporti con Mosca, visto i legami sempre più forti tra questa e la Cina comunista di Xi Jinping.

La ‘profezia’ del 2014

Parole che fanno tornare in mente l’ormai nota ‘profezia’ di Kissinger sull’Ucraina, un articolo scritto nel lontano marzo 2014 sul Washington Post per commentare la rivoluzione di Euromaidan. In “To settle the Ukraine crisis, start at the end”, ovvero “Per risolvere la crisi ucraina, si cominci dalla fine”, Kissinger puntava ad una Ucraina associata all’Europa ma non all’interno della Nato, una “finlandizzazione” di Kiev.

Kissinger evocava infatti per Kiev “una posizione paragonabile a quella della Finlandia” a livello internazionale, posizione che per Helsinki è cambiata proprio nei giorni scorsi, con la storica decisione di chiedere l’adesione alla Nato proprio in risposta all’invasione russa dell’Ucraina.

Tra le affermazioni chiave dell’ex premio Nobel, due ancora oggi sono attualissime: “La Russia non sarebbe in grado di imporre una soluzione militare senza isolarsi” e “per l’Occidente, la demonizzazione di Vladimir Putin non è una politica; è un alibi per l’assenza di una politica”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia