Qual è l’obiettivo: proseguire la guerra o concludere la guerra? La domanda essenziale è questa. Il resto è chiacchiera. Ogni gesto politico, ogni dichiarazione, ogni polemica, ogni atto – dei leader, dei governanti e degli opinionisti – può essere finalizzato solo a una di queste due scelte. Non sarà il destino a stabilire la durata della guerra ma saranno le decisioni e le iniziative degli uomini e degli Stati. Gli ultimi giorni e le ultime ore ci dicono che gli avvenimenti e le scelte prevalenti pesano, sul piatto della bilancia, a favore della guerra. Le voci della pace sono ormai finite sottoterra. L’unica, flebile, che non accetta il silenzio, è quella di Bergoglio, ma viene nascosta, o silenziata, o censurata, o distorta da un sistema di informazione formidabile, guidato con polso fermo, è compattamente schierato contro l’idea che le voci pacifiste possano essere qualcosa di diverso dall’espressione o di infami putiniani, o di miseri idioti, intontiti dalla propaganda nonviolenta e irrealistica.

Quali sono gli avvenimenti? Essenzialmente due. Il primo è la notizia che gli americani sono pronti a inviare carri armati agli Ucraini. Cioè hanno deciso l’escalation militare. La seconda è la spaventosa strage di Bucha – della quale sappiamo ancora pochissimo ma sappiamo che c’è stata – e sono le reazioni internazionali alla strage di Bucha. Che spingono, anche quelle, in una sola direzione: l’aumento dell’intensità della guerra, la sospensione di ogni iniziativa di pace, la realizzazione di un contesto di opinione pubblica nel quale trattare con Putin diventi impossibile. Tutto questo succede per caso, o ci sono dei disegni, o degli interessi, o delle opzioni politiche che spingono contro la prospettiva della pace? Io non credo che succeda per caso. E’ chiaro che non esiste un piano organico che stabilisce tutte le tappe e gli atti dell’escalation. Esiste però una scelta che punta verso la escalation. E questa scelta è sia da parte dei russi, che evidentemente non hanno mai pensato alla guerra lampo e non intendono in nessun modo allentare la tensione e la furia della guerra; sia da parte anglo-americana.

Pongo questa semplice domanda: avete sentito in questi quaranta giorni una parola che venisse da Washington a favore di una ipotesi di negoziato? Avete intravisto nelle molteplici dichiarazioni di Biden una spinta pacifica? Capisco la risposta, che potrebbe riassumersi in un’altra domanda: forse hai avuto l’impressione che invece da parte di Putin ci fosse un interesse per la pace? Naturalmente la risposta è no. E la strage di Bucha va esattamente nella direzione opposta alla possibilità di un armistizio. Se i russi hanno programmato questa strage, o comunque se l’hanno eseguita, senza peraltro neppure provare ad occultarla (come, in fondo, avrebbero potuto fare) è solo per questa ragione: alzare la tensione e boicottare i negoziati. E il fatto che la reazione dell’Occidente – diciamo soprattutto dell’America e della Gran Bretagna – sia stata immediatamente rivolta alla richiesta di alzare il livello delle ostilità, dimostra esattamente che la situazione è questa: c’è un convergere folle di due folli interessi opposti.
E di conseguenza le possibilità di una guerra breve si allontana sempre di più. Chi paga per queste reciproco mostrar dei denti?

Innanzitutto l’Ucraina, è evidente. Che sta versando litri di sangue pur avendo dinnanzi a se, comunque, una prospettiva di morte e di sconfitta. E poi l’Europa. Destabilizzata, stravolta dalle frustate belliche, consapevole della durezza della crisi economica e anche della crisi politica che nei prossimi mesi esploderà in modo devastante. L’Europa, se la guerra proseguirà per mesi, o addirittura per anni, non ha nessuna possibilità di resistere. Il sogno svanisce. Il miracolo immaginato 80 anni fa dal prigioniero Altiero Spinelli, avviato più di 70 anni fa da grandi statisti, come Adenauer, De Gasperi, Shuman, e poi proseguito da altri giganti, come De Gaulle, Brandt, Moro, Mitterrand, si accartoccia e muore. Ucciso dalla crisi economia e dalla incapacità politica. E le conseguenze della fine dell’Europa saranno enormi sia per gli assetti del mondo, sia per lo sviluppo della civiltà. Un mondo senza la forza dell’Europa cristiana liberale e socialista, è un mondo molto peggiore di quello precedente. A qualcuno conviene la fine dell’Europa? A nessuna persona saggia, ma conviene ai gruppi che oggi comandano negli Stati Uniti e in Russia. E’ paradossale ma è così. Stati Uniti e Russia, e forse anche Cina, hanno il supremo interesse a vedere l’Europa scomparire.

Possibile che le classi dirigenti europee non sappiano reagire? Non sappiano difendersi? Non capiscono che la trattativa e la pace sono l’unica speranza per l’Ucraina e per la stessa Europa? Hanno assistito impassibili alla Brexit – che rientra nel disegno antieuropeo – hanno assistito ai fendenti dei sovranisti, e ora balbettano di fronte alla tragedia della guerra, accodati agli americani, e lasciando a Erdogan o a Bennet le uniche iniziative di pace. Ignorano e sbeffeggiano le grida del papa, che invece sarebbe il loro alleato più prezioso. Abdicano al loro ruolo e assistono alla propria agonia. E’ questa la cosa più irragionevole che si sia mai vista nella nostra storia. Eppure, anche qui da noi, non si sente un fiato contro la nuova armata, che ha arruolato intellettuali, politici, giornali, lobby, poteri vari. E così la parola d’ordine che trionfa è quella che abbiamo scritto nel titolo di prima pagina. Bucha è stata una strage orrida, vendichiamola preparando altre stragi.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.